Recensione di Corniche Kennedy il film di Dominique Cabrera al cinema dal 15 giugno 2017.
La Corniche Kennedy è una strada. Cinque chilometri di litoranea a strapiombo sul mare, dall’ansa dei Catalans al Parc Balnéaire du Prado, nella città di Marsiglia. Una meraviglia agli occhi di chi è alla ricerca di una passeggiata con vista; e una meraviglia per chi vuole provare il gusto (malsano) del proibito. È – purtroppo – altresì nota per le bravate che durante la bella stagione i ragazzini compiono, tuffandosi dagli scogli più alti sin giù nelle acque cristalline e profonde del Mediterraneo.
La Corniche Kennedy è anche un romanzo. È un romanzo nato dalla penna di Maylis De Kerangal, già autrice di altre pagine arrivate recentemente nei nostri cinema, quelle di Riparare i Viventi. La scrittrice qui ci porta sulla Corniche, ci fa vestire la pelle di un gruppo di adolescenti e ci fa respirare la loro estate, costellata di brividi e amori, in attesa di trovare il senno e la via adulta.
Oggi Corniche Kennedy diventa un lungometraggio. Dietro la macchina da presa c’è Dominique Cabrera (Ça ne peut pas continuer comme ça!), alla quinta prova in regia e al suo ritorno ai film di finzione. Il risultato è un racconto innocente e vibrante.
Siamo a Marsiglia, sulla Corniche e Suzanne (Lola Créton, Un amour de Jeunesse) è una liceale svogliata e sola che subisce il fascino di un manipolo di coetanei in arrivo da un quartiere in cui rimanere lontano dai guai è pressochè impossibile. La giovane non riesce a trattenersi: li approccia, li sfida, s’impone e fa breccia nei cuori di molti, forse troppi, coetanei. Con loro inizia a scoprire la fiducia in sé stessa e negli altri e a nutrirsi di un’energia primordiale, inebriante e pericolosa (non solo per i suoi esami di maturità). Senza pensare al domani, assaporando ogni attimo, famelica di emozioni sempre più forti, Suzanne per la prima volta prende la vita di petto. Sarà indimenticabile.
Immaturi, ai nostri occhi discretamente folli, con la necessità di sentirsi grandi, Suzanne e i suoi nuovi amici continuano a tuffarsi e a compiere una serie di atti sconsiderati, spesso ai limiti della legalità, che meriterebbero una sonora ramanzina, ma che non ci impediscono di fare il tifo per loro. Non possiamo, infatti, fare a meno di perdonarli anche quando dovremmo traformarci in un genitore inflessibile e infliggere una punzione a dir poco esemplare. Ma la maggior parte di questi giovani arriva da situazioni di disagio, è più matura dei nostri vicini di casa e ogni loro gesto, e sguardo, ci rammenta le urgenze tipiche di quell’età. Non sappiamo resistere.
La pellicola della Cabrera è una sorpresa. È semplice, diretta e sincera. È sensuale ma non volgare. Intreccia con equilibrio eccessi e dolcezza. È coinvolgente e nostalgica. E molto del trasporto che proviamo è merito proprio della regista. È merito del ritmo, che ha saputo imporre alla narrazione; delle inquadrature, che svelano dettagli preziosi; degli occhi, da cui ha fatto affiorare quell’innocenza destinata a perdersi nelle pieghe del tempo; della predilezione per i colori caldi, mai abbaglianti. La sua è un’opera intima, reale, in grado di farci tremare e sperare. Quanta attenzione…
Corniche Kennedy, dopo l’anteprima italiana al Bergamo Film Meeting dello scorso marzo, arriva ora nei cinema. Si tratta di un piccolo film che parla di amore, di vita, di Marsiglia. Risveglia ricordi e istinti antichi. Al posto di essere cinico e crudele sceglie la poesia e l’umanità. Non manca di saggezza, quella che va oltre le regole e, dalla notte dei tempi, ha moderato meravigliosamente i rapporti tra le genti.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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