L'attore Paolo Riva

L’attore Paolo Riva

Il suo curriculum include oltre 50 film. Onnipresente in ogni produzione, casting e set milanese, scelto da autori del calibro di Marco Tullio Giordana, Silvio Soldini e Pupi Avati, eroe nazionale nelle Filippine dove è nato il suo primo fan club, feticcio di Lory Del Santo e dei registi indipendenti: Paolo Riva non è solo un attore di culto, ma anche un personaggio di e da film, visceralmente legato alla sua Milano, dove è nato, vive e tramanda una storia cinematografica che sta per sparire…
Lo abbiamo incontrato proprio nel capoluogo lombardo, per sapere qualcosa in più sulla sua storia curiosa e come Milano abbia incontrato il cinema (e viceversa) dagli anni ’70 ad oggi.
Già il nostro luogo di incontro, piazza Fontana, scatena i ricordi di Paolo Riva, sul duplice binario cinematografico e metropolitano:

Paolo Riva: E’ un piacere essere qui con te. Proprio in questa piazza tristemente nota per la bomba del ’69 è ambientato il film di Giordana Romanzo di una strage, in cui ho interpretato una piccola parte. Ricordo che abbiamo girato di notte, in aprile, era un set molto suggestivo con auto d’epoca e i taxi neri e verdi di una volta. Da appassionato le guardai a lungo, e notai che avevano le targhe completamente nuove, composte solo da numeri, senza lettere.
Curiosando dietro le quinte trovai l’aiuto regista che metteva con un trapano delle targhe fintamente d’epoca, con numeri inventati, su auto noleggiate. L’ho “scoperto”, e ho pensato che la magia del cinema a volte diventa un po’ forzata… Forse non avrei dovuto svelarlo, eh? (ride)

MaSeDomani: Oltre a Giordana, hai lavorato con molti grandi registi. Qual è stata l’esperienza più interessante?

Paolo Riva: Porto nel cuore la collaborazione con Pupi Avanti, per il documentario Un Viaggio Lungo Cent’Anni, uscito l’anno scorso in concomitanza di Expo. Fu una parte conquistata coi denti, dopo un casting a cui andai quasi improvvisando. Pupi saprebbe far recitare bene anche i sassi e questa è una capacità rara, propria solo dei più grandi. Si dice l’avesse anche Vittorio De Sica, che sapeva far recitare anche i bambini, una delle cose più difficili.
E Avati è così, ti accompagna mentre reciti, ti accompagna e sostiene come durante una corsa, ed è molto genuino anche quando si arrabbia, trasmette sincerità e trasparenza.
Mi ha fatto fare la parte di un meridionale, avevo preparato il siciliano, all’inizio non voleva, poi gli ho rotto le scatole talmente tanto che ha apprezzato la mia prova e mi ha preso. Abbiamo recitato tra viale Padova e viale Monza.
Lui fa sempre film intelligenti e non si è mai svenduto a soggetti “bassi”, per me è un Maestro.

MaSeDomani: Sbarazziamoci del politically correct. Un regista che invece ti ha deluso…

Paolo Riva: Credo Ermanno Olmi. Sia chiaro, lo amo come regista, il suo è un tocco originale e poetico. Ma il mio incontro con lui non fu dei migliori: nelle interviste diceva delle belle cose, come sostenere e promuovere i giovani, ma quando molti anni fa lo incrociai al Teatro Piccolo di Milano e gli lasciai il mio curriculum, lui si rifiutò dicendomi che sarebbe stato inutile e che aveva smesso di fare film. Fui insistente, ma lui fu irremovibile. Dopodiché Olmi girò altri 4 film, con quasi solo grandi attori affermati per giunta, quindi che posso dire? Non il massimo della coerenza.

L'attore Paolo Riva

L’attore Paolo Riva

MaSeDomani: Milano non è solo la tua città, è anche la città in cui hai mosso i primi passi da attore.

Paolo Riva: Esatto. E’ iniziato tutto circa 11 anni fa, rispondendo a un casting che si teneva nella mia zona, Porta Romana. Si trattava di un film che si chiamava Il Vangelo Secondo Precario. Il primo casting andò bene e fui dentro. La mia ragazza di allora mi disse: “scegli, o me o il cinema”. E così, senza nessun dubbio, ho trasformato la passione in professione.
Era una speranza che mi portavo dentro da diversi anni, anche se per vivere ho dovuto fare i lavori più diversi e assurdi. Ma sapevo che prima o poi sarei finito nel cinema…

MaSeDomani: I luoghi di Milano sono comparsi spesso sul grande schermo…

Paolo Riva: Milano è un ottimo set, purtroppo non abbastanza valorizzato. Si è data scarsa visibilità e importanza a Milano, soprattutto rispetto a Roma. In uno dei miei film preferiti in assoluto, Rocco E I Suoi Fratelli di Visconti, compaiono diverse parti di milano, come la palestra della Lombarda, società di pugilato di quei tempi, dove si allena il protagonista, o la lavanderia di Porta Romana, che esiste ancora, utilizzata per la scena con Claudia Mori e Milena Vukotic, entrambe giovanissime.
Cito anche i poliziotteschi perché ci hanno mostrato un lato di Milano che pochi conoscono ma che c’è. Un lato di affascinante degrado. Penso a Milano Calibro 9 o La Mala Ordina, girati tra Duomo, ai piedi della Torre Velasca, o alle ex Varesine in zona Repubblica.
A proposito, ora quella zona è piena di grattacieli, ci tengo a dire che li trovo una schifezza urbana che toglie il sole. Prima lì c’era un grande spiazzo, in cui negli anni ’30 e ’40 c’erano le ferrovie di Milano, coi treni che portavano a Varese, da qui il nome.
Una volta eliminate, ci hanno messo un luna park di gitani doc, tappa fissa dopo la scuola per i ragazzini milanesi. Quel lunapark compare ne La Mala Ordina, in una grandissima scena di inseguimenti.

MaSeDomani: A proposito del capolavoro di De Leo, so di un tuo leggendario incontro con una comparsa speciale…

Paolo Riva: Sì, un giostraio dell’idroscalo. I lunapark sono un ambiente che mi affascina, come succedeva a Fellini, sento quell’illusione di felicità facile ed effimera, l’accontentarsi con poco, con giochi artefatti… Dunque, casualmente conobbi questo vecchio giostraio zingaro, gli dissi che quel luogo sarebbe un set perfetto per un film e lui mi rispose che lo avevano fatto davvero e che lui era comparso sullo schermo nei panni di se stesso.
Pensavo fosse una balla, poi ho scoperto che era davvero comparso ne La Mala Ordina, che i produttori avevano affittato la sua giostra come set e fu dunque testimone e parte di un grandissimo film milanese.

MaSeDomani: E se Paolo Riva fosse un regista, in quale posto di Milano ambienterebbe una scena memorabile?

Paolo Riva: Sono legato molto ai giardini di Porta Venezia, per me è un luogo mitico, storico, col museo di storia naturale che fu bombardato durante la guerra e il planetario. L’unica cosa che hanno tolto è lo zoo: era una vera giungla in città, senza entrare nel merito della questione se fosse giusto dal punto di vista degli animali, per gli occhi e le orecchie di un bambino era un sogno vederli, sentire i ruggiti passando nel quartiere. I milanesi della mia età lo ricordano con tanta nostalgia…

Le voliere dello zoo di Milano negli anni 50 - intervista a Paolo Riva

Le voliere dello zoo di Milano negli anni 50 (Fonte)

MaSeDomani: Rimanendo in area nostalgica: che ricordi hai dei vecchi cinema milanesi?

Paolo Riva: Dico che anche sotto questo aspetto Milano ha subito un ricambio quasi totale. Negli anni ’70 ricordo con maggior affetto il cinema Minerva, con questo nome mitologico, un cinemaccio a Porta Romana, in via Crema, dove ora c’è un orrido palazzo, aveva spettacoli di seconda e terza visione, con biglietti “friabili”, poltrone di legno duro e una cortina pazzesca di fumo all’interno.
Davano questi film un po’ di serie B, tipo emuli di Bruce Lee. Non era più L’Urlo di Chen, era L’Urlo di Chin Chong. Le copie delle copie, uomini volanti dappertutto.
C’era anche un cinema in piazza Missori, dove vidi due miei cult: Ecce Bombo di Moretti e Piedone a Hong Kong con Bud Spencer.
In generale, rimpiango i tempi dei cinema a una sala, detesto i multisala, sembrano supermercati con svendita di film, senza traccia di poesia.
Prima di chiudere, i cinema che ho menzionato divennero cinema a luci rosse, esclusivamente per poter campare, tirare avanti, ed è triste.
Peggio è capitato al cinema Astoria, con questo nome da albergo di riviera, che esiste ancora come edificio, ma è stato convertito in locale da happy hour minimalisti, da orridi aperitivi. Ogni volta che ci passo davanti, soffro.

MaSeDomani: Tre film che hanno spinto Paolo Riva a darsi al cinema?

Paolo Riva: Altrimenti Ci Arrabbiamo, 1974, con Bud Spencer e Terence Hill. Ero un bambino coi genitori separati, soffrivo e cercavo una figura paterna. In questo film loro erano due “fighi”, che prendevano il mondo così, risolvendo le cose divertendosi, a volte a cazzotti, mi sarebbe piaciuto un secondo papà come loro. E le musiche erano stupende.
Poi metto lo Zorro degli anni ’50: un paladino con stile e classe, sempre con il sorriso. Era un eroe diverso, che ci vorrebbe anche ai giorni nostri.
Infine un film più maturo, crepuscolare, una riflessione sulla vita: Nosferatu di Murnau. Amo tanto Murnau, lo imporrei a scuola come visione, L’Ultima Risata o Tabù sono capolavori.
Penso che il cinema in quel periodo abbia raggiunto il top, Nosferatu è molto più di un film sui vampiri, è un’indagine sul lato oscuro dell’animo umano, una ricerca continua negli abissi più profondi. Murnau ha portato sullo schermo quell’introspezione che facciamo tutti noi, a volte, prima di dormire…

Ma tre sono pochi, mi concedi un extra?

MaSeDomani: Solo perché sei tu…

Paolo Riva: Allora dico King Kong del ’32! Grandioso, un film che racchiude tutto: il fantastico, una riflessione sull’animo umano, sull’amore vero, “bestiale”, che va oltre tutto per donarsi disinteressatamente all’altro.
Poi ha effetti speciali affascinanti, scenari di paesaggi esotici, la stop-motion… Rimasi a bocca aperta.

MaSeDomani: E’ bello che citi film appartenenti a generi completamente diversi. Tu stesso hai recitato in film di estrazioni diversissime. Ma c’è un genere con cui non ti cimenteresti neanche per tutti i soldi del mondo?

Paolo Riva: Il porno? (ride) Che comunque non considero arte. L’eros sì, ma dovrebbe avere un fine, un significato, spiegare il funzionamento o le fissazioni dell’essere umano. Ho guardato qualche film di Tinto Brass ma mi sembrava era un erotismo ripetitivo, stancante, non mi dava molto.
Meglio l’erotismo di Emmanuelle Nera, mi sembrava descrivesse un modello di donna che unisse i desideri, i sogni di entrambi i sessi…
Mi piacevano anche i film di Lino Banfi con Gloria Guida, un erotismo casereccio, con una funzione di sfogo. Beato Johnny Dorelli!

MaSeDomani: Faresti un musical?

Paolo Riva: Mi piacerebbe tanto! Mi hanno detto che sono intonato e con qualche lezione potrei farcela. Non mi tirerei indietro, sarebbe una sfida. Cantare e ballare…
Vorrei anche fare un western. Ecco, un western musical sarebbe perfetto, alla Sette Spose Per Sette Fratelli. Anzi, se senti in giro che c’è un casting del genere, chiamami subito!

Paolo Riva sul set della serie The Lady

Paolo Riva sul set della serie The Lady

MaSeDomani: Non posso non chiederti della tua partecipazione alla mitica serie web “The Lady” di Lory Del Santo…

Paolo Riva: Risposi all’annuncio di un casting con pochissime informazioni. Cercavano persone “strane”, il mio monologo è piaciuto e così mi hanno preso.
Come ricorderai, il programma tv de Le Iene aveva intrufolato un loro attore nel casting, attore col quale recito la mia parte. E di conseguenza sono finito non solo in The Lady, ma anche a Le Iene.
Ci tengo a sottolineare la professionalità di Lory: è stata un esempio, scrupolosa e molto professionale. Ci siamo piaciuti subito, tanto che mi ha chiesto di doppiare ulteriori personaggi, così ci siamo ritrovati qualche tempo dopo…

MaSeDomani: In chiusura, progetti presenti e futuri di Paolo Riva…

Paolo Riva: Ho appena girato a Napoli un film fantascientifico, un po’ cibernetico, sulla realtà virtuale, mi è piaciuto molto.
Poi a breve uscirà Non Nuotate In Quel Fiume 2 di Roberto Albanesi, col quale ho in cantiere anche un nuovo progetto, un po’ diverso come soggetto rispetto ai due horror, rifletterà sulla condizione umana…
Ah, a breve farò un casting per una parte, quella di un maniaco… Con la mia faccia, mi cercano spesso per ruoli simili, anche se nella vita sono la persona più pacifica e pacata del mondo… Faccio una parte simile anche in The Cage, un film diretto da Fabio Bastianello e uscito quest’anno al cinema, una storia molto cruda che parla di combattimenti da strada, nella “gabbia” appunto, senza regole… Il mio personaggio è malvagio e compare in mutande e guanti gialli di gomma. Molto trucido, sono sicuro ti piacerà.

Luca Zanovello