Recensione del film BOSTON CACCIA ALL’UOMO con Mark Wahlberg, al cinema dal 20 aprile.
Il Patriots Day è una festività celebrata il 3° lunedì di aprile di ogni anno negli Stati del Massachusetts, Maine e Wisconsin, nata per commemorare l’anniversario delle battaglie di Lexington e Concord del 19 aprile 1775, che segnarono l’inizio della Guerra di Indipendenza americana. Il Patriots Day è famoso anche per le manifestazioni sportive che si tengono in questa data: è infatti il giorno in cui tradizionalmente si corre la Maratona di Boston e nello stadio di casa del Fenway Park i Boston Red Sox giocano una gara del campionato di football.
E’ insomma una vera giornata di festa per famiglie, tutta hot dog, birra e allegria, che alle 14:49 del 15 aprile 2013 venne funestata da un feroce attentato. 2 ore dopo l’arrivo dei primi atleti, quando era la volta dei dilettanti, due bombe artigianali – pentole a pressione riempite di esplosivo, chiodi, pezzi di ferro e sferette metalliche, innescate da timer da cucina, contenute in zaini abbandonati a terra – esplosero a 12 secondi e a 170 metri l’una dall’altra, in mezzo al pubblico assiepato lungo il percorso. Morirono due donne e un bambino di 8 anni, ci furono 264 feriti, 14 dei quali dovettero subire l’amputazione di una o di entrambe le gambe.
Nel giro di un’ora le forze dell’ordine cittadine unite con l’Fbi in una task force di oltre mille uomini erano al lavoro sulle prove. Grazie all’analisi di centinaia di riprese di tv, telecamere del traffico e cellulari e ad alcune testimonianze, i responsabili furono identificati in brevissimo tempo. Dopo 2 soli giorni furono diffuse ai media le foto dei sospettati e subito arrivarono delle telefonate che davano loro un nome: erano due fratelli di origine cecena, il 20enne Džochar e il 27enne Tamerlan Carnaev. Datisi alla fuga attraverso il MIT, i due uccisero un poliziotto del campus che forse li aveva riconosciuti; poi abbandonarono la loro auto e presero in ostaggio uno studente cinese e il suo suv. Il ragazzo riuscì a liberarsi e a fornire alla polizia ulteriori informazioni: quella di Boston era stata solo una prova generale, i terroristi erano diretti a Manhattan, per fare esplodere bombe simili a Times Square.
Identificati dalla targa, poche ore dopo nel sobborgo di Watertown furono coinvolti in una sparatoria in cui Tamerlan restò ucciso, mentre Džochar riuscì a fuggire a piedi. Il Sindaco di Boston e il Governatore del Massachusetts, di comune accordo, blindarono la città: trasporti pubblici sospesi, scuole, uffici e negozi chiusi fino a nuovo ordine, e nelle strade deserte migliaia di agenti passarano al pettine fitto tutte, ma proprio tutte le case di Watertown. Alle 18.00 del 19 aprile un vecchio signore segnalò che strani rumori provenivano da sotto il telo che copriva la sua barca. Avrebbe potuto essere un gatto randagio, invece era proprio Džochar, che venne subito arrestato. La caccia all’uomo era durata esattamente 100 ore.
Finora vi ho raccontato i fatti, ora veniamo al film. Per una volta non vi tocca subire le mie lamentazioni sul fatto che i distributori italiani cambiano i titoli, spesso stravolgendoli. Bene ha fatto qui la 01 a trasformare l’originale PATRIOTS DAY in BOSTON CACCIA ALL’UOMO, e per due ragioni. La prima è che Patriots Day è il nome di una festa nazionale americana, mentre per noi quel titolo farebbe incasellare questa pellicola nel fastidioso genere a cui appartengono tanti mediocri e inutili film dai molto poco realistici eroi ammazzatutti, da AIR FORCE ONE ad ATTACCO AL POTERE.
La seconda è che, nonostante qualche spezzone di tg e le foto dei veri protagonisti sui titoli di coda, questo non è un docu-drama, e anche se ha ambizioni di ricostruzione storicamente fedele non le porta a buon fine. Lo sceneggiatore e regista Peter Berg non fa poi alcun tentativo di ipotesi su come due giovani accolti da bambini come profughi russi, cresciuti in America, che avevano studiato nelle sue scuole, uno addirittura sposato con un’americana, potessero essere diventati in 12 anni dei musulmani fanatici, così radicalizzati da progettare un attentato di tale gravità. Niente di tutto ciò, PATRIOTS DAY è da prendere semplicemente come un action ben fatto.
Alcuni dei personaggi sono reali: Kevin Bacon interpreta il capo della task force, l’efficientissimo agente dell’Fbi Richard DesLauriers, che appena due anni prima era riuscito ad incastrare Jimmy “Whitey” Bulger, il capo della Boston Mob (ricordate BLACK MASS con Johnny Depp) e il corpulento John Goodman è l’altrettanto massiccio Commissario di Boston Ed Davis. J.K. Simmons è l’anzianotto ma ancora efficiente Jeffrey Pugliese, poliziotto della tranquilla Watertown, dove al massimo si facevano multe per divieto di sosta o si raccattava qualche ubriaco il sabato sera, che si trova a doversi improvvisare pistolero e riesce a colpire uno dei due attentatori.
E’ fittizia invece la figura dell’instancabile protagonista Sergente Tommy Saunders, interpretato da Mark Wahlberg. E’ un mix di personaggi reali, ispirato ad un agente per la prima parte del film, quella dell’inchiesta, ad un altro per la parte dell’inseguimento, ad altri per le caratteristiche caratteriali; ha il difetto però di risultare artificioso proprio perché troppo onnipresente: ovunque succeda qualcosa – perquisizioni, inseguimenti, arresti – lui c’è. E’ un po’ sprecata Michelle Monaghan nel ruolo breve e per nulla approfondito di sua moglie Carol.
Pur con qualche difetto di superficialità, che non ci si aspetterebbe in un film di 130 minuti, BOSTON CACCIA ALL’UOMO è un’opera onesta. Ogni tanto l’autore si fa lo sgambetto da solo, ad esempio inserendo episodi strappalacrime del tutto superflui che rischiano di minare l’asciuttezza del racconto, che in alcuni momenti ha doti di vero thriller. Peter Berg ha scritto e diretto una storia che è soprattutto un’ode alla città di Boston, che in un’occasione così tragica non si è arresa e si è compattata intorno alle forze dell’ordine, permettendo di giungere a tempo di record all’arresto dei colpevoli.
Due particolari che me l’hanno fatto apprezzare. Il primo: pur avendo avuto la massima collaborazione del Comune il film non è stato girato nella città di Boston. I costi di produzione sono saliti di molto, ma tutte le scene dell’attentato e degli scontri a fuoco successivi sono stati ripresi all’aperto ma altrove, tra ricostruzioni reali e in CGI. Erano passati solo 3 anni e non si è voluto sottoporre la cittadinanza al trauma di rivedere sul posto, anche se per finta, quelle scene dolorosissime. Il secondo: ci sono prima lo stupore e la rabbia, poi il desiderio di giustizia (non di vendetta), ma al contrario di quel che temevo prima della visione, non si grida mai al musulmano terrorista. Segno che, all’opposto di certi personaggi nostrani, si può essere patrioti e non avere preconcetti.
Marina Pesavento
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.