La recensione al 5° capitolo della saga di UNDERWORLD: BLOOD WARS, al cinema dal 6 aprile 2017.

Il poster italiano del film UNDERWORLD: BLOOD WARS

Il poster italiano del film UNDERWORLD: BLOOD WARS

Non so se la saga di Underworld avrebbe avuto lo stesso successo se al posto di Kate Beckinsale in tutina di latex ci fosse stato Jack Black in canottiera, ma il tenebroso universo portato per la prima volta sullo schermo da Len Wiseman nel 2003 è ormai giunto al quinto atto, è innegabilmente una delle realtà fanta-action più interessanti del panorama e, conseguentemente, non sembra volersi fermare.
Così come non si arresta la millenaria lotta fra i Vampiri, nobili signori della notte, e i Lycans, predatori uomini-lupo che infestano il sottosuolo: l’ago della bilancia, nella guerra mostruosa e sanguinaria, è anche in Underworld: Blood Wars la vampira combattente Selene (la Beckinsale che, fisicamente, sembra “immortale” per davvero).
Oggi, il consiglio dei vecchi Vampiri è minacciato da una nuova, poderosa offensiva dei Lycans: con riluttanza, dopo averla bandita ed allontanata, le alte sfere vampiriche si trovano costrette a richiamare Selene per respingere la minaccia.
Ma, mentre la donna e il fidato ibrido David (Theo James, Divergent) tornano a corte, qualcuno trama contro di loro fuori (il potentissimo capolycan Marius) e dentro (la mistress-vamp Semira) la fortezza.
Sarà guerra totale, di sangue versato e succhiato.

Ed è un conflitto che si risolve, ma con ovvie parentesi lasciate aperte per il futuro, in poco più di un’ora e mezza scorrevole ed ispirata, che mantiene fino in fondo le promesse: quelle di una formula fanta-action in tinte nerissime e con qualche orlo gustosamente splatter.
Dopo un rapido riassunto delle puntate precedenti (più snello di altri casi, es. Resident Evil, agevolato dall’espediente del sangue che veicola flashback), la regista Anna Foerster ci proietta nell’azione in modo sorprendentemente fluente, forse anche grazie alla sua formazione “ritmica” da serie tv.
In un intreccio di lotte e sentimenti, inganni e alleanze, perdo il conto dei tradimenti come quando da piccolo guardavo Sentieri con mamma.
La differenza è che una buona scrittura e una fotografia tutt’altro che “smarmellata” tengono duro nei momenti più retorici, in attesa di quelli migliori. Che sono le mazzate, le trasformazioni (a proposito, la CGI non perde la bussola) e l’aura malvagia e di penombra che impregna da cima a fondo il film.
Prodotto più che buono per chi ama il genere fantasy, la declinazione tetra di vampiri, licantropi e relative dinastie ed eserciti, con l’intrigante bonus tecnologico-avveniristico da sempre marchio di fabbrica della serie di Underworld, funziona ancora.
Senza dimenticare una strizzata d’occhio ai fan del macabro, agli/le iper-ormonali (le bellezze bipartisan sono tante, sexy e fin troppo ammiccanti) e ad agganci al prossimo, inevitabile sesto capitolo.

Voto: 6,5/10

Luca Zanovello