Al Cineforum – il film La ragazza nella nebbia: strizzo invano gli occhi

la locandina del film La ragazza nella nebbia

è giovedì sera finalmente

mi affretto all’anelato appuntamento settimanale con il cineforum, salgo quei tre gradini che ci conducono nel mondo dell’immaginario e mi trovo davanti un atrio affollato da cinefili incalliti che stanno dibattendo sul film di questa sera, l’euforia è palpabile, l’entusiasmo pure, il chiacchierio riempie lo spazio, c’è chi ripete il titolo a voce alta, una, due, tre volte, La ragazza nella nebbia, La ragazza nella nebbia, La ragazza nella nebbia, chi è lì per rivederlo, chi sussurra alla vicina parole di preoccupazione temendo il confronto con il libro da cui è tratta la storia, La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi appunto, qui nelle vesti anche di regista, un caso anomalo, ma noi siamo pronti a tutto

sono così affaticata questa sera, mi serve una trama che mi rapisca, un approccio cinematografico che mi trasporti altrove e mi riempia di energie, per fortuna non ho letto il libro e potrò così godermi la pellicola senza perdermi in inutili paragoni

Toni Servillo e Jean Reno nel film La ragazza nella nebbia – Ph: Medusa Film

guardo la locandina, il cast è stellare, entro fiduciosa e mi accomodo al solito posto, le luci si congedano e lo schermo ci proietta ad Avechot, un paesino di montagna avvolto nella nebbia, uno chalet in primo piano, è sera, le luci lampeggiano da una finestra a destra mentre una ragazzina con lo zaino in spalla esce e si allontana verso sinistra dove viene inghiottita per sempre dall’immagine successiva

la questione è subito chiara, Anna Lou, una dolce sedicenne dai lunghi capelli rossi, scompare e l’ispettore Vogel è chiamato a indagare sulla sua sparizione, a seguire sfilano tutte le figure di un giallo che qui si tinge di noir: ecco lo psichiatra, le squadre speciali di polizia, i giornalisti, i cameraman, il sospettato, il mostro, la vittima santificata, i familiari affranti, i vicini e il solito dilemma

fuga volontaria o rapimento

gli ingredienti ci sono tutti, ma l’impasto avviene al rallentatore, le attese sospese e trascinate all’infinito, il film è interminabile, mi annoio, forse non sono la sola, mi guardo intorno, hanno tutti gli occhi aperti, le teste diritte verso lo schermo, che bravi, io non ce la faccio

Alessio Boni nel film La ragazza nella nebbia – Ph: Medusa Film

tra una scena e l’altra ho il tempo di riflettere e giungo alla conclusione di trovarmi al cospetto di  un film-libro dove le scene sono pagine da leggere, ma lo schermo è così lontano e la comprensione faticosa, strizzo invano gli occhi nel tentativo di vedere meglio, ah, se l’avessi saputo prima avrei portato i miei occhiali da lettura, peccato

la trama scoordinata mi innervosisce, fermo l’attenzione su qualche dettaglio interessante per tenermi sveglia, inutilmente, soffro per la mancanza di quella forza rigenerante che ti fa uscire dal cinema trasformata, ebbene, qui sta accadendo l’opposto, mi sento risucchiare quelle poche energie rimaste dopo una giornata impegnativa, non vedo l’ora di tornarmene a casa dove mi leggerò qualche pagina di un buon libro per compensare la perdita

ci siamo

la pellicola si ritira e le luci mi ridanno speranza

mi guardo nuovamente intorno, ascolto i commenti vivaci, tutti rivolti alla soluzione del caso piuttosto che alla qualità della pellicola, il pubblico sta esultando all’unisono quando una voce squillante fuori dal coro declama

una boiata pazzesca

la folla incredula ruota verso la coraggiosa signora che se ne va sorridendo, la inseguo e le chiedo spiegazioni

concordo con lei

 e

insieme lasciamo la sala deluse

 
Elisa Bollazzi

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