Un commento al film diretto da Maysaloun Hamoud al cinema dal 6 aprile 2017.
Tel Aviv. Sera. Un gruppo di amici balla in un club sino all’alba. Seguiamo due di loro sino a casa. Si chiamano Laila e Salma, sono giovani, belle e sembrano serene. Scopriremo presto essere invece fragili ma fortissime, grazie alla loro amicizia, e all’arrivo di una terza coinquilina, la mite Nour, in città per studiare e in procinto di sposarsi. Le tre sono: un avvocato che vince cause difficili contro uomini non adusi ad avere una controparte sui tacchi, la “ribelle” Laila; una dj-barista lesbica con una famiglia che cerca di combinarle un matrimonio, l’anticonformista Salma; e una studentessa, Nour, appunto, che sogna la laurea e la vita coniugale, ma presto scoprirà il lato meschino e intollerabile dell’integralismo.
Le tradizioni si scontreranno, infatti, con la determinazione e l’indipendenza delle tre ragazze, per nulla propense a svendere la propria individualità e asservirsi al volere di altri da sé.
In Between è l’opera d’esordio della regista Maysaloun Hamoud. Premiata a Toronto, San Sebastian e Haifa, la pellicola ci regala una storia di emancipazione e amicizia tutta al femminile nella cornice di una metropoli in costante fermento come Tel Aviv. Un luogo in cui convivono palestinesi e israeliani, una città “nel mezzo”, appunto, un ponte tra due culture, due tradizioni e due stili di vita. Ed è questo il posto ideale in cui donne come le nostre Salma, Laila e Nour, possono trovare una loro dimensione, esprimere sé stesse e lanciare un messaggio forte e chiaro alla società.
Il film è stato definito rock, non solo per la colonna sonora ma anche per il taglio e la scelta di proporre ben tre eroine. Fughiamo però subito qualche dubbio. Prima di tutto, non siamo difronte alla versione araba di Sex and the City. Della città si sente solo un lontano profumo e il focus non è la disinibizione sessuale di nessuno. Qui ogni sorriso cela una piccola o grande battaglia per un’uguaglianza/ una libertà che, sebbene dovuta, quando ottenuta è da difendere – costantemente – coi denti. Di sicuro, le donne sono apparentemente il sesso debole, nei fatti sono forti. Al contrario, sono gli uomini ad uscirne ammaccati: imbrigliati nelle abitudini e nelle tradizioni; ovviamente, per nulla inclini a perdere quei privilegi loro accordati da tempo immemore; e sempre pronti a sfoggiare il loro lato peggiore. Il lungometraggio, tuttavia, nei momenti più duri, non dimentica la speranza e l’amore, e lo fa proprio facendoli trapelare dalle parole di un padre protettivo o dai gesti bizzarri di un amico.
Interessante è vedere le tre protagoniste non scagliarsi contro tradizioni impolverate, e stereotipi degni di essere dimenticati in fretta, ma usare le proprie energie per andare controcorrente, per difendere il loro spazio, chiedendo al sistema di lasciarle in pace. E questa ricerca di accettazione, questa affrancazione in positivo, è uno dei punti di forza di un racconto che, senza strazio, è riuscito a toccare il cuore del pubblico femminile di ogni dove. In Between sceglie di non abbandonare mai Laila, Salma e Nuor sino al raggiungimento della meritata quiete, una quiete che sappiamo non indicare propriamente un happy ending.
Tradotto da noi in Libere, disobbedienti, innamorate – In Between, il film è arrivato nei cinema il 6 aprile. Abbiamo avuto occasione d’incontrare la regista e una delle attrici, Mouna Hawa, la nostra Laila, durante la loro tappa milanese (se avete voglia di scoprire qualcosa in più, qui trovate l’intervista) e il nostro consiglio ora non può che essere di non perdervi la visione.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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