Downsizing – Vivere alla grande: ok rimpicciolire tutto, ma la sceneggiatura no!

Recensione di Downsizing – Vivere alla grande, il nuovo film con Matt Damon al cinema dal 25 gennaio 2018.

la locandina italiana del film Downsizing

LA TRAMA [no spoiler]

Paul (Matt Damon) e Audrey Safranek (Kristin Wiig) sono una giovane coppia americana. Conducono una vita ordinaria e, come molti di noi, devono fare i conti con le bollette a fine mese. Il giorno in cui un gruppo di scienziati norvegesi annuncia di aver trovato un rimedio alla sovrappopolazione, che sta mettendo seriamente in pericolo il futuro dell’ecosistema, Paul e Audrey iniziano ad accarezzare l’idea di una vita migliore, in un luogo in cui la crisi economica e le altre difficoltà quotidiane non esistono. Il prezzo da pagare è piuttosto alto o, meglio, si deve essere disposti a rinunciare alla propria… altezza! L’incredibile soluzione finale prevede, infatti, la miniaturizzazione degli esseri umani.

Esatto, passando da un media di 1,80 m a 12 cm di altezza gli uomini occuperebbero cosi poco spazio (e produrrebbero così poca immondizia) da permettere alla Terra di ritrovare l’equilibrio perduto. Una scoperta tanto geniale quanto – ahinoi – irreversibile. Quando Paul e Audrey decidono di fare il salto in questa nuova dimensione, non sanno però che dovranno fare i conti con una lunga serie di personaggi e di sorprese.

Una scena del film Downsizing – Photo: courtesy of 20th Century Fox

SOGNI E REALTÀ

Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, afferma un proverbio e mai saggezza popolare poteva calzare meglio a Downsizing, il nuovo film scritto e diretto da Alexander Payne (il papà di quel gioiellino di Nebraska), presentato in anteprima all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Dalla Laguna ne è uscito contuso ma, si sa, il popolo festivaliero è esigente ed è prevenuto nei confronti di prodotti ricolmi di stelle hollywoodiane (nel cast, oltre a Damon e alla Wiig, figurano Christoph Waltz, Jason Sudeikis, Laura Dern e Udo Kier). Eravamo quindi convinti che il chiacchiericcio di corridoio fosse condito da una buona dose di esagerazione. Invece, ci sbagliavamo. Il divario tra quanto sognato, dall’autore, e quanto ottenuto dallo spettatore, è incommensurabile!

Trama, dialoghi, sotto-testo, registro e, già che ci siamo, pure il montaggio (la pellicola ha una durata di 140 interminabili minuti), hanno attentato alla salute del nostro sistema psicofisico.
Non immediatamente. I primi passi di Downsizing, e la bella sinossi lasciavano, infatti, supporre una risata intelligente, provocata dall’esaltazione dei difetti che contraddistinguono l’homo pseudo-sapiens e dalle bizzarre novità della vita mignon del protagonista. Ma quando avviene lo sprofondamento nella poltrona in attesa del meglio. A quel punto l’opera sprofonda a sua volta, deragliando senza mai raggiungere il climax.

Una scena del film Downsizing – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Downsizing svolta male in continuazione.

Prima introduce un’insopportabile, stridula, new entry – l’attrice orientale Hong Chau, vista in Vizio Di Forma. Poi cambia registro così tante volte, e così bruscamente, da indurre gli spettatori ad un irrimediabile stato confusionale.
Sto guardando una frizzante commedia, un soporifero dramma o un fanta-film propagandistico?” è il dilemma che devono affrontare i malcapitati in platea mentre lo script apre infinite parentesi, dimenticandosi di chiuderle tutte, e impone al cast dialoghi scritti utilizzando le massime dei bigliettini contenuti nei Baci Perugina.

E c’è di più. Il ricco potenziale di un micromondo umano, tanto promettente quanto insidioso, viene abbandonato all’immaginazione, mentre parabole sociali e di classe prendono il sopravvento anche su chi, come Christoph Waltz (nei panni di un surrealissimo zingaro/filantropo) o Udo Kier (sfruttato malissimo), ce la mette tutta per raddrizzare la rotta.
Ma è troppo tardi e troppo poco. Il risultato di un simile minestrone d’idee, d’inutili bivi e di strampalate scelte eco-friendly, è di una comicità involontaria e spiazzante. Cosa che ci permette non solo di sopravvivere alla visione ma di serbarne pure un ricordo divertente. Il che è più di quanto il progetto meritasse.

Vissia Menza & Luca Zanovello

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