Recensione del film In dubious Battle diretto e interpretato da James Franco, al cinema dal 7 settembre 2017.
California, anni 30, campi di mele e decennio post grande Depressione. I lavoratori agricoli del Paese sono costretti a turni massacranti, paghe da fame e condizioni di vita al limite della sopravvivenza e della dignità. In mezzo a questo quadro di povertà e disperazione appare Mac, un attivista politico dalle forti idee su come smuovere le acque e risvegliare le coscienze, che s’infiltra in un gruppo di raccoglitori californiani, insieme al suo giovane compagno di partito Jim. La convivenza che ne seguirà è la colonna portante di In dubious Battle, il film al cinema dal 7 settembre. Una storia che è tutto un susseguirsi di piani, sotterfugi, boicottaggi, patti, comizi, lotte, minacce e privazioni che porteranno i protagonisti a superare i limiti del lecito per ottenere ciò che credono essere un loro diritto negato.
Ad offrirci una simile ricostruzione storica è James Franco, per l’occasione sia davanti sia dietro la macchina da presa, che qui riadatta “La Battaglia”, un classico di John Steinbeck – autore californiano che ha conosciuto e scritto molto sulla durezza di quel particolare periodo.
In dubious Battle si presenta come un lungometraggio volutamente crudo e diretto, che lascia poco spazio ad una introduzione patinata degli attori. Scelta ovviamente in linea con la serietà del tema trattato. La regia è più decisa rispetto ai lavori precedenti di Franco, lascia trasparire l’intento di portare la coscienza sociale sullo schermo attraverso la lotta di un gruppo di persone stremate oltre il limite da un sistema intollerabile.
L’attore e regista californiano per questo progetto sceglie un cast di prim’ordine che non ha timore di mostrarsi brutto, sporco e, in alcuni casi, cattivo pur di donare alla pellicola il necessario realismo. Innanzitutto, troviamo un irriconoscibile Vincent D’Onofrio nella parte di London, portavoce dei raccoglitori, uomo vissuto nella paura fino al momento dell’incontro con i due attivisti. Poi c’è Jim, interpretato dall’astro nascente Nat Wolff, il compagno di lotta di Mac, da cui erediterà la decisione necessaria per alimentare la sua voglia di ribellione. Mentre Selena Gomez è Lisa, ragazza sognatrice ed incinta di un bambino avuto per sbaglio. Ed Harris è il vecchio rivoluzionario Joy, ormai debole e malato, a cui rimangono solo gli ideali. E tra i ruoli minori ritroviamo uno sceriffo a dir poco intransigente col volto di Bryan Cranston; Sam Shepard nei panni del proprietario terriero Anderson, che sposa anch’egli la causa mettendo a disposizione i suoi possedimenti; e Zach Braff, conosciuto ai più per la serie TV Scrubs, qui uno dei tanti lavoratori esausti e disillusi.
In conclusione, In dubious Battle racconta una storia che Franco si è cucito su misura, spinto dal desiderio di far vedere attraverso i suoi occhi quello di cui un suo conterraneo ha scritto quasi un secolo prima. Si è ovviamente ritagliato il ruolo di protagonista e di vero e proprio traghettatore dietro a cui si svolge tutta l’azione, riuscendo a donare ad un personaggio dalla mille sfaccettature, e non poco ambiguo, le sembianze dell’eroe con molte ombre, che lo fanno apparire non sempre un modello positivo e per cui è spesso difficile provare empatia.
Nonostante l’opera a volte pecchi per una direzione poco convincente è comunque una buona lettura degli avvenimenti narrati nel romanzo. Il fascino di quegli anni così duri è oltretutto ancora attuale, ed ha conosciuto più di una produzione cinematografica che lo rappresentasse. Scegliendo di focalizzare sui singoli considerati gli ultimi della società, ci aiuta a comprendere meglio gli eventi ed apprezzare ciò che ha portato alla nascita delle prime lotte per i diritti e, conseguentemente, dei sindacati in America.
Anna Falciasecca
Bionda, sarcastica, appassionata di regia e di viaggi cerca di unire le sue passioni scrivendo un blog di viaggi, sceneggiature (che stanno comode nei cassetti) e recensioni. Il suo motto è “Blond is a state of mind”, modifica continuamente idea e tiene i piedi in diverse scarpe, tutte rigorosamente tacco 12. Le uniche cose che non cambierà mai sono: Woody Allen e Star Trek, di cui è incallita fan.
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