I marinai baciano e se ne vanno

“…amo l’amore dei marinai

che baciano e se ne vanno.

Lasciano una promessa.

Mai piu’ ritornano”

Scrive così Pablo Neruda in una poesia del 1923, Farewell. Il mito dei marinai ha sempre affascinato il nostro immaginario. Giovani bellissimi e in divisa che partono per un lungo viaggio. Vedranno spiagge, porti, terre lontane. Vivranno storie incredibili nei più disparati punti del mondo.

Ho scoperto I marinai baciano e se ne vanno per caso, di ritorno da un’esposizione che non mi aveva per nulla entusiasmata. Si potrebbe dire che ci sono inciampata, come uno di quegli incontri che da soli bastano a risollevarti una giornata che avresti potuto dare per persa.

Succede così. Vedi una gigantografia al di là della vetrina: un marinaio che bacia una donna. La fidanzata? L’amore di una notte? Chissà. Sorridi ripensando – deformazione professionale – a quello scatto famosissimo catturato da Alfred Eisenstaedt a Times Square nel ’45; e fai per andartene quando ti accorgi che sempre al di là del vetro, sulla parete opposta alla gigantografia, è appesa un’ordinata selezione di piccole fotografie. E così su tutti i muri del locale che dà sulla strada. Una mostra.

Ovviamente entri.

Lo studio bianco è tempestato di piccole fotografie incorniciate ad una ad una. Cornici sottili, in legno nero o castano che posano ordinate una accanto all’altra, come un equipaggio chiamato a rapporto. Si tratta di una raccolta di photo trouvée dal tema marinaresco: scatti catturati per essere mandati ad amici e parenti, come una cartolina di viaggio che rassicuri chi è rimasto a terra che si, va tutto bene. A mio avviso le photo trouvée si possono considerare l’antenato dei nostri social network. Oggi condividiamo vita ed esperienze postando selfie su Facebook o Instagram; un secolo fa si usavano le polaroid.

All’estero – in America, ma anche in alcuni paesi Europei – il collezionare fotografie trouvée è una pratica molto diffusa. Ma in Italia no. Forse sono considerate troppo personali per destare un interesse artistico, per creare pubblico. Forse. Ma l’associazione àlidem ha deciso comunque di raccogliere più di 200 immagini scattate a cavallo tra ‘800 e ‘900 dai marinai provenienti da Europa, America, Indocina e Giappone, che armati delle prime snapshot cameras realizzate da Kodak e Agfa hanno immortalato i diversi attimi della loro vita. E così le pareti dello studio si tingono di storie. Libere uscite sui risciò di Saigon, una mano di poker o il ricordo di una notte d’amore. E ancora ritratti di uno scherzo tra amici, di un’ora di sole sul ponte della portaerei, foto di gruppo. Storie di partenze e di ritorni a casa, storie romantiche dei pirati dell’epoca moderna che hanno influenzato ogni aspetto della vita sociale anche a terra, tra quelli che sono rimasti.

Come la moda, quando Coco Chanel nel ’17 si fa immortalare con pantaloni blu, cintura e maglietta a righe per inaugurare la sua prima “collezione nautica”. Quella maglia a righe bianche e blu ha contribuito a emancipare le donne, le ha fatte sentire più sicure e meno sottomesse. È bastato indossarla per sentirsi più libere. Oppure il cinema, grande strumento di celebrazione della bellezza e del fascino dei marinai. Basti pensare al sorriso furbo e i movimenti aggraziati di Gene Kelly nelle pellicole hollywoodiane degli anni ’60.

Insomma, un vero e proprio tuffo nel mito esotico dei marinai. Tuffo che, complice il caldo di questi giorni, risulta per altro decisamente piacevole.

Federica Musto


 INFORMAZIONI UTILI

I marinai baciano e se ne vanno: un mito maschile nella photo trouvée

Showroom Alidem, via Galvani 24, Milano

Fino al 27 luglio

www.alidem.com

 

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