Recensione del film The Dinner (La Cena) con Richard Gere in anteprima alla Berlinale 2017.
Cene tra amici, tra parenti, tra colleghi, la nostra vita è cadenzata da incontri attorno ad un tavolo. Il convivio è sempre stato un momento importante nelle relazioni. Complice dell’ottimo cibo e, magari, un inconsueto calice di vino, grandi affari, cruciali battaglie, importanti legami si sono risolti. Ammettiamolo, quelle cercate e attese a lungo, con le persone care sono le migliori. Invece, purtroppo, coi parenti non va sempre altrettanto bene. La cena dei fratelli Lohman non farà eccezione. Due uomini diversi, in comune dei figli adolescenti. Due fratelli con fardelli psicologici difficili da superare che questa sera scopriranno qualcosa su sé stessi e sull’altro. Perché quando la prole si mette di mezzo, gli istinti ci inducono a difenderla. La vera domanda a questo punto è fino a dove sia lecito spingersi per proteggere i piccoli e aiutarli crescere.
Stan (Richard Gere) e Paul (Steve Coogan) vivono in base a principi differenti. Il primo insegue la carriera politica ed è in piena campagna elettorale per diventare governatore; il secondo è un accademico, un professore, con una vera ossessione per la storia e per la sanguinosa battaglia di Gettysburg, in particolare. I due non si sopportano, raramente s’incontrano, ma a cadenza regolare organizzano una cena. Quella di oggi sarà uno strazio sotto tutti i punti di vista. Per loro e per noi. Soprattutto per me che ho letto il libro, visto la semi-sconosciuta trasposizione cinematografica danese e pure quella tricolore.
La Cena (The Dinner, in originale) diretta da Oren Moverman (sceneggiatore di Love and Mercy, regista di Rampart), in anteprima qui a Berlino, riesce a innervosirci e annoiarci con la sua pellicola al limite del pretenzioso e spesso fuori fuoco, che sviluppa, attraverso fastidiosi e prolissi flashback, lo “spessore” dei suoi personaggi. La versione a stelle e strisce di Stan e Paul, letteralmente, non ha la capacità di rimanere al proprio posto per più di cinque minuti. I due sono irrequieti quindi qualcuno ha deciso di spiegarci (!) il loro tumulto interiore mostrandoci eventi cruciali del loro passato e riportandoli a tavola sporadicamente, credendo in tal modo di sopperire all’assenza di una dialettica che fosse all’altezza. Neppure le indubbie capacità recitative del cast, soprattutto quelle di Steve Coogan, che si dimostra una buona spanna sopra gli altri, riescono a fare il miracolo.
La Cena gioca col fuoco, con la nostra pazienza, con la nostra voglia di storie degne di essere ricordate e dimentica la sua anima. Doveva essere una partita a scacchi, tra una portata e l’altra, con se stessi e con il resto del gruppo, sino ad un epilogo in cui nessuno è come pare. Quella che abbiamo subìto era una noiosa e trascinata pellicola sulle manie e fragilità di uomini (e stelle) sul viale del tramonto.
Siamo in Berlinale, ci aspettiamo una ricompensa nei prossimi giorni.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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