YAKUZA APOCALYPSE: la mafia coi denti aguzzi di Takashi Miike

Recensione di YAKUZA APOCALYPSE, il film di Takashi Miike in home video dal  25 maggio 2017.

La cover del DVD del film Yakuza Apocalypse

“Volevo avere la conferma di essere ancora in grado di girare un film come quelli all’inizio della mia carriera”, dice il leggendario autore giapponese Takashi Miike nel dietro le quinte di Yakuza Apocalypse, sua novantaseiesima (avete letto bene) regia.
Ed è evidente questo approccio nelle due ore della pellicola, ricchissimo banchetto colmo delle pietanze che hanno reso Miike filmmaker di culto, seguendo pedissequamente le logiche di genere o, per meglio dire, “di generi”.
L’ascesa del virgulto yakuza Kageyama (Hayato Ichihara) è un folle lunapark in cui Miike concilia a modo suo vampiri e arti marziali, criminalità organizzata e scorribande pulp. Con la sregolatezza dei suoi primissimi lavori, ma anche l’ipertecnicismo maturato in una carriera trentennale.

Il plot, arguto pretesto, ci dice che il potentissimo boss Kamiura (Lily Franky, visto di recente nel meraviglioso Ritratto Di Famiglia Con Tempesta), è in realtà un’entità vampirica e, quando viene brutalmente ucciso dagli emissari di un misterioso sindacato, passa in extremis i suoi poteri soprannaturali al prediletto allievo Kageyama.
Quest’ultimo diventa dunque l’uomo più temuto della mafia giapponese, ma anche il nuovo obiettivo degli assassini del suo maestro.
Quali migliori presupposti, allora, per una sanguinosa vendetta in stile asiatico e per la parata delirante dei personaggi schizoidi di Miike?

Yakuza Apocalypse è dunque per stessa ammissione del suo creatore un auto-tributo, in un ritorno al passato con un budget rasoterra e nessuna riflessione o pretesa, se non quella di riaffacciarsi sui bassifondi della criminalità organizzata giapponese e sfogare il promesso gavettone di sangue.
Che arriva, insieme a una dose massiccia di combattimenti, katanate e surreali mascotte zooformi.
Il fan service di Miike è un densissimo contenitore di j-madness, un sovraccarico calorico e caricaturale, appagante e profano come una pizza Domino’s: estremismi criminali, stunt pirotecnici, boss e santoni, uomini-rana ipnotisti e uomini-papero killer, e molto altro ancora.
E’ il ritorno del Miike carnevalesco e sopra le righe di Dead Or Alive (1999), distantissimo anni luce dalla sofisticata analisi (dis)umana dei suoi giorni migliori (leggi, ad esempio, Visitor Q o Audition).
La logica conseguenza dei presupposti del film, che della questione vampiri parla poco e aggiunge nulla, è una gustosa baracconata che però rischia di non sortire alcun effetto al di fuori della cerchia dei maniaci del genere.
Tanto “inutile” quanto sfizioso, con la sicurezza tecnica e spudorata di una delle menti più genialmente dissociate della storia del cinema, Yakuza Apocalypse è caffeina per gli amanti del cinema bizzarro, suppellettile kitsch per tutti gli altri.

Il lussuosissimo footage dietro le quinte, che va a comporre l’ora larga del making of Yakuza Apocalypse, dimostra la minuziosa, maniacale produzione di Takashi Miike, svela la realizzazione delle scene più insolite e condivide le inevitabili, dilaganti risate su un set completamente fuori di testa.

Luca Zanovello

n.d.r. il film Yakuza Apolcalypse è disponibile su Amazon grazie a Midnight Factory 
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