Recensione di Rogue One: A Star Wars Story, il film diretto da Gareth Edwards con protagonista Felicity Jones.
Come ha scritto Gilbert Keith Chesterton: Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.
E la Morte Nera è sicuramente un drago bello grosso.
Ritengo che Rogue One: A Star Wars Story debba essere promosso a pieni voti, nonostante qualche evidente difetto: innanzitutto l’originalità della sceneggiatura, per la quale si poteva fare di più e meglio. Dopo i primi 15 minuti ne ho intuito praticamente tutti i fatti rilevanti. Anche i dialoghi non sono sempre perfetti e certamente alcune scelte creative sono discutibili.
Ma la Forza del film non è nel descrivere COSA succede, bensì quali scelte e sacrifici hanno dovuto affrontare i protagonisti per cambiare i destini della Galassia.
E destreggiandosi tra i pianeti ribelli e gli avamposti dell’Impero i nostri eroi, liberi dai fardelli della famiglia Skywalker, emergono con forza dallo schermo mostrando la loro unicità, la loro umanità, la loro imperfezione e, come dicevo, l’importanza delle scelte fatte.
La recitazione è all’altezza del ricco cast: Felicity Jones con i suoi sorrisi imbronciati gestisce bene il centro della scena, Donnie Yen interpreta con la giusta attitudine uno dei personaggi più riusciti della pellicola, Mads Mikkelsen ha finalmente una parte melodrammatica e non spaventosa e Forest Whitaker beh…il suo carisma è sempre lo stesso. Infine K2 è stratosferico, forse il mio preferito.
L’azione acquista rapidamente una velocità che non accenna a diminuire sino alla fine, alternando atti di eroismo e momenti drammatici su uno sfondo più tipico di un lungometraggio di guerra che di un Blockbuster.
Un plauso va alla fotografia: le atmosfere cupe sono perfette e si abbinano alla direzione di Gareth Edwards che ha creato un prodotto unico e diverso nel grande universo della Forza, rispettandone gli stilemi (ad esempio i costumi ricalcano quasi esattamente quelli di Star Wars: A new Hope) senza forzarli e dando risalto all’umanità di protagonisti ‘ordinari’ piuttosto che agli elementi super-umani di quella realtà.
Di questo va il merito anche a Disney, che evidentemente ha creduto in un progetto non “purista”, parallelo alla terza trilogia in corso, per ridare nuova linfa e farci guardare con occhi nuovi il mondo di Star Wars.
I più attenti noteranno anche un’impronta diversa, quella di Michael Giacchino, nella colonna sonora. Un altro particolare che rende l’atmosfera generale unica rispetto al resto della saga.
In conclusione Rogue One: A Star Wars Story ci regala quello che viene promesso nel titolo: un’avventura corale e ruvida nel mondo di Guerre Stellari, che ci lascia la piacevole sensazione di aver trascorso due ore fantastiche.
Se i fan più oltranzisti riescono a perdonare l’assenza di alcuni elementi “classici” penso che anche loro saranno d’accordo con me nel ritenere che Rogue One: A Star Wars Story sia il miglior film dai tempi del Ritorno dello Jedi.
Loris Giovenco
Non deve essere facile destreggiarsi fra plettro e tastiera, fra una chitarra ed una recensione. Loris ci riesce perfettamente, e – quando non è impegnato a suonare con La Stazione Dei Pensieri – ci regala playlist musicali ed impressioni dal mondo delle sette note, con qualche felice deviazione godereccia.
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