riprende il cineforum dopo la lunga pausa estiva, il primo film della stagione è La Pazza Gioia, di Paolo Virzì, regia e cast sono una garanzia, verifico, ho tutto, i soldi per l’abbonamento, gli occhiali, i fazzoletti, tanti, mi hanno avvisata
piangerai
amo le trame a sorpresa, ma stasera è difficile, come si fa, ne parlano tutti, l’aspettativa è alta, guardo la locandina, due donne dormono sonni tranquilli intrecciate su un muretto, sono le due protagoniste di cui tutti esprimono solo elogi e ammirazione
Valeria Bruni Tedeschi
e
Micaela Ramazzotti
le adoro
già
entro e mi sento subito a casa tra visi conosciuti e il desiderio comune di ricominciare un appuntamento settimanale imperdibile, il buio ci sorprende all’istante e ci scaraventa in una dimensione colorata dai dialoghi frizzanti e inverosimili
Beatrice, una Valeria Bruni Tedeschi nel suo massimo splendore e Donatella, l’ineguagliabile Micaela Ramazzotti ci rapiscono per la vita
Beatrice e Donatella, entrambe pazienti psichiatriche ospiti della comunità terapeutica Villa Biondi, due donne dai vissuti opposti, la prima ricca e viziata, la seconda povera e trascurata, qui trovano l’una nell’altra una ragione di esistere, sviluppando un’amicizia inaspettata
due donne disturbate e pericolose per la società, disprezzate dalle famiglie d’origine, sembrano due tenere bambine intente a commettere le marachelle più impensabili sfuggendo all’autorità e al buon senso
la trasgressione la fa da padrone e ci regala sonore risate condite da un dolore costante di sottofondo
Beatrice e Donatella, due bimbe in fuga alla ricerca di gioia e di quell’abbraccio mai ricevuto, inventano le proprie regole del gioco, imbrogliano i grandi, rubano soldi qua e là, giocano al dottore come solo i bambini sanno fare, inventano personaggi, tornano da mamma e papà, s’infiammano per un nonnulla, confabulano fino al delirio, rubano una macchina, ballano, ascoltano la stessa canzone giorno e notte
sanno di essere matte ma ormai a loro non importa nulla
si vogliono bene
d’un tratto un benefico sonno dei puri le distanzia dal cosiddetto mondo dei sani, una tregua per loro e per noi, pubblico attento, ah come sono belli i bambini quando dormono, tiriamo il fiato e ci riappropriamo di noi stessi anche se solo per pochi attimi pronti ad affrontare una nuova inevitabile ondata di emozioni che subito arriva e ci coinvolge con rinnovata intensità
le lacrime sono sempre in agguato, le tratteniamo con forza per non oscurare nessun fotogramma
ci pensa il cuore a piangere al loro posto
Elisa Bollazzi
ndr un clic qui per leggere la recensione all’epoca del debutto del film a Cannes 2016
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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