Con Billy Lynn – Un giorno da eroe il regista di kolossal tecnologici e premio Oscar® Ang Lee (La tigre e il Dragone, Vita di Pi., Brokeback Mountain) porta sul grande schermo l’omonimo romanzo dello scrittore Ben Fountain per raccontare i devastanti effetti della percezione sempre più rarefatta tra realtà e finzione. Il soldato Billy Lynn (Joe Alwyn), diciannovenne membro della squadra militare Bravo, di stanza in Iraq nel 2004, viene ripreso da una troupe di giornalisti mentre tenta di salvare il sergente Breem (Vin Diesel), ferito durante un conflitto a fuoco. Il video si diffonde in modo virale e Billy diventa così un piccolo grande eroe: insieme ai suoi compagni ritorna negli Stati Uniti per una vacanza premio e un vero e proprio tour promozionale, tra il patriottico e il grottesco. I membri della Bravo vengono intervistati dai più famosi talk show del paese e invitati, ospiti d’onore dei Dallas Cowboys per il superbowl del Giorno del Ringraziamento, dal tycoon Norm Oglesby (Steve Martin) che vorrebbe produrre un film sulla straordinaria impresa. Durante la trionfale parata insieme a Beyoncé e a più che devote cheerleaders, Billy dovrà compiere un’ardua scelta personale facendo i conti con i traumi segreti del suo gesto, l’attrazione per il mondo civile e una guerra di cui tutti sembrano non conoscere più il significato.
Che sia un dramma anticonflitto o un sarcastico atto d’accusa verso il cinico mondo dei media, sul nobilissimo intento di Ang Lee pesa come un macigno la pur ammirevole scelta di girare un 3D in 120 fotogrammi al secondo (24 è lo standard) in risoluzione 4K, quando la maggior parte delle sale cinematografiche non supporta tale formato. Questo lodevole virtuosismo condanna in una confusa nuvola ottica il patrimonio di immagini e quella sorprendente quanto voluta immersione nella iper realtà da bombardamento visivo che avrebbe dovuto letteralmente catapultare lo spettatore nella testa di Billy Lynn, dentro a flashback di verità indeboliti dalla inusitata forza della spettacolarizzazione.
Nonostante la difficile questione tecnica, la pellicola gode di non comuni qualità narrative a cominciare dallo stretto legame di rispetto e affettuosa fratellanza tra i membri della squadra, costruito attraverso dialoghi asciutti e di affilata ironia in cui lo spirito di appartenenza a un progetto dai così sfumati contorni crea il vuoto di fronte alle visioni ottusamente ottimiste dell’americano medio. Billy è attratto eppure lontano dall’amorevole bellezza locale Faison (Makenzie Leigh), che sgambetta dentro un fittizio sogno americano e ha una fiducia cieca nella divisa che porta, ignorandone i principi più elementari, come è lontano dal wasp e ricchissimo Oglesby, l’ottimo Steve Martin più bianco di un bianco elettore di Trump, che mercanteggia il prezzo di una messa in scena hollywoodiana in cui tutti applaudono l’eroe di guerra e allo stesso tempo vogliono il petrolio per cui è stata imbastita. La coscienza di Billy, così sballottata dagli accecanti onori, infastidita dalla carnevalesca sceneggiata in cui i militari sfilano fianco a fianco a ballerini hip hop, soubrette irraggiungibili e fuochi artificiali come scariche di mitra, pur tentato dalla coscienziosa opinione della sorella Kathryn (una incolore e insapore Kristen Stewart) scioglierà il suo dilemma consapevole che l’essere per tutti il glorioso combattente farà di lui un ossimoro vivente. Almeno fino al prossimo scoop.
Billy Lynn – Un giorno da eroe di Ang Lee uscirà nelle sale il 2 febbraio 2017.
Silvia Levanti