Recensione del biopic Maudie con Sally Hawkins e Ethan Hawke, in anteprima alla Berlinale 2017. 

Ethan Hawke e Sally Hawkins in Maudie - Ph: Duncan Deyoung

Ethan Hawke e Sally Hawkins in Maudie © Duncan Deyoung

Chiudiamo la giornata con una recensione da Berlino. Ci spostiamo in Canada e ci intrufoliamo in una minuscola casetta della Nuova Scotia, quella in cui due persone riservate hanno condotto una vita semplice ma ricca di sorprese: andiamo a casa di Maud e Everett Lewis, perché ora parliamo dello Special Gala dedicato a Maudie, il biopic su Maud Lewis.

La donna, è probabilmente una delle artiste canadesi più note. La sua pittura naïf ha stregato i suoi connazionali sino a regalarle una fama mai cercata. Perché la signora non ebbe un’infanzia semplice. Colpita da artrite reumatoide, smise presto di crescere, s’incurvò e le sue mani si contrassero col risultato che per sottrarla a gesti di bullismo da parte dei coetanei, la madre la istruì in casa. Le sue sfortune purtroppo continuarono, ma la sua determinazione non venne mai meno. Quella stessa determinazione che la portò anni dopo a rispondere all’annuncio di un pescivendolo in cerca di una domestica – e a ottenere il lavoro!

L’uomo era l’introverso e schivo Everett Lewis e più tardi diventò suo marito. Il loro fu un incontro che pareva voluto dal fato: due persone ai margini, sole, una volta unite si son trasformate in una forza. Se inizialmente era Maud a badare alla casa e ad accompagnare Everett durante le consegne, poi fu lui ad occuparsi delle routine domestiche per permetterle di dipingere. I due hanno saputo aiutarsi, sostenersi, essere perfetti ed essere a loro modo felici.

Sally Hawkins in Maudie - Ph: Duncan Deyoung

Sally Hawkins in Maudie © Duncan Deyoung

È Sally Hawkins a trasformarsi (nel fisico, nella voce, nell’accento) in Maud Lewis. È lei stessa a dipingere per noi e a farci scoprire come l’artista percepisse le cose, la natura, ciò che la circondava. Ed è sempre lei a condividere con noi una prospettiva innocente sul mondo, un mondo colorato e bellissimo, quello che Maudie ricreava osservando fuori dalla finestra. Al suo fianco c’è Ethan Hawke (I magnifici 7,  Maggie’s Plan)  che ad ogni nuova prova dimostra di non aver paura a cambiare pelle e confrontarsi con personaggi molto diversi tra loro. Oggi è un uomo di poche parole, pratico, semplice ma che ha saputo amare, proteggere e rendere grande la propria compagna grazie solo agli istinti.

I due attori non antepongono mai il proprio ego e la pellicola ne beneficia enormemente. La trama ci affascina, la dolcezza che avvolge tutto il racconto ci rasserena, e quel rapporto speciale ci ammalia. I due non avevano un passato armonioso, hanno saputo rendere idilliaca un’esistenza drammatica. E il film di Aisling Walsh riesce farci percepire la costante presenza del dolore senza rinunciare alla quiete e ad un messaggio positivo, di speranza, di amore. Il lungometraggio punta sulla prospettiva inusuale della Lewis per intrattenerci e vincere su tutta la linea.

Rammenteremo Maudie per averci ricordato il potere della volontà, dell’innocenza, dell’arte; per averci fatto conoscere Maud Lewis e per la performance della Hawkins, un nome da oggi da seguire con maggior attenzione.

Vissia Menza