Recensione del film L’INTRUSA di Leonardo Di Costanzo, al cinema dal 28 settembre.

il poster del film L'intrusa

Alla periferia di Napoli, tra palazzoni fatiscenti e un campo rom, c’è “La Masseria”, un centro ricreativo per ragazzi, qui tenuti al riparo dal degrado e dalle logiche del malaffare da un’affettuosa equipe di volontari e dalla mano ferma dell’instancabile Giovanna. La Masseria è un porto sicuro, i genitori si sentono tranquilli ad affidare al centro i loro figli nelle ore dopo le lezioni, e anche preside e insegnanti della vicina scuola sono ben felici di collaborare a tutte le attività.
Un giorno si presenta la giovanissima Maria, con una bambina di 10 anni e un neonato al seno, a chiedere rifugio da un marito violento; impietosita, Giovanna la fa sistemare con le sue poche cose in una casupola nel cortile. Ma Maria ha mentito, in realtà è la moglie di un camorrista ricercato per un feroce omicidio, che di notte la raggiunge di nascosto. Giovanna lo viene a scoprire quando una mattina la Polizia fa irruzione e lo arresta.

Raffaella Giordano, Maddalena Stornaiuolo e Anna Salvati sul set del film L'intrusa di Leonardo di Costanzo - Foto: Gianni Fiorito

Set del film L’INTRUSA di Leonardo di Costanzo.
Nella foto di Gianni Fiorito: Raffaella Giordano, Maddalena Stornaiuolo e Anna Salvati.

Nei giorni seguenti Maria dimostra di non volere più avere nulla a che fare con il clan del marito, rifiutando l’ospitalità e il denaro offerti dalla suocera e dalla cognata che sono andate a farle visita. Ma le mamme protestano, preside e insegnanti non vogliono più collaborare con il centro, anche un poliziotto amico è d’accordo: “quella donna” rappresenta tutto ciò da cui vogliono tenere lontani i loro ragazzi.
Giovanna si trova così di fronte ad una scelta difficile: continuare ad accoglierla, contro tutto e contro tutti, o allontanarla, lei e i suoi figli. E’ forse l’ultima occasione per Maria di sfuggire ad un destino che tutti sembrano considerare già scritto: ma è anche suo dovere salvaguardare la parte “sana” degli abitanti di un quartiere che ha già tanti problemi. L’urgenza di questa scelta, che mette in gioco il suo ruolo di educatrice, obbliga Giovanna a rimettere in discussione il senso stesso del proprio lavoro.

Valentina Vannino, Gianni Vastarella e Sergio Vitolo sul set del film L'intrusa di Leonardo di Costanzo - Foto: Gianni Fiorito

Set del film L’INTRUSA di Leonardo di Costanzo.
Nella foto di Gianni Fiorito: Valentina Vannino, Gianni Vastarella e Sergio Vitolo.

Lo scontro tra utopia e realtà è il punto nodale di questo film di Leonardo Di Costanzo, documentarista napoletano dalla lunga carriera in Francia, al suo secondo lungometraggio dopo il premiato L’intervallo del 2012. Non ha voluto fare un film sulla camorra, ma su chi è costretto a conviverci, lottando ogni giorno con le unghie e con i denti per sottrarre alla sua influenza quelli che altrimenti potrebbero diventare la futura manodopera criminale. E’ una storia di misconosciuti eroi del nostro tempo, persone che per convinzioni politiche, religiose o semplicemente per umana generosità decidono di dedicare la loro vita ad una causa sociale. Hanno a che fare con i poveri, con i paria che vivono nelle periferie, dove la criminalità organizzata è l’unica istituzione presente. Non appartengono a quello che gli economisti chiamano “Terzo settore”, in cui troppo spesso prevale ormai uno spirito imprenditoriale, ma a gruppi formatisi in modo spontaneo, autofinanziati e nati da una forte motivazione personale. E nonostante tutti gli ostacoli hanno saputo creare isole felici in cui regnano la solidarietà, la condivisione, il rispetto reciproco: in una parola, la speranza.

Raffaella Giordano sul set del film L'intrusa di Leonardo di Costanzo - Foto: Gianni Fiorito

Set del film L’INTRUSA di Leonardo di Costanzo.
Nella foto di Gianni Fiorito: Raffaella Giordano.

La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Di Costanzo dopo un lungo periodo di ricerche e incontri con le persone e i gruppi che lavorano sia nel centro che nella periferia di Napoli, dove la storia si svolge. Da quegli stessi luoghi vengono gli attori del film, in gran parte – adulti e bambini – non professionisti, come ai tempi del neorealismo “presi dalla strada” (e siano benedetti i sottotitoli!); solo alcuni ruoli sono ricoperti da attori di teatro poco conosciuti fuori dallo stretto ambito partenopeo. Cuore della storia e ammirevole per la naturalezza e l’intensità dell’interpretazione è la Giovanna di Raffaella Giordano, torinese, oggi coreografa e performer, a suo tempo danzatrice con personaggi del calibro di Carolyn Carlson e Pina Bausch. E qui mi chiedo: chi è davvero l’intrusa? Forse è Maria. Oppure è Giovanna, estranea a quel mondo per origine e per educazione; inflessibile nei princìpi, è l’unica senza pregiudizi, che accetta tutti senza chiedere né giudicare. O è la stessa Masseria, che nel tessuto compromesso della città da antico luogo di agricoltura (qui bisognerebbe usare il termine inglese nursery, che significa anche vivaio) spicca per essere diventato un luogo in cui si crescono cittadini onesti e consapevoli. Ma l’autore non dà risposte.
Un bel film civile, con qualche perdonabile manchevolezza da troppo amore, ma da vedere.

Marina Pesavento