Mi capita sempre più spesso di sentire discorsi su mostre o musei “vecchi e noiosi”. E purtroppo talvolta finisco con il trovarmi d’accordo.

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Espinasse31 – opere di Favio Rossi

Ma la colpa, a differenza di ciò che possiamo pensare, non è del curatore, delle opere, degli artisti – o non solo. La colpa principale è nostra. Noi spettatori che varchiamo la soglia dell’esposizione di turno infilandoci la maschera del bambino ribelle gettato a forza nella vasca da bagno la domenica mattina. La colpa è nostra perché ci siamo abituati a guardare l’arte con gli occhi con cui si guarda una reliquia: da lontano e con un misto di venerazione e timore.

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Espinasse31 – opere di Carlos Cesar Alves

Non ci interroghiamo, non ci facciamo domande: partiamo dal presupposto che quella cosa lì (e se si tratta di arte iper-contemporanea quella strana cosa lì) che ci troviamo davanti è incomprensibile e inarrivabile proprio perché arte. Ovvio che risulta tediosa: può anche essere piacevolmente estetica, ma in fondo non ci riguarda, dunque ci annoia.

Sbagliato. L’arte è e deve essere qualche cosa che ci tocca profondamente. L’arte è espressione dell’uomo, è la maniera in cui l’essere umano tenta di dare forma a quel groviglio di passioni e sentimenti che ci abitano dentro. Perciò eccome se ci riguarda: è profondamente, essenzialmente umana.

E può essere anche divertente. Soprattutto quando estrapolata dall’atmosfera irrigidita e inamidata del vecchio museo. A partire dalla location: per esempio quello di una casa per l’arte, uno spazio condiviso e confortevole dove diversi artisti danno luce alle proprie opere. Passando per l’atmosfera: conviviale, serena, allegra, brulicante come un pranzo in famiglia.

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Espinasse31 – abito di Caterina Crepax

E infine per le opere: nessuna barriera o transenna, arte da guardare tanto vicino da sfiorare con il naso o abbastanza lontano da assaporala tutta con un unico sguardo, a seconda di come chi guarda ritiene sia meglio.

Espinasse31 è un po di tutto questo. Si tratta di una nuova realtà artistica milanese che ha aperto da pochissimo i battenti e che ho visitato qualche giorno fa in occasione dell’inaugurazione.

Esposte si incontrano le opere di cinque artisti internazionali molto diversi tra loro che si ritrovano a convivere come membri di una famiglia in composizone.

Caterina Crepax è la prima che incontro. I suoi lavori, accomodati nelle diverse stanze, sono delle bellissime statue fatte con carta di ogni genere: da quella di giornale alla carta di riso, dalla velina al cartone colorato, fino ad arrivare ai pirottini (vuoti, ahimè) dei pasticcini. Figure femminili sospese tra il fascinoso mondo della moda e il più filosofico mondo della scultura. Abiti a tutti gli effetti, con particolari ricercati e morbide pieghe modulate su forme lasciate vuote. Come eleganti crisalidi: memorie di donne che le hanno abitate in epoche passate e che mutando forma hanno lasciato la propria traccia. Un’idea della moda, a mio avviso, tanto antica e moderna insieme da risultare costantemente attuale.

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Espinasse31 – Flavio Rossiall’opera

Uno tra gli aspetti migliori della famiglia è la collaborazione. Accovacciato a terra, intento a lavorare, incontro Flavio Rossi. È chino su un lavoro di Caterina, che sta riempiendo di colore con bombolette e pennelli. Sopra la sua testa scorgo alcune delle sue opere precedenti: grandi tele piene di cielo e personaggi persi in situazioni assurde.

Proseguo tra le opere e presto mi imbatto in un altro artista, Carlos Cesar Alves. Carlos è brasiliano: l’ho letto sulla sua biografia, ma il calore umano e l’allegria che trasudano dalle sue opere non avrebbero comunque lasciato adito a dubbi. Colore, vivacità, equilibrio, voglia di vivere.

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Espinasse31 – Caterina Crepax con “Ventania”

Ma qui scopro che Carlos ha anche un’altra storia da raccontarmi: i suoi smalti brulicanti di sfumature nascondono in realtà una mancanza. Carlos infatti è nato senza le celle della retina che permettono agli occhi di distinguere i colori, quindi la fonte di tanta caleidoscopità, in realtà, abita un mondo in bianco e nero. La bellezza del’arte è anche e soprattutto questa: le storie di vita e di contraddizioni che la generano.

Ricordiamocelo.

INFORMAZIONI UTILI
sito web: Espinasse31
indirizzo: viale Espinasse 31, Milano