Recensione del film Io Claude Monet di Phil Grabsky, al cinema il 14 e 15 febbraio 2017.

Raccontare la vita di un uomo usando le sue parole, la sua voce. È questa l’idea portata avanti da Phil Grabsky nel suo Io Claude Monet – un film documentario sul pittore impressionista il cui Impression. Soleil levant ha dato il nome all’intero movimento, e che sarà al cinema solo il 14 e 15 febbraio 2017 nell’ambito della stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital.

Raccontare la vita di un uomo usando le sue parole, le sue lettere. Tremila lettere, per la precisione, ordinate come fossero un diario. Lettere ad amici, parenti, familiari e colleghi tramite le quali Monet racconta la propria storia. La storia di una vita passata a inseguire la propria passione: l’arte. Ma si sa, l’arte è una passione pericolosa: richiede impegno, dedizione, assoluta abnegazione. E Monet si presta: compie viaggi, studi, prova e riprova, insegue la luce, i colori, le mille sfumature del reale. Cerca di catturare l’immediatezza di quella natura bellissima che scopre in ogni angolo della sua amata Francia.

Io Claude Monet - Photo courtesy of Nexo Digital

Io Claude Monet – Photo courtesy of Nexo Digital

“Voglio dipingere tutto” confida alla prima moglie Camille, la Donna col parasole amica e madre dei suoi due figli. Così noi vediamo il mondo reale attraversare gli occhi attenti di Monet e trasformarsi in arte. Il processo artistico nasce nello sguardo del pittore, e grazie al montaggio di Grabsky questo documentario riesce nella non facile impresa di mostrare anche a un pubblico esterno come un pittore possa catturare il respiro del mondo e trasformarlo in meraviglia. Quel mare e quegli scogli della spiaggia d’Etretat che con tante parole Monet ha descritto nelle lettere alla seconda moglie Alice – compagna di vita amatissima e porto sicuro, unica capace di tenere l’artista con un piede ben ancorato sulla terra ferma – sono ripresi con inquadrature precise e ben studiate dal regista, per poi scivolare nel racconto di Monet e tramutare in un dipinto ad olio.

Claude Monet, 189, Nadar crop - Photo courtesy of Nexo Digital

Claude Monet, 1899 – Photo courtesy of Nexo Digital

“Le persone dovrebbero innanzitutto imparare a osservare la natura, solo così saprebbero e capirebbero cosa cerchiamo di fare” dice in una lettera ai colleghi Manet, Bazille, Pissarro, mentre noi vediamo il rosa del cielo francese prendere vita sulla tela durante un’alba uggiosa. Osservare è importante, e difficile, anzi difficilissimo. Talvolta nemmeno gli artisti riescono a guardare come vorrebbero, a guardare bene. A cogliere – un riflesso, una sensazione, una luce. Come la luce calda, chiara e corposa della costa ligure che nonostante i mesi passati a Bordighera e tutti gli sforzi compiuti, Monet non riuscirà mai a rendere con soddisfazione.

Musee Marmottan - Photo courtesy of Nexo Digital

Io Claude Monet al Musee Marmottan – Photo courtesy of Nexo Digital

E così le opere e i luoghi di una vita si susseguono, accompagnati dalla sola voce di Monet: una corrispondenza con amici, familiari, e colleghi che comincia da Parigi e prosegue fino a Giverny, quando ormai solo e malato Monet si rifugia nella sua briciola di paradiso, a dipingere le sue splendide ninfee.

Questo film è un’occasione per guardare il mondo da una prospettiva diversa: quella di un grande artista che ha passato la vita a inseguire la propria passione, l’arte.

Il poster del film Io Claude Monet

Il poster del film Io Claude Monet

n.d.r. L’elenco delle sale in cui si può vedere Io Claude Monet, con un clic su www.nexodigital.it