entro in sala, mi siedo, attendo l’inizio di Nemiche per la pelle di Luca Lucini riflettendo sulle due splendide protagoniste, Claudia Gerini e Margherita Buy, in stato di guerra come suggerisce il titolo, eppure riappacificate, sembrerebbe alludere l’immagine della locandina
le due donne sono così diverse
l’abbigliamento
le
smaschera
la luce cede il posto al buio e il nostro cicalio alla recitazione, entriamo subito nella storia, Margherita Buy nei panni di Lucia e Fabiola una Claudia Gerini in gran forma, hanno amato una per 12 anni e l’altra per 8 lo stesso uomo, Paolo, deceduto d’infarto nelle prime battute del film. In eredità congiunta ricevono un bambino cinese, Paolo junior che l’amato Paolo senior ha avuto a loro insaputa da un’altra donna, strappata anch’essa alla vita da una sorte ingrata
Lucia è psicologa degli animali, vegetariana, eterea, sciatta, dai tratti sinistroidi, Fabiola è il suo opposto, una donna in carriera, provocante, aggressiva, anaffettiva, destrorsa
non si sopportano
entrambe si ritrovano ad essere madri dall’oggi al domani, in lotta per la custodia del bambino e per la sua fetta di eredità, Lucia, affettuosa con gli animali, è rigida con gli umani, Paolino compreso, Fabiola, autoritaria e inadatta al ruolo materno, due progetti diseducativi a confronto per un adulto bonsai che sa autogestirsi meglio degli adulti stessi
una mediocre commedia italiana farcita con una miscellanea caotica di tematiche profonde, l’integrazione, l’amore, l’ipocrisia, l’incomprensione, il potere, l’omosessualità, il razzismo, la riappacificazione, la maternità consapevole e molto altro
gli stereotipi sono tanti, le gag e i colpi di scena prevedibili, gli allentamenti parecchi per fortuna, così, con mia somma gioia, trovo il tempo per analizzare i dettagli spesso trascurati nei film di spessore
Lucia e Fabiola, due donne divergenti, ai limiti della caricatura
scarpe basse, borsa a tracolla, vestiti a sacco che nascondono la femminilità per la donna no global, tacco 12, borsa appesa al gomito piegato e abiti attillati per la donna in carriera
anima e corpo
contrapposti
mi ravvedo, mannaggia, mi sono persa un pezzo di storia, poco importa in realtà, riprendo la visione, ma subito mi distrae quel grembiule ocra e turchese, in tinta con la sua macchina, Lucia, perfino il nome ti si addice, un nome antico, casto, “dove hai comprato quel vestito, mamma?” le chiederebbe la giovane figlia adolescente che non ha, per scelta per carità, con uno sforzo degli occhi trasporto quel sacco sul corpo di Fabiola ma il corpo formoso lo scaccia con forza, provo con l’abito aderente della Gerini, che scatto, si rifiuta di coprire il corpo secco, spigoloso, nervoso della Buy
nemmeno la fantasia viene in mio soccorso
mi rassegno
torno alla sfida tra due stili e due cervelli, un arbitro nel mezzo, anzi due, l’avvocato e il piccolo Paolino
chi vincerà
?
vincerà
un finale scontato
Elisa Bollazzi
n.d.r. un clic QUI per leggere la recensione della commedia pubblicata in occasione dell’uscita del film in sala
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection