Recensione di WHITNEY – Can I be me?

Un documentario crudo e toccante sulla fragilità di una donna straordinaria. Al cinema dal 24 al 28 aprile.

La locandina del film WHITNEY – CAN I BE ME?

Whitney: Posso essere me stessa?

Whitney Houston, una delle artiste di maggior successo di tutti i tempi, liste infinite di premi, di riconoscimenti, di album venduti, di brani al primo posto delle classifiche di tutto il mondo. Una realtà fatta di conti in banca milionari, folle in delirio ad ogni suo concerto, fan che la adorano e che la seguono ovunque. Una vita perfetta, un sogno.

Tutto questo non è però che il quadro dietro al quale si svolge la vera storia di Nippy, ragazza bellissima e timida di Newark, New Jersey, dal talento straordinario, da una voce senza uguali ma al tempo stesso dalla forte insicurezza, dal bisogno di essere circondata da affetti sinceri e dalla voglia, spesso frenata, di essere se stessa.

Come molte storie di star, anche questa punta i riflettori non tanto sulle innumerevoli hit ma sul backstage dei suoi show, con immagini mai viste prima, che sono però anche il backstage della sua vita perchè Whitney era così, viveva tutto a 360 gradi, dava tutta se stessa al suo pubblico così come alla sua famiglia ed ai suoi amici più stretti.

Una scena del film WHITNEY – Photo: courtesy of Eagle Pictures

Come spesso accade, però, alcune esistenze straordinarie sono destinate a pericolose discese agli inferi proprio a causa delle persone più vicine, che sarebbero dovute essere di fiducia. Ognuno infatti, alla fine, voleva la sua fetta di torta e nessuno ha mai fatto niente per evitare l’autodistruzione di una donna tanto fuori dal comune quanto fragilissima.

Questo documentario è quello che il regista Nick Broomfield ed il regista di video musicali Rudi Dolezal realizzano per la BBC, puntando sugli alti della carriera della Houston ma scavando contemporaneamente tra le cause della sua fine prematura, sia personale che professionale, vedendola morire all’età di soli 48 anni. Il film passa sotto la lente ogni aspetto della vita della cantante: la sua adolescenza, le sue origini, la comunità nera da cui proviene e che a un certo punto l’ha allontanata, la sua famiglia, la droga, la religione, la sua sessualità, le sue amicizie controverse, il suo matrimonio burrascoso che non ha mai mancato di fornire titoli ai magazine di gossip, l’amore incondizionato per una figlia che purtroppo non ha conosciuto una fine migliore, insomma, niente viene tralasciato.

Una scena del film WHITNEY – Photo: courtesy of Eagle Pictures

Insieme alle immagini di repertorio il docu-film di oggi raccoglie le testimonianze dirette di amici, collaboratori, musicisti e dipendenti che hanno vissuto per anni con l’artista e che condividono sullo schermo la loro esperienza ed il loro punto di vista. Dalle interviste scaturisce un unanime apprezzamento ed amore, non c’è mai una parola negativa ma anzi si percepisce una forte empatia che fa capire quanto fossero reali e positivi i legami che la cantante aveva instaurato con chi la seguiva nei tour e nel suo percorso musicale.

In conclusione, Whitney – Can I be me? è un lavoro crudo e diretto che alterna le luci della fama al buio della realtà dell’anima della protagonista, che è andata incontro al suo destino come un treno che deraglia a tutta velocità e non può essere fermato, un destino che sarebbe potuto essere diverso se solo fosse stata aiutata e capita.
Siamo difronte ad un film che cerca di rivalutare una figura che troppo spesso, dopo la sua morte, è stata frettolosamente catalogata come “l’ennesima cantante che faceva uso di droghe e che se l’è cercata”. Definizione certamente semplicistica e riduttiva, soprattutto immeritata da chi alla musica ha dato tutta se stessa.

Anna Falciasecca

n.d.r. Whitney sarà in sala  da lunedì 24 aprile al 28. L’elenco dei cinema aderenti è disponibile sul sito www.eventowhitney.it

 

Leave a Comment