Premiato all’Hollywood Film Award e al Santa Barbara International Film Festival, dal regista di Anna Karenina Joe Wright, il film che pone l’accento sull’uomo che combatté i nazisti e non sul politico.
In questo periodo di ansia tra terroristi, Presidenti che giocano a chi ha il missile più grosso e Nazioni che si voltano la schiena l’un l’altra, si colloca perfettamente L’ora più buia di Joe Wright. Il film, già vincitore di 4 premi e nominato ai Critics Choice Award, vede nel cast la presenza di grandi attori come Gary Oldman nel ruolo chiave di Winston Churchill, Lily James come Elizabeth Layton, segretaria del Premier, Ben Mendelsohn che presta il volto al Re d’Inghilterra George VI e Kristin Scott Thomas nei panni della moglie di Churchill.
L’ora più buia inizia nel momento delle dimissioni di Neville Chamberlain, accusato di non aver contrastato a dovere i nazisti, che ora stanno invadendo la Polonia e il Belgio, puntando alla Francia. Per formare un governo di coalizione tra Conservatori e Liberali, Winston Churchill risulta l’unica scelta accettabile da entrambi gli schieramenti. Diventato, così, Primo Ministro, si ritroverà fin da subito di fronte a scelte difficili che la guerra impone, mentre i più alti esponenti del suo stesso partito chiedono negoziati di pace e minacciano di far saltare il governo se Churchill rifiuterà di provarci.
Dai primi giorni del maggio 1940, la storia avanza fino alla fine del mese, narrando le complicate scelte di un uomo schiacciato dagli anni, dagli errori del passato e dalle responsabilità di un’intera Nazione sulle spalle. Wright pone l’accento sui dubbi del Primo Ministro e sulle avversità che il potere impone di superare. Più di una volta sbirciamo Gary Oldman, nei panni di Churchill, arrovellarsi su quale sia la scelta migliore per il proprio popolo. Con un’ottima mimica e un trucco quasi perfetto, sembra di leggere ogni domanda sul volto dell’attore, quasi fosse lo specchio della propria coscienza.
Oldman non è il solo a ottenere un effetto empatico, ma sicuramente è quello a cui riesce meglio. Anche Kristin Scott Thomas, nei panni di Clementine Churchill, svela lati della moglie del Primo Ministro che mai avremmo immaginato. Ansiosa, forse più del marito, cerca di sostenerlo in tutto quello che fa e di occuparsi della casa come meglio può. In tutta la situazione, è forse il personaggio che più subisce senza poter dire una parola: da un lato, porta su di sé il peso del marito; dall’altro, deve mantenere il sorriso e il decoro che si addicono alla moglie dell’uomo più potente d’Inghilterra, secondo solo al Re. Anche quando la situazione è critica.
Non mancano le tipiche battute dell’humor inglese, che spezzano l’emotività della scena al suo apice, spiazzando lo spettatore e aggiungendo quel sarcasmo cinico e sprezzante che serve. Perché, diciamocelo, è davvero difficile far ridere in situazioni drammatiche come l’avvento della II Guerra Mondiale, ma L’ora più buia di Joe Wright ci è riuscito.
Uscendo dalla sala, ascoltavo dei colleghi parlare in toni agguerriti, sfociando quasi nella lite, su cosa fosse la democrazia e chi avesse o meno il diritto di prendere le decisioni che Churchill prese. Non penso di essere arrivato a una risposta e nemmeno che il film voglia darne. Anzi, semmai vuole porci delle domande. E, tornando all’inizio di questo pezzo, mi chiedo: chi può decidere per la morte di molti? Chi ha il diritto di premere quel famoso pulsante rosso, che darebbe il via a una guerra mondiale? Basta l’essere stato eletto dal popolo per potersi arrogare tale diritto?
Simone Bonaccorso
Diplomato all’aeronautico, laureato in Scienze della Comunicazione a Pisa, cerca una specializzazione nel settore dei media digitali con un Master presso Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi. Regista radiofonico per quattro anni a Radioeco.it, collabora con il sito amico FantasyMagazine.it di cui dal 2016 è anche Social Media Manager.
Leave a Comment