La ragazza del treno: demoni, sogni e speranze infrante

Recensione della versione cinematografica del best-seller di Paula Hawkins

Il poster italiano del film La ragazza del treno

Rachel è una donna sola, frustrata, triste di non potere diventare madre. Rachel è una moglie tradita dall’uomo che amava più di ogni altra cosa al mondo. E Rachel è una persona che in preda all’abuso di alcool diventa cattiva e violenta. Rachel però è anche una donna che ama l’arte e fare ritratti, soprattutto durante i viaggi in treno. A causa dei suoi problemi, però, ben presto, perde sia il lavoro sia il consorte.

Nonostante sia disoccupata, persevera a seguire la vecchia routine e continua a salire sul solito treno. Con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, fantastica su la vita, la carriera, le emozioni di coloro che vede. In particolare, è colpita da una figura che ogni mattina è affacciata al terrazzo di casa. Immagina qualsiasi cosa di lei, sino a convincersi abbia tutto quello che lei ha perso. Alla fine sviluppa una forte invidia nei suoi confronti.

Un giorno, seduta al solito posto, Rachel nota qualcosa che non le piace: la sconosciuta è abbracciata ad un altro uomo! La rabbia è feroce e arriva a pensare di farle del male. Trascorre le ore seguenti attaccata alla vodka. È arrabbiata e vorrebbe gridare il suo disprezzo. Sulla via del rientro commette l’errore di scendere prima dal treno e viene aggredita. Si risveglia la mattina successiva sanguinante e dolorante. Non ha la minima idea di cosa le sia accaduto e, quando scopre dai giornali che la misteriosa donna del balcone è scomparsa, pensa il peggio, teme di esserne coinvolta.

Ha bisogno di tornare lucida, vuole capire gli eventi di quella sera e deve riuscire a difendersi. Ma… le sorprese non sono ancora iniziate.

Photo: courtesy of 01 Distribution

Rachel è la protagonista del film La Ragazza del Treno, trasposizione su grande schermo dell’omonimo romanzo di Paula Hawkins che ha tenuto col fiato sospeso milioni di lettori. Chi scrive è uno di quei milioni, il che complica tutto, e non poco. I motivi sono più di uno. In primo luogo, è impossibile scordare la propria, personale, visione di Rachel e quella miriade di sensazioni provate durante la lettura.

Se il libro, infatti, colpiva perché avevamo modo di sentirci incredibilmente partecipi – non scordiamo che molti di noi, gravitando nell’area metropolitana, utilizzano i mezzi ogni giorno e rimangono ore a fissare scorci di pianura in movimento – e, pagina dopo pagina, la tensione era tale da illuderci di scorgere Rachel tra i compagni di viaggio, la pellicola non ha avuto il medesimo impatto.

L’atmosfera è diversa, distaccata, poco coinvolgente, sprovvista di quel pathos che ha contribuito a creare il caso editoriale. Qui la curiosità di chi guarda non viene stimolata abbastanza, col risultato che non ci viene voglia di lottare al fianco della protagonista. La distrazione (o la noia) è sempre in agguato. In aggiunta, i momenti introspettivi ci demotivano, complice una voce fuori campo ai limiti del fastidioso. E, come se non bastasse, vedere una donna ridotta in uno stato pietoso a causa di un uomo, irrita senza rimedio la nostra anima combattiva e reattiva. Istinto che, peraltro, il romanzo non ha per nulla provocato.

Photo: courtesy of 01 Distribution

Al cinema è Emily Blunt ad avere l’ardito compito di vestire i panni della nostra eroina. La sua Rachel è dapprima desolata, passiva e triste per aver perduto quello che pensava di volere nella vita ma, una volta costretta a riprendere in mano le redini della sua esistenza, cambia – e da questo punto di vista ci ha restituito Rachel. Purtroppo, però, la sua (a differenza della nostra) rimane confinata dentro lo schermo e non ne avvertiamo la presenza, il respiro, il dolore.

L’opera ora nelle sale riesce comunque a farci provare un mix contrastante di emozioni. Da un lato c’è la rabbia, nel vedere una donna travolta da un matrimonio in frantumi al punto di diventare succube di sé stessa, dall’altro c’è la soddisfazione di vederla reagire e dare una svolta al suo presente. Ci lascia la speranza.

In conclusione, la visione de la Ragazza del Treno è consigliata a chi non ha letto il libro della Hawkins; a coloro che usano le fiction come momento di evasione; e, soprattutto, alle persone che vivono nell’ombra di altri. L’augurio a queste ultime è che subiscano una piccola – e salutare – scossa.

Katiuscia Capuano

 

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