Recensione di Saw Legacy, il film horror firmato dai fratelli Spierig al cinema dal 31 ottobre 2017.
Saw – L’Enigmista, gemma di horror indipendente che lanciò James Wan e (ri)lanciò il controverso sottogenere denominato torture porn, è ormai datato 2004.
Da allora, la saga di John Kramer (Tobin Bell), delle sue vendette “educative” e delle sue torture redentrici aveva consegnato ai posteri un piccolo culto, un paio di suggestive iconografie e, soprattutto, un numero mostruoso di seguiti.
Per la precisione, sei: tutti lungi dalla qualità e la perfidia dell’originale, con qualche momento gustosissimo e un paio di colpi a sorpresa rimasti nella recente memoria di genere.
Il cerchio sembrava essersi chiuso nel 2010 con un “capitolo finale” che finale evidentemente non era, perché quando il botteghino chiama, qualcuno dall’altro capo risponde sempre.
La risposta, firmata Spierig Brothers (Predestination, da recuperare), si chiama Saw Legacy, che arriva ad Halloween più puntuale delle zucche al supermercato e, proprio come loro, si rende utile solo per quel giorno e poi marcisce.
Già, perché chi come me si è sparato integralmente la serie enigmistica sa su quali fondamenta di cristallo poggino i suoi incastri narrativi, ed era stato un piccolo, nicchioso miracolo il mantenimento della credibilità dei vari risvolti-rilanci e dei numerosissimi colpi di scena.
Legacy decide di giocare con la mitologia dell’Enigmista e col suo lascito, con il sospetto che Kramer sia tornato in qualche modo in azione e con quello che ci sia invece un suo emulo nuovo di zecca.
La scintilla è una serie di omicidi (o meglio, suicidi indotti) che riporta la firma del killer ed agli eventi di una decade prima. Ad incuriosire, più delle indagini del truce detective Halloran (Callum Keith Rennie, Californication) e del medico legale Nelson (Matt Passmore) o della mai così insulsa lotta per la sopravvivenza dei quattro prigionieri di turno, è piuttosto il modo in cui sia stato riportato più o meno alla vita l’Enigmista.
Ma, prima della rivelazione col solito twist e la musichina della serie in crescendo, Saw Legacy ci infligge una punizione quasi pari a quella subita dalle vittime, fatta di una storia denutrita e sbilenca, inverosimile all’eccesso, zeppa di trovate riciclate ed interpreti mummificati.
Persino le trappole truculente, che per tutta la serie si erano mantenute fresche e stuzzicanti, si rivelano misere (oltre che cervellotiche da morire). Dall’ottavo “Saw” nessuno si aspettava Bergman, ma un paio di tranelli come si deve, sì.
Compreso il proverbiale asso nella manica del finale, che però, in linea col basso profilo del resto del film, non spiazza più di tanto e si dimostra pericolosamente simile a quello di un precedente capitolo.
Per scoprire quale, e capire se John Kramer sia vivo, morto o una via di mezzo, dovrete però regalare una (l’ultima?) chance al franchise. Che, per quanto bruttino, risolverà il vostro Halloween e vi terrà lontani da quelle feste-pacco coi cocktail a 10 euro e le ragazzine con le corna da diavoletto.
Luca Zanovello
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole