Un commento ad Amarsi Ancora, l’ultimo romanzo di Sarah Pellizzari Rabolini.
incuriosita più che mai prendo tra le mani Amarsi Ancora di Sarah Pellizzari Rabolini, gli do una prima occhiata, scorro rapidamente le pagine e mi imbatto in Pietro, Morena, Giorgia, Carlo, incappo in nomi di luoghi a me ben noti, Arona, Busto Arsizio, la piazza Tre Culi, la Val Ganna, mi soffermo qua e là, chiudo gli occhi, rifletto, si gioca in casa, potrei incrociare qualche amico, magari di passaggio, tra la folla, seduto al bar o su una macchina che sfreccia per le vie cittadine
dovrò leggere il libro con molta attenzione tra le righe dove spesso si nascondono sorprese e significati reconditi, in fondo sono zone dove ho bazzicato anch’io qualche anno addietro quando questi Giorgia, Carlo, Pietro e Morena erano bambini, potrebbero essere figli di miei compagni di scuola o amici dei miei figli, non sto più nella pelle, le pagine sono novanta e voglio leggerle tutte d’un fiato, senza interruzioni, mi prendo il mio tempo, mi siedo comoda sul divano, una tazza di tè a portata di mano, una matita per annotare eventuali indizi e ricordi comuni
sono pronta, leggo prima la trama, è accattivante, poi le note sull’autrice Sarah Pellizzari Rabolini nata nel 1972, una laurea in Lettere Moderne, giornalista, insegnante e scrittrice con varie pubblicazioni nel suo curriculum, complimenti Sarah, leggo l’indice, Rivedersi, Amarsi, Rivedersi, Amarsi, Rivedersi, Amarsi, Rivedersi, Amarsi, Amarsi Ancora
mi intenerisco
emozioni nell’aria, preparo qualche fazzoletto, sensibile come sono ne avrò sicuramente bisogno, ora è tutto pronto, il libro, la matita, il tè e anche i fazzoletti, un pomeriggio tutto per me in compagnia di Sarah e la sua creazione
che privilegio
mi butto a capofitto nella prima pagina del romanzo, la numero undici, e l’incipit «Non pensavo di rivederti … » mi conduce subito altrove, la mia mente è già ai box di partenza pronta a sognare, vola via nel mio passato, il mio cuore trema, le gambe vacillano, i brividi ricoprono il mio corpo, non ditemi che sto per rivivere emozioni dei tempi che furono, so già che soffrirò o morirò di nostalgia, mi inalbero, afferro la mia mente per un pelo e la riporto al testo pronta a seguire questa trama e non la mia, sarà difficile, mi immedesimerò in Giorgia, la protagonista, lo so, ma non è forse anche questo il bello della lettura, intrecciare la propria vita con quella di personaggi di fantasia, torno alle parole scritte e le divoro con ingordigia, stregata da una trama intrigante
l’impianto è chiaro, Giorgia incontra il suo vecchio amore Pietro e così la sua attuale storia d’amore con Carlo viene messa in discussione, il passato la sovrasta e incombe sul presente, un presente sicuro, stabile, razionale, almeno all’apparenza, in realtà banale e noioso per quanto mi pare di intuire
Giorgia, in che guaio ti sei cacciata, mannaggia ai telefonini che accelerano ogni azione, un clic e ci si trova invischiati senza più possibilità di ripensamenti, la mente sogna e vacilla, Pietro è il passato, Carlo il presente, vorresti forse invertire le cose e godere della vita con Pietro, il tuo Pietro che un tempo ti aveva così scombussolata, lui il tuo nutrimento nella clandestinità e Morena, dove la mettiamo Morena, sarà ancora lì al suo fianco o si saranno lasciati
continuo a leggere senza tregua, bevo il mio tè e la pancia si gonfia a dismisura, devo andare in bagno ma non voglio deconcentrarmi, resisto e proseguo, sogno gli stessi sogni di Giorgia, soffro con lei, faccio miei i suoi dubbi e insieme cerchiamo una via d’uscita, lei ricorre ai tarocchi e alla biodanza, io impasterei dell’argilla, passeggerei nei boschi, andrei a nuotare, il ritmo delle bracciate a sostegno di tanta incertezza alla ricerca di risposte
che dilemma
nel dubbio accompagno Giorgia da Karina, la sua maestra di biodanza, le sto accanto in attesa di un aiuto concreto, i tarocchi, una carta, Giorgia cosa aspetti, pesca la carta, dai prendila, sapremo la risposta, faccela vedere, girala, oddio, Il Diavolo, Giorgia sospira, guarda prima Karina e poi me, si è finalmente accorta della mia presenza, prendine un’altra, vogliamo conferme, Gli Amanti e da ultimo La Torre, attendiamo la risposta e Karina ci rassicura
Giorgia deve lasciarsi andare e qualcosa succederà
Giorgia si rincuora e io con lei, rilascio il respiro trattenuto per l’emozione, decontraggo le spalle, inspiro, bevo un sorso di tè, ah, la mia povera pancia è sempre più gonfia, proseguo nella lettura, il ritmo è veloce, la scrittura scorrevole mi rapisce e sorprende ad ogni colpo di scena
Luisa, l’amica del cuore di Giorgia, cerca di fermarla ma ora lei è un cavallo imbizzarrito e mi trascina con sé, mi sento libera come non mai, ti stimo Giorgia, vai, corri, vivi la tua vita, vai, tu che ne hai il coraggio
mi sento volare a mezz’aria anche se di tanto in tanto piombo a terra alla vista di nomi locali, Beata Giuliana, Lonate Pozzolo, Tornavento con la sua magica piazzetta affacciata sulla valle del Ticino, ah quanti ricordi di gioventù, gli amici, le scorribande, cerco di riconoscere i loro volti, forse li ho conosciuti da bambini prima di incontrarli in questo splendido libro che ti rapisce già dalle prime parole e ti porta con sé anche una volta finito
chapeau, Sarah, con stima
Elisa Bollazzi
n.d.r. Amarsi Ancora è disponibile in ebook per PIEMME e in versione cartacea su Amazon
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection