Seoul Station: il prequel animato di Train To Busan

Recensione di Seoul Station, il film d’animazione di Yeon Sang-Ho in home video da metà ottobre 2017. 

la cover di Train to Busan il DVD che contiene il film d’animazione Seoul Station

Vi abbiamo spesso suggerito da queste parti le uscite di Midnight Factory, che spesso ha scovato e recuperato dei titoli horror (e dintorni) interessanti, fino a quel momento colpevolmente assenti dal mercato home video italiano.
Anche l’uscita di Train To Busan in dvd e bluray è un’occasione da non perdere per apprezzare o riapprezzare il gioiellino del sudcoreano Yeon Sang-Ho, che aveva già incantato il pubblico della Festa Del Cinema di Roma, di Cannes, Sitges e Toronto nell’anno 2016.

Train To Busan è un film studiato nel dettaglio, ibrido e di estetica impeccabile, che in perfetto stile asiatico accosta aspetti tipicamente di genere, come l’invasione di infetti simil-zombie che innesca il racconto, a risvolti più profondi ed umani che si concretizzano nelle dinamiche genitoriali del protagonista e della piccola figlioletta (la nostra recensione completa con un clic qui).
E’ il risultato sorprendente di un filmmaker alla soglia dei 40 anni, che non si era mai cimentato in un lungometraggio in carne ed ossa; scorrendo il curriculum di Sang-Ho, infatti, troviamo esclusivamente tre lunghi e due corti, tutti d’animazione.

un poster internazionale di Seoul Station (source)

Uno di questi lunghi, Seoul Station, è proprio il prequel animato di Train To Busan, che si tuffa nella stazione ferroviaria della metropoli coreana per scoprire come sia nato e si sia propagato il virus letale, e che per vostra e nostra fortuna trovate nel disco bonus dell’edizione home video.
E’ un “extra” preziosissimo, perché Seoul Station non è un semplice sfizio del regista o un’appendice narrativa, bensì un film con una propria identità e che ancora una volta conferma l’ispirazione di Sang-Ho.

A memoria, si tratta infatti del primo film dell’orrore animato a tema zombie, e questa peculiarità basterebbe a motivarne la visione; ma non solo, in Seoul Station ritroverete quel suggestivo incontro ed equilibrio tra dramma e tensione che fece la fortuna di “Busan”, così come un sottile ma efficace ritratto degli angoli neri e delle falle della società coreana.
Non a caso, il contagio colpisce per primi i senzatetto accampati nei meandri della stazione, dei non protetti, neanche dalle forze dell’ordine, che si rendono conto di essere vittime designate in quanto, come dice uno di loro, “se avessi avuto un posto dove rifugiarmi, sarei salvo”.
E poi minaccia la giovane prostituta Hye-sun, altra anima vulnerabile fagocitata dai vicoli di Seoul.

una scena di Seoul Station (source)

Progressivamente, le premesse horror retrocedono in favore di vicende più terrene, una fuga in cui gli interessi umanamente biechi sovrastano persino lo stato di emergenza in cui crolla la metropoli.
Così, la risoluzione di Seoul Station è l’atto più palpitante ed intenso del film, che prima di lasciare la scena agli eventi di Tran To Busan ci fa parteggiare – inevitabilmente – per gli infetti, male minore di un mondo descritto come egualmente tragico, anche senza mostri.
Tutto questo viene raccontato con una tecnica di animazione pre-CGI, quasi vintage, forse un po’ pulita per un racconto di paura, ma di artigianale fascino.

Voto: 7/10

Luca Zanovello

 

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