Intervista alla regista Maysaloun Hamoud e all’attrice Mouna Hawa in occasione dell’uscita italiana del film Libere, disobbedienti, innamorate – In Between.
aMilano, Cinema Anteo, Lunedì 03 aprile 2017: incontrare Maysaloun Hamoud, regista del film arabo Libere, disobbedienti, innamorate – In Between e una delle sue attrici protagoniste, la giovane e strepitosa Mouna Hawa, mentre si dedicano con trattenuta gioia agli shooting fotografici e consegnano le loro parole agli intervistatori, fa capire quanto dietro a un racconto tutto al femminile ci sia non solo del talento ma un’urgenza e un senso di responsabilità che raramente si percepisce tra gli esponenti del cinema europeo.
Libere, disobbedienti e innamorate – In Between, nelle sale italiane dal 06 di aprile, parla di amicizia ed emancipazione femminile: il film attinge da esperienze personali?
Maysaloun Hamoud: Sì, molto personale! il progetto del film nasce e si basa sulla mia personale esperienza: conosco molte donne che vivono così, che cercano di costruirsi il loro futuro da sole. Le stesse attrici protagoniste sentono il bisogno di vivere in libertà il loro futuro. Ho quindi percepito la necessità di sottolineare l’assoluto bisogno, all’interno della nostra società, di parlare di questi diritti e di portare tutta l’attenzione possibile intorno ad essi. La mia esperienza nella realtà è molto vicina a quella delle ragazze del film e ho pensato che fosse questo il momento giusto per metterlo in scena sul grande schermo. Sì, era proprio il momento giusto.
Nel film si affrontano argomenti giudicati delicati come la libertà sessuale della donna, l’omosessualità e la violenza: quali difficoltà o resistenze ha incontrato all’uscita del film? (n.d.r. la regista e le tre attrici hanno ricevuto minacce di morte da un gruppo di integralisti islamici)
Maysaloun Hamoud: Il film non parla proprio nello specifico della libertà sessuale ma è uno degli argomenti, degli aspetti inerenti alla libertà in generale della donna: le persone che sono contro il mio film lo sono a prescindere dalle parti in cui si percepisce questo tipo di realtà. Sì, ci sono state molte persone che lo hanno bollato come un film pornografico, riferendosi in maniera specifica alla scena dello stupro. Non vorrei raccontare troppo ma è necessario specificare per poter rispondere alla sua domanda: quella scena è stata considerata una scena hot, e non per quello che esattamente è. C’è molta pazzia, esistono molte persone folli ma non è stata, per me, una sorpresa. Io vado avanti per la mia strada.
Secondo lei, quali sono gli stereotipi culturali e gli aspetti più intransigenti che dovrebbero cambiare in una società “in between” come quella descritta nel suo film?
Maysaloun Hamoud: Penso che tutti i film dovrebbero essere pensati e realizzati per abbattere gli stereotipi. Io ho cercato di fare proprio questo.
Il mio film parla di e per le donne arabe: non sappiamo che cosa potrà cambiare ma ciò riguarda tutti noi, tutto il mondo arabo. Le tradizioni fanno parte delle persone, della loro carne e del loro sangue, non tutto deve essere cancellato ma è doveroso sottolineare quello che non funziona. Prendiamo il gesto affettuoso del padre di Noor, il personaggio più anziano e ancorato al suo credo religioso: in lui ha prevalso l’amore famigliare, non le sue consuetudini.
Il padre di Noor è la figura maschile più positiva dell’intero film: è l’amore la chiave per l’emancipazione?
Maysaloun Hamoud: L’amore per una figlia e l’amore in generale può davvero aiutarci: c’è molto amore nel mio film. Bisogna superare la paura e la resistenza al cambiamento, bisogna aprire il proprio cuore: sarà meraviglioso cambiare. Potremo giovarne tutti: uomini, donne, ebrei, arabi…..
Ho letto che il film è il primo di una trilogia: sarà la continuazione di Bar Bahar? (n.d.r. il titolo originale di Libere, disobbedienti, innamorate – In Between)
Maysaloun Hamoud: Sì, ci saranno presto altri due film ma non saranno una continuazione. E parleremo sempre di donne. C’è ancora molto, molto da raccontare!
Leila è la più ribelle tra le tre ragazze protagoniste ed è per loro un punto di riferimento: a chi o cosa si è ispirata per la sua ottima prova d’attrice?
Mouna Hawa: Leila è un personaggio e una donna davvero interessante e ho cercato di trovare la giusta chiave per interpretarla. Non ci sono molte similitudini tra la mia vita e la sua ma tutte e due partiamo dalla medesima base: la libertà, l’indipendenza, il forte senso di responsabilità, la ricerca e il bisogno di amore. Leila ha un cuore grande, si prende molta cura delle persone che le stanno intorno e questo è il nucleo che abbiamo maggiormente in comune. Ho preso quindi questo aspetto e ho cercato di trovare piccoli dettagli nel look, nel modo di fumare, di parlare, anche di bere. Una specie di Mouna ma più emancipata! (n.d.r. sorride a lungo) Ho preso molto da lei, ho preso anche il suo coraggio. Non si vede molto spesso nel cinema palestinese questa tipologia di donna e ho sentito quindi molta responsabilità nell’interpretarla e volevo farlo bene: per lei, per me e per tutte le donne.
E’ nato un legame speciale tra le attrici del film, come quello che si percepisce nel film?
Mouna Hawa: Oh, sì, anche nella vita reale. Certo, noi siamo attrici e abbiamo recitato ma anche dopo il lavoro, oltre la recitazione, è nato un legame fortissimo. Non avevo mai incontrato le ragazze prima di allora e c’è stata una connessione immediata tra noi: penso che si sia visto nel film ed è continuato anche quando si è concluso. Siamo diventate davvero buone amiche. Il film è molto realistico, le scene sono state coinvolgenti e questo ci ha messo a nudo l’una di fronte l’altra. In particolare, la scena nel bagno con Noon: una sequenza toccante, abbiamo pianto davvero tutto il tempo perché è stata così intensa, forte.
Il film ha un finale aperto: che futuro immagina per Leila?
Mouna Hawa: Ah, ottima domanda! (n.d.r. ride) Il bello di Leila è che lei non si arrende mai. È una combattente anche quando è triste e vive momenti di sconforto. E’ circondata da molti uomini, il suo cuore ogni volta inciampa e cade ma ne esce sempre più forte, ed è ciò che mi piace di tutto il film. Il finale può sembrare non lieto, senza classico happy ending ma è la vita, la vita a volte è triste, ti fa arrabbiare ma alla fine ti dici “ok, è ora di rialzarsi”. Le ragazze hanno il cuore spezzato, vivono difficoltà famigliari, sappiamo che tutto questo è vero, reale ma bisogna guardare avanti senza trovare scuse. Forse Leila potrebbe prendere un aeroplano per volare tra le stelle, perché no?
Il film ha avuto una calorosa accoglienza da parte delle donne: c’è stato un episodio particolare che vi ha fatto capire di aver conquistato il loro cuore?
Maysaloun Hamoud: ho ricevuto molti messaggi da così tante persone! Donne, certo ma anche omosessuali, esseri umani con background culturali e religiosi assai differenti. In ogni luogo in cui è stato proiettato il film ho ricevuto solo riscontri e pensieri positivi, tutti speciali per me.
Mouna Hawa: ci sono molte Leila là fuori! Le persone hanno trovato molti punti di contatto con ciascuna delle tre protagoniste ma una donna mi ha colpito più di tutte: si è avvicinata a me, mi ha stretto forte forte la mano e mi ha detto, piangendo e guardandomi negli occhi: “per favore, dimmi che tu vivi davvero così! dimmi che hai raccontato la tua vita!”
Questo ruolo mi ha dato molte soddisfazioni: ho capito che Leila ha ispirato tanta gente nel trovare la propria strada, non si sono più sentite sole. Credo che siamo riuscite a parlare di cose importanti e necessarie, abbiamo dato loro una voce.
Il film supera ogni linguaggio e nazionalità perché parla a tutte le donne, sia quelle che vivono in Palestina, uno stato sciovinista, sia quelle di paesi all’apparenza più liberi ed emancipati.
Le donne devono solo ritrovare loro stesse.
Silvia Levanti
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