NON SI RUBA A CASA DEI LADRI, la recensione della commedia dei fratelli Vanzina

Il poster ufficiale di Non Si Ruba a Casa dei Ladri

Dopo Miami Beach, i fratelli Vanzina tornano sul grande schermo con la nuova effervescente commedia Non si Ruba a casa dei Ladri interpretata da volti noti del cinema e dello showbiz tricolore come Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Maurizio Mattioli, Fabrizio Buompastore e Manuela Arcuri.

Roma. I coniugi Antonio e Daniela Russo (Vincenzo Salemme e Stefania Rocca) sono due imprenditori di successo che si vedono costretti a chiudere i battenti a causa di una truffa da parte dell’astuto Simone Santoro (Massimo Ghini). Per vendicarsi, i Russo decidono di farsi assumere come maggiordomi nella villa del “nemico” con l’intento di derubarlo dei suoi averi. Ma quando il piano fallisce, Antonio assolda una banda composta dalla moglie Daniela, da un suo caro amico caduto in disgrazia per truffa, Giorgio Bonetti (Maurizio Mattioli), e da un’avvenente parrucchiera che vuole dare una svolta alla sua vita. L’impresa non sarà semplice ma Santoro, molto ingenuamente, non ignaro del fatto che si sta rovinando con le sue stesse mani.

Non si Ruba a Casa dei Ladri – Foto: Ufficio Stampa

Consapevoli del bagaglio artistico e dell’esperienza consolidata in oltre 30 anni di carriera, i Vanzina firmano con una pellicola che celebra il cinema del passato e fonda le radici su un’architettura stilistica la cui massima fioritura è avvenuta nel periodo di attività dei grandi maestri della commedia quali Mario Monicelli, Dino Risi, Vittorio De Sica, Pietro Germi (solo per citarne alcuni), e del loro diretto precettore, nonché padre, Steno. Tralasciando il ritratto di una società che continua ad esibire stereotipi e luoghi comuni ormai convenzionali, il film manifesta una ritrovata brillantezza nella scrittura e nella scelta registica di lasciare autonomia agli interpreti, senza però eccedere dal perimetro di una sceneggiatura che risulta agile, vivace e districata. L’idea dei Vanzina è quella di portare in scena una commedia corale tradizionale che, tra imbrogli, raggiri e improbabili estorsioni, sembra ripercorrere il sentiero narrativo dell’effervescente In Questo Mondo di Ladri, da loro diretto nel 2004, e assorbire l’influenza del caper movie I mitici – Colpo Gobbo a Milano, che a sua volta riprendeva il modello vincente del capolavoro monicelliano I Soliti Ignoti.

Con intelligenza e spensierato ottimismo, i due fratelli riescono a intrattenere il pubblico creando una serie di situazioni rocambolesche condite con battute da manuale (in particolare quelle sfornate da Maurizio Mattioli) che scaturiscono la risata istantanea. Non si Ruba in Casa dei Ladri pone sotto la lente d’ingrandimento il dualismo tra onestà e disonestà, fra il rigore etico in ambito lavorativo e il culto per la truffa. Una realtà che può apparire iperbolica e frutto di una costruzione paradossale, ma che in un certo senso strizza l’occhio allo scenario socio-politico attuale del nostro paese, ai suoi meccanismi e alle infinite contraddizioni.

E convenendo con l’intramontabile aforisma dell’illustre Renè Claire, che recita “Credo che il ridere sia il vero segno della libertà”, i Vanzina hanno saputo confezionare un lungometraggio esilarante e dinamica all’interno del quale l’arte della comicità trova il suo habitat naturale e assolve da ogni costrizione morale che talvolta limita, e inibisce, il divertimento.

Alberto Vella & Andrea Rurali
Recensione pubblicata anche su CineAvatar.it

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