Recensione di Kingsman 2 – Il Cerchio d’Oro, il film di Matthew Vaughn con Colin Firth al cinema dal 20 settembre 2017.

il poster italiano del film Kingsman 2

il poster italiano del film Kingsman 2

“I modi definiscono l’uomo”. Quando in Kingsman: Secret Service (2014) sentivi il posatissimo Galahad (Colin Firth) proferire questa frase, erano guai.
La massima anticipava cazzotti pirotecnici, perché se da un lato gli agenti speciali kingsman vestono e parlano da lord inglesi, dall’altro sanno come far rispettare la giustizia, gli interessi del governo inglese e, soprattutto, l’importanza delle buone maniere.

Nel divertentissimo film di Matthew Vaughn (Kick-Ass), che seppe shakerare con creatività James Bond e Quentin Tarantino, il mantra dei kingsman lo impara con riluttanza anche il giovane Eggsy (Taron Egerton), mascalzoncello qualsiasi della periferia inglese reclutato dallla speciale agenzia di intelligence per farne una macchina da combattimento.
Come ricorderete il mondo venne salvato in zona Cesarini, ma il male e il crimine sanno sempre rinascere e reinventarsi in inedite forme; così, qualche anno dopo i fatti del primo Kingsman, tutti i volti noti tornano ne Il Cerchio D’Oro, sequel affidato ancora a Vaughn e nuovamente ispirato alla serie a fumetti “The Secret Service” di Mark Millar e Dave Gibbons.

Questa volta, la minaccia planetaria porta il nome di Poppy (Julianne Moore), psicopatica regina del narcotraffico che contagia con un virus letale e bluastro chiunque abbia assunto le sue droghe.
I kingsmen dovranno addentrarsi nella foresta cambogiana, sede dell’esule pazzoide, per impedire l’annientamento della razza umana col “vizietto”, mentre Eggsy lotterà contro il tempo per salvare la vita del suo amore (la principessa di Svezia, che mantiene l’arcinota promessa del film precedente) e del suo smemorato mentore Galahad.

Ci sono sequel che cercano di svoltare, per coraggio, voglia di sperimentare o semplicemente per mascherare precedenti insuccessi; ce ne sono altri che, forti di una formula collaudata, declinano la ricetta nello stesso modo, aggiungendo “solo” una nuova storia, piccoli accorgimenti e qualche volto noto in più.
Kingsman 2 appartiene a quest’ultima categoria e non c’è da meravigliarsi: col primo film Vaughn affinò il mix di azione, pulp fumettistico e spy-story già tentato (e riuscito) in Kick-Ass, regalando un vero e proprio giro su montagne russe fatte di lotte, intrighi governativi, armi letali e piani malvagi intergalattici, sostenuti da una regia cafona quanto basta e musicone altisonanti.

L’atto secondo di Kingsman, inevitabilmente, riprende paro paro l’impalcatura, estendendo però i suoi confini agli States, ad un’agenzia “gemella” in cui operano nuove facce (Channing Tatum, Jeff Bridges e Halle Berry) e alla maturazione del giovane protagonista Eggsy.
L’output è giocoforza meno spiazzante ed anfetaminico, ma solido e perfezionato nella tecnica, nella narrazione e – ancor più importante – nell’identità: Il Cerchio D’Oro è abbondante, eccessivo e scurrile, con riuscite gag ad anni luce dal politicamente corretto, tra cui un’irresistibile (e profetica?) rappresentazione del Presidente degli Stati Uniti (Bruce Greenwood).

un’immagine di Kingsman 2 - Photo: courtesy of Fox Entertainment Group

un’immagine di Kingsman 2 – Photo: courtesy of Fox Entertainment Group

Le due ore e venti non si sentono, anche se le sequenze sul nostro Monte Bianco sembrano più dovute alla voglia di settimana bianca del regista che a esigenze di copione; altre sequenze piombano altresì a due piedi nel cult, vedi le letali incursioni di un Elton John schiavizzato da Poppy o la stessa, subdola performance della strepitosa Julianne Moore.
Che si innesta alla perfezione in un cast di fuoriclasse, dove brillano ancora Mark Strong, Firth (il rapporto fra il suo personaggio ed Eggsy è commovente) e la new entry più convincente Pedro Pascal (Narcos).

L’ironia e lo humour sovrastano nettamente la trama, che a ben vedere serve come gli analcolici a un rave, ma la saga di Kingsman – che ha già programmato un terzo atto – tiene botta: visione da accompagnare con pinta di birra (ovviamente inglese), popcorn a raffica e il cervello in stand-by.

Voto: 7/10

Luca Zanovello