Cosa succederebbe se il vostro capo vi chiedesse di fare da babysitter a suo figlio?
Le conseguenze si possono immaginare soltanto andando al cinema a vedere il nuovo spericolato film di Giovanni Bognetti, I Babysitter, interpretato da Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Diego Abatantuono e i PanPers.
Remake della commedia francese Babysitting diretta nel 2014 da Nicolas Benamou e Philippe Lacheau, il progetto di Bognetti, prodotto da “Colorado Film”, racconta la notte da incubo vissuta dal giovane Andrea (Mandelli), un trentenne timido e impacciato che sogna di diventare un importante procuratore sportivo e lavora presso lo studio del celebre agente di campioni Gianni Porini (Abatantuono). Una sera il suo capo gli chiede di fare da babysitter al vivacissimo figlio Remo. All’apparenza tranquilla, la nottata lo trascinerà in una serie di sfortunate situazioni che mineranno la sua tranquillità. Infatti, i migliori amici Aldo (Ruffini) e Mario (Andrea Pisani), con l’intento di festeggiare il suo compleanno, gli riserveranno le peggiori sorprese possibili, filmando tutto con una piccola videocamera.
Strizzando l’occhio al modello della neo-commedia americana e a pellicole ‘esplosive’ come Project X e Una notte da leoni, I Babysitter tenta di riproporre quello stile dinamico ed effervescente che a tratti e con le dovute proporzioni sembra volere richiamare gli “illustri” predecessori a stelle e strisce. Certo, la regia è meno esasperata e sconvolgente, e la storia d’amore che culmina con il finale ‘mellifluo’ sembra smorzare e addolcire i toni di una comicità grottesca che trova nella presenza del “solito idiota” Francesco Mandelli e di Paolo Ruffini il punto di forza.
Il lungometraggio si conclude, invece, con una presa di responsabilità dei protagonisti: Andrea diventa adulto attraverso una relazione amorosa e il padre assente comprende le sue colpe. Se il risvolto moralistico sia autentico o solamente frutto di un artificio registico sta allo spettatore deciderlo. I Babysitter non si discosta dal classico archetipo di “divertimento all’italiana” e non introduce particolari espedienti innovativi ma, ricalcando esplicitamente il sentiero narrativo percorso in Fuga di Cervelli, Tutto Molto Bello e Belli di Papà (tutti co-sceneggiati da Bognetti), dimostra una certa personalità e onestà grazie a uno script essenziale e ben levigato e all’improvvisazione dei suoi interpreti.
Durante il film si ride e ci si divertente soprattutto nei momenti in cui entra in scena il mitico veterano Diego Abatantuono e nei duetti ‘comici’ con Antonio Catania, attore e caratterista sempre troppo dimenticato e di cui il nostro cinema ha fortemente bisogno.
Leonardo Margaglio
Recensione pubblicata anche su CineAvatar.it
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