Recensione del musical LA LA LAND con Emma Stone e Ryan Gosling al cinema dal 26 gennaio.
Los Angeles è una città immensa, caotica, ma baciata da uno stupendo sole. Alla fine le si perdona tutto, anche gli ingorghi. Quelli sulle arterie principali sono all’ordine del giorno e i cittadini imparano, sin dalla tenere età, a sfruttarli per coltivare i progetti personali. Sebastian e Mia sono due di loro. Sono giovani, hanno il cuore ricolmo di speranze, fanno fatica ma non mollano, e la prima volta che i loro occhi s’incrociano è proprio su un cavalcavia in attesa che il traffico decongestioni. Prende il via così il dolce La La Land, l’ultima fatica di Damien Chazelle (il papà di Whiplash) che ha aperto la 73ma Mostra del Cinema di Venezia, fatto bottino ai Golden Globes d’inizio gennaio e eguagliato il record di Titanic ieri nelle nomination agli Oscar®.
Sebastian e Mia si odieranno, si ameranno, soffriranno. La loro storia seguirà la natura, le quattro stagioni, gli alti e bassi della vita, trascinando il pubblico in un vortice di colori, note ed emozioni. Perché il film di Chazelle è uno spumeggiante musical, è una commedia romantica, è una magica, e un po’ amara, favola che fa venir voglia d’innamorarsi insieme ai protagonisti prima di sfogliare l’album dei ricordi, e serbare, ancora per qualche ora, l’aura romantica che ci ha accompagnato sino all’uscio di casa.
Nel panni dell’aspirante attrice/ barista per necessità c’è Emma Stone che, con le sue mille espressioni e i tanti passi di danza, indossando cangianti abitini retrò, è semplicemente deliziosa. In quelli del suo amato, c’è il bello e talentuoso Ryan Gosling, in inedita versione pianista sofferente (pare senza alcuna controfigura). Tra i due c’è una chimica meravigliosa che riesce a bucare lo schermo e ipnotizzare i presenti. Ogni loro giravolta e ogni sguardo sognante ci rapisce e porta lontano, proprio in quel mondo, a La La Land o Fantasilandia che dir si voglia.
Più seguiamo lo sbocciare e l’evolversi della loro relazione, più abbiamo paura che l’incantesimo si spezzi e tutto torni brutalmente alla realtà. Più la carriera di uno sale, e l’altra arranca, più proviamo fastidio, temiamo sia preludio di tempesta. Le azioni e i sentimenti dei due giovani sono contagiosi, in loro riponiamo i nostri sogni infranti. Ma così è la vita. È ironica, beffarda, crudele. E quando si smette di sperare (e un po’ illudersi), in un soffio l’armonia svanisce, l’aria si fa più densa e l’azzurro del cielo sbiadisce.
La La Land non è un capolavoro ma è diverso, brilla, stupisce e seduce. Ha una tavolozza e una patina vintage a cui non si può resistere. È solare, sprizza armonia e joie de vivre come non vedevamo da molto tempo. Ci riporta alla memoria i tanti pomeriggi dell’infanzia trascorsi in compagnia dei film del periodo d’oro di Hollywood, ma sa tenersi a debita distanza facendosi abbuonare talune scelte che non abbiamo condiviso (e non vi racconteremo per non rovinarvi l’esperienza). E svetta su tutti perché fa esattamente quello a cui dovrebbe tendere ogni pellicola: ci regala un sogno, ad occhi aperti, una sera qualunque, dopo l’ennesima giornata imperfetta della nostra vita.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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