l’ultimo film di Paolo Genovese The Place ci attende in sala per il solito appuntamento del giovedì, serata di cineforum, il pubblico è folto, l’aspettativa è smisurata, il paragone con il successo precedente Perfetti sconosciuti è inevitabile, siamo tutti pronti a confrontarli, mi sembra già di udire le frasi di rito, una dietro l’altra, eppure sappiamo bene che ogni pellicola è un’entità a sé stante
io mi fido di Genovese, è un regista maturo e profondo, così mi predispongo ad accogliere questa sua nuova produzione con freschezza
la mia vicina mi ricorda che The Place è basato sulla serie televisiva americana The Booth at the End andata in onda nel 2010 in America del Nord, sicuramente Genovese ne è rimasto affascinato e ha voluto farla conoscere al pubblico italiano attraverso la sua trasposizione in versione cinematografica
grazie per la premura
il film ha inizio e fin da subito capiamo che anche in questo film Genovese trivella l’anima dei personaggi e noi lo seguiamo nel vortice guidati dalla sua regia esemplare e da un cast stellare
fosse anche solo per le interpretazioni magistrali degli attori in scena mai mi perderei questa sua nuova opera cinematografica: il già citato protagonista Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Silvia D’Amico, Alessandro Borghi, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni e Silvio Muccino
una grande famiglia di eccellenze
l’ambientazione è semplice per un assetto complesso, siamo in un bar/ristorante di una città senza nome dove il protagonista, interpretato dall’impareggiabile Valerio Mastandrea, è un uomo misterioso seduto sempre allo stesso posto, in un angolo del locale, con un quaderno in mano su cui prende appunti, cancella frasi, scarabocchia, modificando una trama predefinita, almeno così pare
la situazione è surreale
ne siamo tutti incuriositi e nelle nostre menti si materializzano le ipotesi più disparate cercando di dare un’identità all’uomo dell’arcano, che sia il diavolo, la nostra coscienza, il nostro io o super io, la pellicola scorre con impeto, i racconti si susseguono a raffica e ci conducono in ambiti diversi che spesso si intrecciano, un piacere per l’intelligenza e per chi ama le coincidenze, che sia tutto veramente prestabilito, il dubbio è acceso, siamo tutti rapiti dalle vicende, ma di sottofondo un tarlo nella mente mi tormenta distraendomi a tratti, seppur brevi, dalla trama
chi sarà mai in realtà questo individuo inquietante che tiene le redini del gioco
l’uomo del mistero può esaudire qualsiasi desiderio in cambio di un’azione buona o malvagia da eseguire e la folla accorre in massa a lui aggrappandosi alle sue parole che sgorgano da quella bocca saccente e chiede chiede, e noi, tesi come corde di violino, ci inglobiamo alle vicende increduli
un’intuizione agghiacciante si fa varco tra i miei dubbi, mi sorprende, la caccio impaurita, ma lei ritorna, passa all’attacco e mi atterrisce, temo di aver capito chi sia veramente, sbarro gli occhi, sorrido, eh sì, è così, mi guardo intorno e vedo un pubblico consapevole
Genovese
ancora una volta ci metti con le spalle al muro
chapeau
Elisa Bollazzi
ndr il film The Place uscirà in DVD e blu-ray il 28 febbraio, su Amazon.it si può già prenotare
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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