Insidious – L’Ultima Chiave detto anche “Lo Sceneggiatore Fantasma”

Recensione di Insidious – L’Ultima Chiave, il nuovo capitolo della saga horror al cinema dal 18 gennaio 2018.

Il poster italiano del film Insidious – L’Ultima Chiave

Partiamo da 3 nomi, quelli che a grandi linee tengono in pugno l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario potere dell’horror di oggi: James Wan, Jason Blum ed Oren Peli.

Il primo, dopo un exploit vero (Saw – L’Enigmista) e una gradevole reinvenzione dell’horror spiritico soprannaturale (Insidious), ha fatto in realtà ben poco. Qualche sequel, un rip-off di The Amityville Horror di troppo successo (The Conjuring – L’Evocazione) e un filmino interlocutorio (Dead Silence). Può questo spiegare la dilatazione incontrollata del Wan-universe? Secondo me no.
Jason Blum, il sovrano dell’horror low bugdet, è invece uno che la butta sulla quantità, che ha iniziato con un rapporto del genere “un film buono su due” presto diventato “un film buono su dodici”. Invadendo il mercato, salvo rare occasioni, con prodotti così determinati a piacere a tutti da dimenticare la cara, vecchia mano pesante e abolendo la minima uscita dallo spartito.
E che dire di OrenParanormal ActivityPeli, uno diventato famoso con un film ed una saga che devono il loro successo al fatto che non si veda (e per lunghi tratti non accada) fondamentalmente nulla?

La personalissima e poco popolare critica al G3 della politica horror contemporanea, che porto avanti da un po’, trova tuttavia le conferme in Insidious – L’Ultima Chiave, quarto capitolo della saga iniziata nel 2010 e, perlomeno nelle idee, terminata definitivamente oggi.

Una scena del film Insidious 4 – Photo: courtesy of Warner Bros. Italia

Co-prodotto dai tre, l’Insidious atto quarto dimostra che anche il migliore giocatore di poker non può bluffare per sempre e, prima o poi, rivelerà la sua coppia di nove spacciata per full.
Insidious – L’Ultima Chiave è quella coppietta striminzita. Il film, scritto ed intepretato da Leigh Whannell (partner di Wan dai tempi di Saw) e diretto da Adam Robitel (suo il bel The Taking), recupera uno dei personaggi più amati dai seguaci, l’anziana sensitiva Elise (Lin Shaye), instancabile acchiappafantasmi di professione, e la pone di fronte agli unici spettri che non è mai riuscita ad afferrare: quelli della sua tragica infanzia e le presenze che da sempre infestano la casa dove è cresciuta.

Come insegnano i Jay e Silent Bob di Clerks, un conto è essere estemporanee apparizioni ad hoc, un altro sorreggere un film sulle proprie spalle: nella trappola cade con entrambi i piedi il personaggio di Elise, tanto affascinante nei panni del deus ex machina spiritico, quanto insapore e stucchevole se messo al centro della scena. Saranno 105 minuti di facce sbalordite, patimenti e occhi riversati all’indietro, in sequenza libera.

Una scena del film Insidious 4 – Photo: courtesy of Warner Bros. Italia

Insidious – L’Ultima Chiave inciampa così al primo ostacolo e non si rimette mai in pista perché al di là del solito bel pacchetto non ha un’idea chiara che sia una: nel tentativo di far più paura (o solo di riempire fino all’orlo gli stomaci dei fan), Whannell ficca nella sceneggiatura due epoche, cinque colpi di scena, una dozzina di mostri umani e altrettanti soprannaturali, storie di terrore, di famiglia e di fratellanza.
Il risultato è un film bulimico che dello spirito del primo Insidious non ha nulla: lo spaesamento onirico lascia direttamente il posto al sonno mentre l’ironia a stampino – affidata ai due stralunati assistenti della protagonista – prova a dare al film quella simpatia di cui necessita di solito chi non è bello e neanche “un tipo”.

Confusionario, sovraccaricato il nuovo Insidious conferma le batterie esaurite della serie, anche se indirettamente riscatta un po’ il precedente capitolo, quell’Insidious 3 che ci era parso qualche anno fa il minimo storico.
Dopo la festa-banchetto poco divertente resta voglia di bicarbonato, mentre sul tavolo sono rimasti un sacco di tramezzini alla CGI e un sacchetto quasi pieno di jumpscares. Volete portarli a casa?

Luca Zanovello

 

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