la locandina di questa sera sfoggia una sfavillante Kate Winslet avvolta da fiamme e stoffe purpuree, la regina di The dressmaker, film ispirato all’omonimo romanzo di Rosalie Ham
mi affretto in sala, mi siedo tra il folto pubblico, la luce si accomiata e un mare desertico prende il sopravvento inglobandoci tutti quanti a sè, siamo nel 1951 dall’altra parte del mondo, a Dungatar, in Australia, un’oasi popolata da un centinaio di abitanti che anni orsono cacciarono l’allora bambina Tilly, la strepitosa Kate Winslet, per un incidente da lei stessa rimosso
stilista di grido a Londra, Milano e Parigi torna dalla mamma, Molly la pazza, la macchina da cucire in una mano, quasi fosse un’arma, e il desiderio di vendetta nell’altra
Tilly
è
in guerra
deve fare i conti con il passato
e
ci mette tutta se stessa
fa tremare il castello di carta costruito su fondamenta di menzogne, complici ago, filo, stoffe pregiate, piume di struzzo, rossetti, abiti seducenti cuciti addosso a donne che mai avevano osato tanto, le vicende incalzano a ritmo serrato a braccetto con lo svelarsi della verità che raggiunge le orecchie di Tilly, della sua mamma, della maestra, del farmacista del sindaco di tutti quanti e ricostruiscono l’accaduto con minuzia di dettagli grazie a Teddy, affascinante compagno d’infanzia ritrovato, un amore paziente
in questo film
c’è proprio tutto
la passione, i colori sgargianti, la paura, l’odio, la natura selvaggia, l’ironia, lo scherno, i colpi di scena, l’amore, rabbrividiamo, ridiamo, gli occhi festeggiano insieme alle orecchie, di tanto in tanto le scene si allentano così ne approfittiamo per prender fiato e radunare le informazioni, Tilly e Teddy si amano, ne siamo inteneriti, ma cosa sta succedendo, non è possibile, fermati, fatti da parte, non saltare no per carità, c’è fermento in sala, Tilly è incredula, una nuova maledizione in agguato, ha saltato ma come, Teddy, perché, hai rovinato tutto, non ci hai dato retta, non hai sentito l’urlo silenzioso di tutto il pubblico attento che ti implorava di fermarti, siamo increduli
il dolore accompagna Tilly fino alla fine e noi soffriamo con lei
si accendono le luci, ci guardiamo intorno, incrociamo gli sguardi, i pareri sono discordi, un’affezionata spettatrice si volta e declama
è un film completo, c’è tutto
come il nuoto
commento io sorridendo
esco a testa bassa carica di pensieri, rimuginando tra me e me, sì è proprio un film completo, c’è tutto, ogni genere, western, drammatico, passionale, horror, grottesco, epico, biografico, psicologico, avventuroso, catastrofico e altro ancora
sì
c’è tutto
è
proprio come il nuoto
COMPLETO
Elisa Bollazzi
n.d.r. a questo link potete leggere la recensione in occasione dell’uscita del film nei cinema
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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