Les Souvenirs, un titolo invitante, entro in sala, mi guardo intorno, respiro il desiderio collettivo di una storia serena, ne abbiamo bisogno, mi siedo, si spengono le luci e si illumina il grande schermo di immediata tenerezza, la pellicola ci rapisce con dolcezza e ci catapulta tra sentimenti di ogni genere
dopo la morte del marito l’ottuagenaria Madeleine, il nome non poteva essere più indicato, nonostante abbia tre figli può contare solamente sull’affetto sincero di suo nipote Romain, studente di lettere e portiere di notte, il padre di Romain, neo pensionato in crisi esistenziale si appoggia al figlio, la nonna viene suo malgrado messa in una casa di riposo
Romain è l’unico a starle realmente vicino
insieme rivivranno ricordi lontani e ne costruiranno di nuovi pronti all’uso al bisogno
ogni personaggio è un tassello importante di un grande puzzle che prende forma con delicatezza, tutti protagonisti essenziali di un prodotto corale, gli attori sono ineguagliabili, ondeggiamo leggeri a mezz’aria felici di essere al cinema, si ride e si sorride, ci scorrono davanti lievi le innumerevoli tappe della vita, la crisi post pensionamento, la ricerca dell’amore, la ricostruzione di coppia, la fuga verso il passato, la nostalgia di un figlio lontano, ogni sorriso è una speranza, la voglia di vivere ci entra nel cuore, giovani o vecchi, tutti rispondono con vigore alle difficoltà della vita e noi con loro, inteneriti dalla dedizione di Romain ci avvinghiamo a lui, sostegno invisibile di suo padre distrutto dai sensi di colpa, sostegno lodevole di una nonna speciale, regista perfetta di una vita importante vissuta appieno
d’un tratto, inaspettata, una visione celestiale sorprende il pubblico presente e perfino quello assente, Madeleine e Romain seduti in un corridoio della casa di riposo in contemplazione davanti a un quadro, meraviglioso nella sua bruttezza, un’indimenticabile mucca in un prato, siamo estasiati da queste perle di dolcezza che costellano la vita, se si vuole, impariamo da loro, basta poco, è sufficiente attivare l’empatia, lanciare sguardi profondi privi di giudizi alla ricerca del senso della vita, affinare le nostre capacità percettive e seguire le intuizioni, il gioco è fatto
siamo attratti da questo nipote affettuoso in corsa per la Francia in cerca della nonna in fuga, ci aggrappiamo a lui, corri Romain, sì, è là ne siamo certi, corri e la troverai e chissà anche l’amore, amore porta amore, corri
quanto ti vogliamo bene Romain
sei figlio e nipote di tutti noi
la nonna lo attende, lo vuole al suo fianco anche qui, immersa nei suoi ricordi d’infanzia, che emozione per tutti, per lei, per la maestra e gli allievi, i panorami sono mozzafiato, la Normandia più bella che mai, la musica cornice sublime, regali impercettibili che dimoreranno per sempre nella memoria di tutti, uno sguardo intenso, una cartolina, un indizio, un dettaglio, la vita un insieme di dettagli da portarsi addosso, abbassiamo lo sguardo commossi alla ricerca dei nostri
si spengono le luci e immediatamente si accende la nostalgia per questo film appena terminato che continuerà dentro di noi per sempre, questo è certo
Jean-Paul Rouve
sei grande
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection