Nei giorni scorsi vi ho raccontato un po’ di cose sulle mostre di fotografia e arte contemporanea che si possono visitare in questi giorni a Milano (sono tantissime, mi perdonerete se ne ho dimenticata qualcuna). Oggi parliamo di classici con un itinerario breve ma densissimo che parte da due grandi mostre a Palazzo Reale.
L’Italia è fondamentale per Rubens, così come Rubens per l’Italia. PIETRO PAOLO RUBENS E LA NASCITA DEL BAROCCO – a Palazzo Reale fino al 26 febbraio – ha come leitmotiv proprio il legame del pittore fiammingo con l’Italia. Colto, curioso, appena 23enne arrivò allo scoccare del 1600 a Mantova, dove ricoprì per 8 anni il posto di pittore di corte dei Gonzaga come un secolo prima il Mantegna, da lui profondamente ammirato. In quegli anni viaggiò spesso, lavorando a Venezia, Genova e Roma.
Si devono a lui i primi segnali della nascita del Barocco, un’influenza che tutta la critica gli riconosce, al punto che Bernard Berenson amò definirlo “un pittore italiano”. La mostra mette in evidenza i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica e la sua attenzione verso i grandi maestri del Rinascimento come Tintoretto e Correggio. Ma soprattutto mira a far conoscere la straordinaria influenza da lui esercitata sugli artisti italiani più giovani, protagonisti del Barocco come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, fino a Luca Giordano. Sono esposte 40 tele del grande maestro accostata ad opere di pittura e scultura del Barocco italiano: in tutto altri 70 pezzi, provenienti dal Museo Nazionale del Prado, dall’Hermitage di San Pietroburgo, dalla Gemäldegalerie di Berlino, e da numerose collezioni italiane, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, la Galleria di Palazzo Spinola di Genova, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Sapete come arrivarono in Occidente le stampe giapponesi? Nel 1856 alcuni Manga che erano stati usati per imballare delle ceramiche spedite in Francia capitarono tra le mani di Félix Bracquemond, diventando fonte d’ispirazione per il suo circolo di amici, da Degas a Manet, e dando vita al cosiddetto japonisme, che per anni dominò in Francia il mondo delle arti decorative. Quell’umile uso la dice lunga su quanto quei disegni fossero diffusi in Giappone: venivano infatti prodotti in vastissima tiratura; pensati per chi non poteva permettersi dei veri dipinti, erano percepiti come i fogli dei nostri giornali.
Qualcuno forse ricorda la mostra, sempre a Palazzo Reale, dedicata a Hokusai nel 2000: ricchissima, oserei dire faraonica, oltre 500 le opere esposte, alcune di dimensioni molto grandi. Ideata nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario della stipula del Trattato di Amicizia e Commercio tra Italia e Giappone, l’attuale mostra HOKUSAI, HIROSHIGE, UTAMARO è esaustiva pur avendo una dimensione che definirei più domestica. Aperta fino al 29 gennaio, è dedicata ai tre più grandi illustratori giapponesi del 18° e 19° secolo e presenta oltre 200 xilografie (stampe da matrici in legno) provenienti dall’Honolulu Academy of Arts. Il soggetto principale è la vita nelle città, con sapide scene di quartiere, ritratti di attori, lottatori di sumo e cortigiane, paesaggi. Sono immagini del “mondo fluttuante” (ukiyo-e), quello che contrappone alla rigida, schematica etica del samurai il piacere delle piccole cose, il godimento della quotidianità, il sesso, il divertimento.
Ora attraverso la Galleria Vittorio Emanuele arriviamo in piazza della Scala. Nel palazzo per decenni sede della Banca Commerciale da alcuni anni si trova Gallerie d’Italia. Qui le raccolte artistiche di proprietà di Intesa Sanpaolo sono suddivise in due grandi collezioni, l’Ottocento e il Novecento, con pregevolissime opere di pittura e scultura italiane e straniere. Fino al 5 marzo ospita anche una mostra dedicata ai due massimi interpreti del vedutismo veneziano: Antonio Canal, detto “il Canaletto”, e suo nipote Bernardo Bellotto, che seppero trasformare questo peculiare genere nella corrente d’avanguardia che tanto caratterizzò il Settecento europeo.
BELLOTTO E CANALETTO: LO STUPORE E LA LUCE presenta oltre cento opere – disegni, incisioni e 72 dipinti, un terzo dei quali mai esposto prima in Italia – provenienti da importanti istituzioni museali italiane (Pinacoteca di Brera, Museo di Capodimonte, Museo Correr di Venezia) e internazionali (Museo Thyssen Bornemisza di Madrid, Hermitage di San Pietroburgo, The Metropolitan Museum of Art di New York, The J. Paul Getty Museum di Los Angeles). Divisa in dieci sezioni, è un vero e proprio viaggio artistico, un ideale Grand Tour che parte da Venezia per toccare Roma, Firenze, Verona, Torino, Milano e il suo territorio, e prosegue in Europa, con vedute di Londra, Dresda, Varsavia, fino a raggiungere luoghi fantastici e immaginari, immortalati nei “capricci”.
Una chicca per appassionati: la mostra offre un piccolo spazio all’inventario della casa del Bellotto a Dresda, distrutta dal bombardamento prussiano del 1760. Di recente riscoperto, ha permesso di conoscere la sua straordinaria biblioteca ricca di 1.000 volumi, svelando le passioni dell’artista che abbracciavano letteratura, teatro, musica, collezionismo, una straordinaria cultura da vero illuminista.
Sempre in piazza della Scala si ripete dal 2008 uno degli eventi di maggior successo tra quelli offerti gratuitamente dal Comune di Milano nel periodo natalizio: da Sant’Ambrogio all’Epifania l’esposizione di un’opera d’arte importante, una sola, ma che sia magnifica. Da Palazzo Marino sono passate opere di Caravaggio, Raffaello, Canova e Francois Gérard, Tiziano, Rubens, Leonardo, Georges de La Tour, capolavori prestati da istituzioni come il Louvre, il Museo delle Belle Arti di Budapest e i Musei Vaticani. Quest’anno fino all’8 gennaio potremo ammirare in Sala Alessi la MADONNA DELLA MISERICORDIA di Piero della Francesca. Celeberrimo scomparto centrale dell’omonimo polittico conservato al Museo Civico di Sansepolcro, questo dipinto realizzato tra il 1445 e il 1455 rappresenta uno dei capisaldi del Rinascimento italiano, oltre ad essere la prima opera documentata del pittore. L’allestimento è curato e suggestivo, andateci e – nonostante le inevitabili code – converrete con me che sarà stato il quarto d’ora meglio speso della giornata.
Un’altra affascinante esposizione temporanea è lì vicino. Dopo il confronto fra i due Sposalizi della Vergine di Raffaello e Perugino e le Passioni di “Intorno a Mantegna”, la Pinacoteca di Brera propone fino al 5 febbraio il Terzo Dialogo ATTORNO A CARAVAGGIO. Protagonista è LA CENA IN EMMAUS, di proprietà del museo, circondato da quadri, prestati per l’occasione da musei e privati, dipinti da allievi o contemporanei del Caravaggio, o a lui attribuiti. Si potrà così partecipare, nel nostro piccolo, a un non ufficiale quiz “Di chi è?” che da mesi divide gli specialisti di tutto il mondo: la controversa attribuzione di un “Giuditta e Oloferne” ritrovato pochi anni fa in Francia, che a seconda dell’autore potrebbe valere 120 milioni di euro o pochi spiccioli.
E già che ci siete, potete fare un rapido passaggio ad ammirare un’altra magnifica opera di Piero della Francesca: la “Vergine con il Bambino, angeli e Santi” detta Pala Montefeltro, esposta nella sala XXV della Pinacoteca dirimpetto allo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello.
Dopo tante mostre importanti e ponderose possiamo finalmente permetterci un po’ di frivolezza. A pochi passi, in via Manzoni, c’è il Museo Poldi Pezzoli che, oltre alle sue solite, elegantissime collezioni, ospita fino al al 20 marzo una mostra che farà brillare gli occhi di tutte le donne. I 150 oggetti preziosi esposti a IL GIOIELLO ITALIANO DEL XX SECOLO – collier, tiare e diademi, collane ombelicali, anelli, bracciali, spille e orecchini – raccontano l’evoluzione, dal liberty degli anni ’10 ad oggi, di questi lussuosi accessori, frutto del lavoro, spesso più artistico che artigianale, di botteghe familiari (giunte in alcuni casi alla quarta generazione) come di moderni designer e artisti di fama.
Nello stesso Museo potrete inoltre ammirare un’altra opera di Piero della Francesca: il San Nicola da Tolentino, unico pannello conservato in Italia del polittico eseguito per l’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino, nella sua città natale di Sansepolcro.
Ce la fate a fare ancora qualche metro? In via Sant’Andrea c’è la mostra più luccicante che abbiate mai visto. RICAMI DI LUCE. Paillettes e lustrini nella moda di Palazzo Morando 1770-2004 è un viaggio attraverso due secoli di storia della moda, tra preziosi abiti e accessori ornati da brillanti dischetti colorati: decori per lei ma anche per lui, visitare per credere!
Tutte le informazioni pratiche e i nostri approfondimenti sulle mostre sui classici qui descritte – indirizzi, prezzo del biglietto, orari – li trovate cliccando sui titoli in rosso.
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.
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