Recensione del documentario Canaletto a Venezia, nuovo appuntamento con la Grande Arte al Cinema.
Ad udire il nome Canaletto, nella nostra mente si fanno subito largo scorci di Venezia ed i luminosi capolavori di Giovanni Antonio Canal, conosciuto ai più come Canaletto. Il figlio di Bernardo Canal, un esperto di scenografie teatrali, sviluppò al fianco del padre il proprio talento ma presto imboccò una strada tutta sua. Sarebbe diventato famoso, avrebbe trovato un mecenate e con le sue vedute di Venezia avrebbe sedotto il Regno Unito, paese che ancora oggi detiene la più vasta collezione delle sue opere.
Canaletto fu uno dei pittori più richiesti dai villeggianti attratti da quella Laguna dall’architettura magnifica, dall’invidiabile equilibrio politico e dal diffuso benessere, divenuta nel ‘700 meta prediletta dei facoltosi giovani del Vecchio Continente. L’artista e la sua città sono rimasti uniti dall’inizio alla fine, in un sodalizio che portò smalto, e un poco di ricchezza, ad ambedue. E oggi sono proprio loro i protagonisti di Canaletto a Venezia, il documentario-evento per tre giorni al cinema.
Non so se nel lungometraggio sia Canaletto a rendere un servizio a Venezia o il contrario: so però che risplendono entrambi. Il film diretto da David Bickerstaff (Michelangelo, Amore e Morte) ci guida attraverso oltre 200 dipinti e disegni, divisi abitualmente tra le residenze reali di Buckingham Palace e del Castello di Windsor, svelandoci i retroscena dell’esistenza del vedutista e alcuni segreti della sua città. Il tutto con estremo equilibrio e avvolgendo lo spettatore con un’aura magica in grado di farli sentire i profumi, gli odori ed i rumori di quel meraviglioso crocevia tra Oriente ed Occidente che era la Venezia del tempo.
Quello di Canaletto a Venezia è un affascinante viaggio di palazzo in palazzo, di calle in calle, e pure di canale in canale, che ripercorre i luoghi amati e ritratti dal pittore. Dal Ponte del Rialto a Piazza San Marco, da Palazzo Ducale fino alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. E non solo. Non dimentica neppure di aprirci le porte della villa del console britannico James Smith, promotore e agente dell’artista. Perché ogni turista dell’epoca voleva ripartire con un ricordo del suo soggiorno e la pittura di Canaletto così brillante, e talvolta giocosa (famosi i suoi “capricci” che combinavano realtà e fantasia), era davvero perfetta per avviare un redditizio business.
Fil rouge di questo ricco tour, dicevamo, sono le tele della Royal Collection, recentemente esposte presso la Galleria della Regina (a Buckingham Palace). L’occasione è stata la mostra Canaletto e l’arte di Venezia, conclusasi il 12 novembre 2017 ed in procinto di approdare proprio in Italia. Guide d’eccezione sono i curatori della Collezione i quali, senza perdere il rinomato aplomb dei sudditi di Sua Maestà, ci contagiano con la loro passione e rendono la visione un’esperienza imperdibile.
Canaletto a Venezia rimarrà nelle sale italiane solo tre giorni: da oggi sino a mercoledì 29 novembre. La programmazione completa è disponibile sul sito di Nexo Digital.
Il mio consiglio non può che essere di regalarvi un tuffo indietro nel tempo e provare vivere la Laguna attraverso gli occhi del Maestro.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”