CARS 3: Saetta McQueen sul rettilineo del tramonto

Recensione di Cars 3, il nuovo film di animazione firmato Disney Pixar al cinema dal 14 settembre 2017. 

il poster italiano di Cars 3

Cars è da oltre dieci anni (il film apripista è datato 2006) una delle saghe più fortunate dell’universo Pixar, divenuta assieme al suo protagonista a quattro ruote Saetta McQueen uno dei simboli e feticci dell’animazione contemporanea.
Le avventure del divo da corsa e dei suoi amici, tutti umanizzati e parlanti, non mi ha mai fatto gridare al miracolo e non avrei mai immaginato che nel 2017 ci saremmo ritrovati con due seguiti, due spin-off (Planes e Planes 2) e addirittura una serie di cartoni animati dedicati alla “spalla” simil-Pippo Cricchetto.
I fenomeni vanno però criticati e non studiati, e quale migliore occasione dell’uscita di Cars 3, che sembra chiudere parzialmente il ciclo della serie, per focalizzarmi attentamente sul Carsismo?

Anticipato dal meraviglioso cortometraggio a tema bullismo “LOU” (non perdetevelo, davvero), va in scena il terzo atto delle avventure di Saetta Mc Queen, un bolide da Piston Cup (una specie di Nascar) divenuto divo grazie a un’ascesa inarrestabile, cumuli di vittorie e il suo faccione – o musone – rosso fiammante sparato su tutte le tv, riviste e poster del mondo parallelo delle automobili parlanti.
Dopo i fasti, per Saetta cominciano brutti presagi: sospensioni un po’ anchilosate, carrozzeria impolverata, motore lento. Soprattutto rispetto ad una nuova generazione di talenti emergenti, auto schegge coadiuvate da nuova tecnologia, supporto elettronico e test di allenamento futuristici.
Capitanata dal pallone gonfiato Storm, la nuova generazione di piloti mette all’angolo i matusa; ma Saetta non ci sta e, con l’aiuto di amici vecchi (Cricchetto e i meccanici Guido e Luigi) e nuovi (l’allenatrice Cruz Ramirez), si rinchiude in un centro di fitness per bolidi e prova a tornare “in pole position”.

Un’immagine del film Disney Pixar Cars 3 – Ph: courtesy of The Walt Disney Company

La sterzata di Saetta McQueen verso il prepensionamento e l’orgoglio che non muore sono il nucleo narrativo e un po’ malinconico di Cars 3, che parla con il solito mix di gag e rombi di motore ai più piccoli, con una lezioncina sul tempo che passa, sul vecchio che lascia spazio al nuovo fintanto che il secondo rispetta e onora il primo, ma anche su una possibile, duratura convivenza intergenerazionale.

La lente è mai come prima puntata sul protagonista, mentre gli altri personaggi diventano veri e propri sparring partner. La decisione, probabilmente più figlia di marketing che di pure sensazioni narrative, lascia briciole di fotogrammi per lo sgangherato Cricchetto, le controparti femminili Sally e Cruz e i “nemici”.
L’antagonista di Saetta in Cars 3 poi, a ben vedere, non è nemmeno un personaggio tangibile, bensì l’affascinante ed astratto concetto del tempo che passa, del successo che non può durare o rimanere lo stesso per sempre, i riflettori che rischiano da un momento all’altro di illuminare la carrozzeria di qualcun altro.

Un’immagine del film Disney Pixar Cars 3 – Ph: courtesy of The Walt Disney Company

La lezione primaria è significativa e funzionale, quelle secondarie come i sogni di gloria caduti di Cruz un po’ meno, mentre una salsa a base di corse, accelerazioni e sterzate impregna e affoga un po’ troppo il resto del piatto. Sequenze su asfalto che forse catalizzeranno l’attenzione del pubblico baby, ma non la nostra, assai meno sollecitata rispetto ai momenti d’élite (Wall-E, Up, Inside Out) e alla più pura commedia animata (saghe di Monsters & Co. e Toy Story) di quei geni della Pixar.

Il regista Brian Fee, storyboard artist dei primi due capitoli di Cars, conduce con ordine, facendo leva sulla spettacolare definizione dell’animazione, qualche azzeccata vena nostalgica ed un’esilarante sequenza in un selvaggio e post-apocalittico “Destruction Derby” di provincia (la migliore del film) per portare a casa la pagnotta.
Personaggi importanti danno voce al progetto: negli U.S.A. Owen Wilson, Chris Cooper e Armie Hammer, in Italia Marco Messeri, Sabrina Ferilli, J-Ax oltre al gustoso cameo del pilota ferrarista Sebastian Vettel.

Luca Zanovello

 

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