Recensione del thriller soprannaturale Pay the Ghost di Uli Edel
Il 31 ottobre si avvicina. La notte di Halloween, la festa di origine celtica che soprattutto nel mondo anglosassone comporta sfilate in costume e giochi per bambini, sta per arrivare anche da noi. Con forme più blande ma a qualche richiesta di caramelle dai bimbi dovremo essere pronti. Al cinema il primo “dolcetto o scherzetto” è arrivato già lo scorso fine settimana con la pellicola Pay the Ghost.
Un thriller che scivola nell’horror incentrato su una serie di sparizioni proprio la notte di Halloween durante la classica parata per le vie di una New York come sempre affollatissima. La tragedia colpisce una famiglia felice, quella di Charlie (Jack Fulton) che svanisce letteralmente nel nulla sotto il naso del padre. Evento da cui nessuno si riprenderà. La coppia scoppierà e solo ad un anno di distanza, pochi giorni dal primo anniversario dalla scomparsa del piccolo, una serie di episodi paranormali farà riavvicinare i coniugi. A questo punto i due si getteranno in una ricerca tanto disperata quanto ai limiti della follia.
Protagonisti di questa dis-avventura sono Sarah Wayne Callies (The Walking Dead) e l’inossidabile Nicolas Cage, quest’ultimo oramai specializzato nella caccia ai fantasmi. I due attori si impegnano per sembrare credibili nei panni dei genitori pronti a sfidare la razionalità pur di riavere indietro il proprio figlio. Il punto è che, a parte la parentesi felice di Joe, Cage da molto tempo non riesce a scollarsi di dosso ruoli di poco spessore che non rendono giustizia alle sue capacità e, oramai, rende guardingo il pubblico quando legge il suo nome su una locandina.
È capitato anche a me, in questa occasione. La diffidenza è stata tale da non dare inizialmente alcuna chance a questa storia di spiriti. Sono stati i commenti a incuriosirmi. Discordanti come non mai: si andava dalla “trama impolverata” all’horror “soft ma ben confezionato” e quando si legge tutto e il contrario di tutto significa che qualcosa di intrigante nel copione si deve pur nascondere.
Pay the Ghost, lo dice il titolo stesso, ruota intorno ad un fantasma. Alla base c’è una formula che potremmo definire classica: persone emotivamente vulnerabili disposte a credere a tutto + bambino coinvolto in una tragedia + oscure presenze nell’aria. Gli effetti speciali non ci fanno rabbrividire né ci trascinano al-di-la dello schermo. Il turbinio di eventi non ci rovina il sonno e la regia, del tedesco Uli Edel (qualcuno ricorda il pessimo Body of Evidence con Willem Dafoe e Madonna del lontano 1993? Ebbene, era suo), non brilla per ecletticità e unicità.
Edel riesce però a donare la giusta suspense e a rendere accessibile l’argomento agli aspiranti esploratori del genere. Senza scossoni tiene sulla corda tutta la famiglia (e con il materiale a disposizione compie quasi un miracolo). Come fa? Dà vita ad un dramma, imperniato sul rimorso, e lo fa investire dal soprannaturale. Alla fine il lungometraggio – tratto dall’omonimo racconto di Tim Lebbon – intrattiene arginando gli sbadigli. Decisamente un B-movie e, forse, più adatto al piccolo schermo che non al grande, ma rispetto ai recenti cine-disastri di Cage oggi all’orizzonte si inizia a vedere la sufficienza.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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