Recensione de Il Racconto d’Inverno di William Shakespeare in scena a Londra con la Kenneth Branagh Theatre Company
Ogni giorno leggiamo sul giornale di uomini “per bene” che colti da raptus compiono i gesti più assurdi. È la gelosia che prende il sopravvento. Qualcosa d’irrefrenabile che ti assale all’improvviso, annebbia il raziocinio, fa agire impulsivamente con rovinose conseguenze. La gelosia è stata osservata e descritta da sommi poeti e scrittori in tutte le epoche. Ha origini arcaiche, non può stupire quindi che William Shakespeare le abbia dedicato tragedie e commedie. Tra queste il meraviglioso Racconto d’Inverno.
Il Racconto d’Inverno è la storia di Leonte, Re di Sicilia, sovrano felice, con una bella moglie, un figlio in arrivo e il migliore amico, Polissene il re di Boemia, in visita a Corte. Dopo nove mesi di questo idillio, arriva il momento della separazione ma Leonte decide di coinvolgere la consorte Ermione pur di riuscire a convincere Polissene ad estendere il soggiorno. Mai una preghiera esaudita è stata tanto foriera di tempi bui. L’uomo inizia, infatti, a vedere segnali di tradimento ovunque, s’impone nel destino di tutti sino quando scopre l’inganno, il proprio inganno.
Eh, quanto calore!…
Troppo… A mischiare troppo l’amicizia
si finisce col mescolare il sangue…
Ho il tremor cordis.Sento il cuore in petto
che mi balla, e non già di gioia, no,
sicuramente… Certe confidenze
possono ben mostrarsi a viso aperto(…)
Ma palpeggiarsi il cavo della mano,
e strizzarsi le dita, come fanno,
scambiandosi studiati sorrisetti
quasi a volersi specchiar l’un nell’altro,
e trar sospiri da cervo morente…
Ah, questo genere di confidenze
non garba né al mio cuore, né al mio ciglio!
Il Racconta d’Inverno è una delle opere mature del genio di Stratford-upon-Avon. È un’equilibratissima tragi-commedia in cui il tempo è co-protagonista indiscusso. Nella follia di Leonte prima e nel suo dramma dopo, nella sventura di Ermione prima e nella (s)fortuna di Perdita dopo, possiamo leggere una storia di oggi. È un racconto moderno e appassionato che tocca l’anima. È una di quelle pièce in grado di rapire chi guarda con tutti i suoi colpi di scena, con i dialoghi attenti e taglienti, con la sua aura magica e quella seconda parte in cui armonia e giustizia si fanno largo con forza.
Ed è proprio l’atmosfera da favola da un lato, e tutto quello sgorgare sentimenti dall’altro, a emozionarci e trascinarci nel poetico mondo del maestro britannico che torna in scena grazie alla compagnia di Kenneth Branagh sul palco del Garrick Theatre di Londra. Complice il calore di quell’ambiente, finiamo col commuoverci sul calar del sipario. Tre ore in cui ci perdiamo nelle trame, sotto-trame e rivelazioni, dimenticando per una volta di non essere al cospetto di Thor, di Cenerentola e il suo Principe e neppure di Jack Ryan, bensi solo di sovrani, oracoli e pastori di qualche secolo addietro.
Questo adattamento si fa amare per la recitazione, che non si concede stravaganze, che non rinuncia alla lingua di Shakespeare, che è incisiva ma non caricaturale. Per la scenografia e le luci che portano Leonte, sovrano di terre baciate dal sole, a vivere in un luogo freddo e desolato, al contrario dell’amico Polissene, che regna su una Boemia luminosa e dorata. E per quei toni che contribuiscono a rendere la rappresentazione ancor più affascinante e fedele alle opere scritte e portate nelle piazze molto tempo fa, parabole istruttive corredate da danze, le cui coreografie e parole erano destinate ad essere ricordate a lungo.
Il Racconto d’Inverno di Kenneth Branagh è avventura, sventura, strazio ma anche amore sincero e ritorno alla vita. Avvince e convince lo spettatore sino a illuderlo di essere nel suo teatro, a condividere con lui la sofferenza, le risate e la gioia. Perché solo oggi e domani, 18 e 19 ottobre, si trasferisce su grande schermo (www.nexodigital.it per l’elenco delle sale aderenti) così da raggiungere l”audience lontano dalla City. E per una sera ci pare di confondere le mura del Garrick Theatre con quelle del nostro cinema.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
Leave a Comment