Pericolo scampato
una mano molle abbandonata sul tavolo, l’altra rigida penzoloni incurvata sotto la sedia alla ricerca di una piega del vestito intrappolato tra le viti, che pasticcio, e se volessi alzarmi, se avessi un bisogno impellente, come farei
potrei sfilarmi il vestito, per favore no, lì no, davanti a lui, non posso nemmeno pensarlo, chiudo gli occhi e mi scorre davanti la scena, la scaccio via, ma lei ritorna, malefica, tento di sopprimerla, invano, eccola ricomparire al mio cospetto, nella sua immensità, vattene per carità
il vestito è imbrigliato nella rete e io devo correre in bagno, cerco d’alzarmi ma il vestito è restio, mi trattiene, ingrato, devo affrettarmi, come posso fare, lui mi guarda, temo abbia capito, o forse frainteso, spero sia così, non ho alternative, anzi, un’alternativa c’è, alquanto azzardata, posso portarmi appresso la sedia, già mi vedo, io e la sedia incastrate nella porta del bagno, non resisto più, devo alzarmi, per favore qualcuno mi aiuti, mi stanno guardando tutti e temono insieme a me che l’unica soluzione sia togliersi il vestito, è questione di un attimo declamano tutti in coro, è facile, abbottonato sul davanti, una lunga camicia, del resto hai il costume sotto, muoviti, la pancia ti scoppia, si vede, dai, fingi di essere in spiaggia, coraggio, il mare la sabbia mettiti la crema, mentre io insisto con la mano sinistra a togliere quel brandello incastrato nella rete inferiore della sedia, si sta liberando e lui nemmeno se ne accorge, che fortuna, lui guarda unicamente la mia mano destra imperterrita ferma sul tavolo come se nulla fosse mentre dentro di me si sta accendendo un vulcano, temo il peggio, chiudo gli occhi per scaramanzia, tiro ancora un po’di più, finché
tic
il lembo si è staccato, emetto un sospiro incomprensibile all’apparenza, lui non capisce, mi prende la mano e mi chiede se va tutto bene, certo che tutto va bene, ora va tutto bene
le due mani giocherellano spensierate tra loro mentre l’altra riprende fiato, sollevata finalmente, due mani di fattezza diversa, entrambe molto lunghe, ma una più lunga e più larga dell’altra, i colori differenti, si sfiorano inconsapevoli dello scampato pericolo
Elisa Bollazzi
n.d.r. Pericolo scampato è un racconto inedito scritto dall’artista Elisa Bollazzi. Fa parte di un progetto più ampio intitolato Trittico che è stato presentato in anteprima a Exchange Rates 2014 a Bushwich Brooklyn, dove ha rappresentato l’Italia.
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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