Ritorna al cinema la prima saga fantasy italiana, forte dello Young European Film Award vinto con il capitolo del 2014. Ludovico Girardello riveste nuovamente i panni di Michele Silenzi, adolescente dotato di poteri speciali.
Un improbabile sequel per Il ragazzo invisibile è giunto sul grande schermo a quattro anni dal primo capitolo di Gabriele Salvatores, che di questo soggetto ne ha fatto un progetto cross-mediale. Il ragazzo invisibile – Seconda Generazione segna un punto di svolta nel cinema italiano, elevando un semplice film fantasy a essere la prima saga del genere in Italia. Insieme ai due lungometraggi, i fan possono godere di una graphic novel, a cui presto seguirà una seconda, e un libro scritto da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, già sceneggiatori di entrambe le pellicole. Ma la straordinarietà del progetto si ferma qui.
Una storia già sentita
In Il ragazzo invisibile – Seconda Generazione ritroviamo Michele Silenzi (Ludovico Girardello) ormai entrato nell’adolescenza e alle prese con il suo essere uno Speciale, come vengono chiamati i soggetti dotati di superpoteri. Innamorato di una ragazza, Stella (Noa Zatta), che non ricorda di essere stata salvata da lui e che sta con un altro, Michele dovrà fare i conti con la morte della madre adottiva Giovanna (Valeria Golino) e con il ritorno della sorella gemella Natasha (Galatea Bellugi) e della madre biologica Yelena (Ksenia Rappoport).
Giovane, alle prese con poteri più grandi di lui e con una vita incasinata, spesso orfano. Se, invece del logo di Rai Cinema e Indigo Film, avete pensato a quello della Marvel, della DC Comics o della 20th Century Fox, non avete sbagliato poi di molto. Spider-Man, X-Men, Batman. Impossibile non guardare ai personaggi d’oltreoceano che hanno segnato le ultime generazioni, ovvero proprio quei ragazzi a cui il film di Salvatores è rivolto. Se è vero che questo progetto ha il merito di lanciarsi in un’avventura, e in un genere, che per il nostro Paese sono sempre sembrati fuori portata, non si può dire lo stesso quanto a originalità dei temi trattati.
La storia prima degli effetti visivi
Come affermato da Salvatores e da Victor Perez, responsabile degli effetti visivi del film, in un incontro tenutosi a Milano e di cui vi parlo sul sito amico FantasyMagazine, la computer grafica gioca un ruolo di complicità nella narrazione e non di protagonista, come spesso accade nel cinema hollywoodiano di genere. Possiamo considerare questa caratteristica come la vera nota distintiva rispetto a un panorama saturo di effetti speciali, poteri sbalorditivi, ma che prendono il sopravvento sulle storie che dovrebbero raccontare. Questo non perché in Italia non sappiamo fare quello che fanno gli altri, ma perché siamo ancora legati a un cinema narrante prima che sorprendente. Salvatores piega gli effetti visivi al servizio della trama che, sebbene non spicchi per originalità, non perde, tuttavia, l’aspetto psicologico dei personaggi, molto importante ne Il ragazzo invisibile – Seconda Generazione.
Così, possiamo apprezzare il salto recitativo di Ludovico Girardello nei panni di Michele, che a tre anni dal debutto cinematografico riesce a caricare di espressività lo sguardo dell’adolescente frustrato, o la felicità di chi sente di avere di nuovo una famiglia. Completamente diversa, invece, è la sorella Natasha, interpretata da una giovane, ma promettente Galatea Bellugi. Scontrosa, introversa, dura con chiunque, tranne che con la madre Yelena, a cui presta il volto una splendida Ksenia Rappoport.
Il rapporto madre-figlio [contiene spoiler]
Il ragazzo invisibile – Seconda Generazione, sebbene come detto non brilli a originalità, tratta a fondo il rapporto tra la madre Yelena e i figli da poco ritrovati, Michele e Natasha.
All’inizio, il trio anima lo schermo con i sorrisi di una famiglia riunita dopo anni di tragedie, e ridanno colore a una storia dai tratti cupi. In alcune scene di vita famigliare, possiamo quasi scordarci di tutti i problemi avuti, dei drammi subiti e lasciarci cullare dalla pace che sgorga sui loro volti.
Atmosfere scure che ritorneranno, però, nel conflitto finale, quando Michele dovrà scegliere tra vivere una vita da assassino affianco alla madre, novella Magneto (nemesi degli X-Men, ndr) nel voler distruggere i Normali, demonizzati nella loro interezza per colpa di un solo individuo malvagio che voleva sfruttare gli Speciali, o affrontarla.
Non ci sembra assurdo affermare che la vera forza del film stia proprio in questo. Salvatores si fa psicologo nell’indagare l’animo umano, in particolare quello di un ragazzo che ha perso la madre adottiva e si ritrova nuovamente in possesso di una famiglia a cui ancora non appartiene del tutto. Starà a lui decidere se e come entrarne a far parte e, soprattutto, trovare un modo per sciogliere il legame materno. Legame che tutti, prima o poi, siamo chiamati a rompere per andare avanti con le nostre gambe.
Simone Bonaccorso
Diplomato all’aeronautico, laureato in Scienze della Comunicazione a Pisa, cerca una specializzazione nel settore dei media digitali con un Master presso Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi. Regista radiofonico per quattro anni a Radioeco.it, collabora con il sito amico FantasyMagazine.it di cui dal 2016 è anche Social Media Manager.
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