Quarta parte della nostra guida alle mostre da vedere in città fino all’Epifania: arte contemporanea, design, fotografia e anche moda.
Le grandi mostre di arte contemporanea a Milano hanno da tempo tre importanti poli: ormai da decenni La Triennale, più di recente la Fondazione Prada e il Pirelli Hangar Bicocca. E per arte intendo non solo le tradizionali pittura e scultura: a queste è oggi indispensabile aggiungere la fotografia, il design, la video-arte e perché no, anche la moda. Chi è appassionato o anche solo curioso e si reca in qualsiasi momento in uno di questi luoghi, troverà di sicuro mostre interessanti ed innovative. E da queste iniziamo.
E’ stato uno dei più importanti architetti e designer del 900; nato a Innsbruck nel 1917, ha passato quasi tutta la vita a Milano e ci ha lasciati esattamente 10 anni fa, il 31 dicembre 2007. In occasione di questi anniversari La Triennale lo ricorda con una grande mostra: ETTORE SOTTSASS. THERE IS A PLANET. Il titolo è quello di un progetto da lui iniziato negli anni ’90, un libro mai realizzato ora edito da Electa.
Raccolte in cinque gruppi, sono centinaia le fotografie esposte, scattate da Sottsass nel corso dei suoi viaggi intorno al mondo: foto di architetture, case, porte, persone, situazioni che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta.
Accanto alle foto, in un affascinante itinerario, sono raccolti in una decina di sale tematiche centinaia di bozzetti e disegni, ceramiche e oggetti, testi e mobili, progetti e modellini di case da lui realizzati nella sua lunga, irrefrenabile carriera. Fra di essi mi ha colpito, in una lettera a un’amica, una frase che ne riassume la personalità: “Non guardare il tempo che passa: mangialo.”
Di moda mi intendo poco o nulla, e mi ha decisamente incuriosito la scelta de La Triennale di dedicare fino al 25 marzo una mostra di grandi dimensioni ad uno stilista americano (che onestamente non avevo mai sentito nominare). All’inizio è stata quasi traumatizzante, a causa anche della lunga nuvola nera che sovrasta l’intero percorso (vedi foto nella gallery in fondo), poi mi ha davvero entusiasmato! RICK OWENS. SUBHUMAN. INHUMAN. SUPERHUMAN va guardata, perché così è concepita, come una geniale mostra di scultura, tanto sono potenti ed emozionanti sia gli abiti in mostra che l’allestimento.
La Fondazione Prada è una cittadella dell’arte, nata dalla riqualificazione di una ex distilleria dei primi del ‘900, tra via Ripamonti e corso Lodi. Proseguendo nella sua rilettura di momenti della storia dell’arte contemporanea che hanno segnato l’attualità delle nuove generazioni artistiche, dai graffitisti ai neo-tecnologici, presenta fino al 15 gennaio un programma di ricerca e di informazione sull’arte sviluppatasi a Chicago nel secondo dopoguerra.
Sono tre mostre – “Leon Golub”, “H. C. Westermann” e “Famous Artists from Chicago. 1965-1975” – concepite da Germano Celant come una sola, dedicate a due generazioni di artisti formatesi a Chicago tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Si tratta di autori di una pittura caratterizzata dall’impegno politico, dalla narrazione figurativa e dalla radicalità grafica, alternativa e per questo spesso rifiutata dalla cultura dominante newyorkese, più interessata ad una dimensione astratta e impersonale dell’arte.
CARNE y ARENA (Virtually Present, Physically Invisible) è invece un progetto di realtà virtuale che fa vivere al visitatore un’esperienza individuale e diretta nei panni di migranti che tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Concepito da due Premi Oscar, il regista Alejandro Gonzalez Iñárritu ed il suo storico direttore della fotografia Emmanuel Lubetzki, è stato presentato in anteprima all’ultimo Festival di Cannes. La visita è riservata ai maggiori di 16 anni, esclusivamente su prenotazione e con norme alquanto complicate da leggere con attenzione sul sito.
La Fondazione Prada ha anche una sede all’ultimo piano della Galleria Vittorio Emanuele: è Osservatorio, dedicata alla fotografia. Attualmente ospita – fino al 26 febbraio – QUESTIONING PICTURES. STEFANO GRAZIANI, un progetto in cui il fotografo indaga i sistemi di archiviazione e conservazione dei musei, concentrandosi sul rapporto ambivalente tra fotografia e oggetto museale. Nell’allestimento vengono così accostati, con effetti inaspettati, fotografie di opere d’arte e di oggetti che ad esse si rapportano.
Passiamo ora al Pirelli Hangar Bicocca, che ospita due mostre molto diverse dal solito, come sempre a ingresso gratuito.
A uno dei massimi innovatori dell’arte del 900 è dedicata AMBIENTI / ENVIRONMENTS: le vasto e oscure navate di quella che era una fabbrica di locomotive sono rischiarate da nove Ambienti spaziali e due interventi ambientali, realizzati da Lucio Fontana tra il 1949 e il 1968 per gallerie e musei italiani e internazionali. Sono undici installazioni luminose accuratamente ricostruite dai progetti originali, coloratissime e stimolanti, di cui nove “scatole” con pavimenti morbidi in cui entrare senza scarpe e divertirsi come bambini. Ce ne parla qui la nostra Federica Musto.
TAKE ME (I’M YOURS) è una mostra collettiva spiazzante, che reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte. La mostra è stata allestita per la prima volta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra, e a partire dal 2015 in versioni ogni volta diverse in istituzioni di Parigi, Copenhagen, New York e Buenos Aires. Ha avuto origine da una serie di conversazioni e riflessioni tra il curatore Hans Ulrich Obrist e l’artista Christian Boltanski sulla necessità di ripensare i modi in cui un’opera d’arte viene esposta. I lavori qui si possono infatti toccare, usare o modificare; consumare o indossare; comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali.
Lasciate queste grandi istituzioni situate in periferia torniamo in centro: fino al 25 febbraio alla Fondazione Stelline c’è un’esposizione internazionale totalmente incentrata sulle nuove tendenze della pittura figurativa contemporanea. 34 opere di 34 artisti da 17 Paesi sono i numeri di LE NUOVE FRONTIERE DELLA PITTURA, E’ una mostra particolarmente interessante, perché «per quanto il ruolo giocato dalla pittura figurativa sia centrale nel panorama artistico attuale e per quanto esprima lo spirito del tempo non meno di altre forme espressive», precisa il curatore della mostra Demetrio Paparoni «le grandi mostre tendono a minimizzarne la portata, preferendo sempre includere un ristretto numero di dipinti figurativi, diluiti in un contesto multilinguistico che tende spesso a contenerne la portata.»
A tutto un altro mondo appartiene ENRICO BAJ. ARTE E’ LIBERTA’, fino al 27 gennaio alla Fondazione Marconi. Figura di primo piano nel panorama artistico contemporaneo, Enrico Baj (1924-2003) è stato erede dello spirito surreal-dadaista e sperimentatore di inedite tecniche e soluzioni stilistiche. La mostra che la Fondazione Marconi – sua galleria storica – gli dedica, ha un taglio decisamente politico e pone l’accento sull’intento di denuncia sociale dell’artista contro ogni forma di potere e sopraffazione. Mostra da non perdere perché, tra le tantissime opere esposte, spicca “I funerali dell’anarchico Pinelli” (1972) appartenente ad una collezione privata e visitabile solo in questa occasione.
Fino all’11 febbraio il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea ospita IL TERRITORIO DELL’ARCHITETTURA. Gregotti e Associati 1953 – 2017: i progetti internazionali, i disegni, gli appunti in un omaggio agli oltre 60 anni di lavoro di dell’architetto e designer VITTORIO GREGOTTI in occasione dei suoi novant’anni. Il titolo è lo stesso di un celebre saggio del 1962 dello stesso Gregotti, in seguito aggiornato e di recente ristampato. Ci ragiona qui di nuovo la nostra Federica Musto.
Dopo la materialità della costruzione chiudiamo con la più spirituale delle mostre presenti in questo momento a Milano. The Quintet of the Silent (2000), Earth Martyr (2014) e The Return (2007) sono le tre opere multimediali di BILL VIOLA che formano un percorso della massima suggestione all’interno della Cripta di San Sepolcro, in un immaginario dialogo con Caravaggio. Insieme creano un dialogo tra un luogo di estrema spiritualità e storia come la Cripta, posta nell’antico cuore di Milano, e i temi che da sempre l’artista statunitense esplora nei suoi lavori, come la nascita, la morte, la resurrezione e la coscienza umana. Ingresso ogni ora, SOLO su prenotazione.
Questo era il quarto e ultimo articolo dedicato alle cose belle da vedere a Milano durante le vacanze di Natale, dopo quelli dedicati ai bambini, all’arte classica e alle mostre di costume. Tutte le informazioni pratiche sulle mostre di arte contemporanea a Milano qui citate – indirizzi, prezzo del biglietto, orari, schede di presentazione – le trovate cliccando sui titoli in rosso, che rimandano ai siti delle varie sedi.
Qui sotto una gallery con alcune foto scattate da me. Buone visite e, naturalmente, buon anno!
Marina Pesavento
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Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.