Recensione di Agnus Dei il nuovo film di Anne Fontaine
Ci sono film che vedi, ti entrano sotto pelle e non ti lasciano facilmente nonostante l’assenza di trame avvincenti, scene esplosive e inquadrature traumatiche. Hai bisogno di metabolizzare e fare tuo un ricordo che ti accompagnerà per un po’ di tempo. E, in effetti, Agnus Dei (Les Innocents), il nuovo lavoro di Anne Fontaine (Two Mothers) infine nei nostri cinema, è proprio così: è una carezza. E’ una storia drammatica narrata con poesia tanto nelle parole, sempre calibrate, quanto nelle inquadrature, sempre gentili.
Eventi durissimi sono alla base dell’esperienza che sta per vivere Mathilde (Lou de Laâge), il giovane medico francese che risponde alla richiesta di aiuto di una suora. In un convento isolato la fine del secondo conflitto mondiale ha portato l’orrore: i soldati russi si sono presi il loro “premio”. Di quella tragedia non si vede alcun particolare. Le urla soffocate che si odono provenire dalle piccole celle sono le conseguenze. Conseguenze in grado di mettere in crisi qualunque donna, a maggior ragione se deve conciliare la violenza subita con la propria vocazione.
Siamo nel 1945, in Polonia, e tutti hanno i propri peccati da espiare. Un gruppo di suore di clausura si trova a dover gestire qualcosa per cui non era pronto, per cui nessuno è pronto: la gravidanza non cercata, non voluta, memoria di un dolore. E ora sono molte le Sorelle che versano in un’instabilità permanente. Questa precarietà talvolta è psicologica, altre volte è fisica, ma è sempre devastante. Sarà la fede, o forse il destino, a segnare il loro futuro e la nostra Mathilde avrà un ruolo determinante.
Con Agnus Dei, Anne Fontaine ci sorprende. La sua è una pellicola tanto inattesa quanto coinvolgente e toccante. Per il taglio, per la dolcezza, per la fotografia (a dire poco magnifica) e per quel ritmo che mai incalza, e nemmeno perde colpi. Riesce a tenerci vigili, attenti, preoccupati meglio di qualsiasi thriller. Sa stimolare la nostra curiosità e creare un legame particolare tra noi e quei visi straniti, incorniciati da un velo, che devono fare i conti con la vita in modo brutale. Agnus Dei è un capolavoro di equilibrio. Nulla stride. Tutto è sofferenza.
Presentato in anteprima Sundance, e inserito nella rosa dei candidati della Francia agli Oscar® 2017, Agnus Dei parte da fatti realmente accaduti (e che ancora accadono in zone in cui regnano i conflitti) per raccontare un dramma in cui la quiete è direttamente proporzionale alla profondità delle ferite inferte. Ci induce a non dimenticare quanto l’essere umano riesca a superare il limite senza vergogna ma anche a ricordare quante persone compiano ogni giorno piccoli gesti che possono tramutarsi in eroici. Il bene e il male, il lato candido e oscuro dell’uomo, convivono qui in una surreale alleanza.
L’opera della Fontaine non si avvita sulla guerra e le conseguenze dei suoi abusi, preferisce andare avanti e abbracciare temi intimi come la fede e la quiete interiore per guardare al futuro, quel futuro che è e sarà sempre nelle mani dei bambini.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”