PLAYTIME, il capolavoro di Jacques Tati apre la stagione al Cineforum.
finalmente è giunto il tanto atteso giovedì 29 settembre 2016, il pubblico accorre numeroso al Cinema Teatro Fratello Sole di Busto Arsizio per la 13esima Festa del cinema d’essai
in scaletta
la presentazione delle stagioni cinematografiche delle 4 sale della città, un omaggio a Jacques Tati con la proiezione del film Playtime del 1967 nella recente versione restaurata e a seguire una degustazione di vini e formaggi francesi
una gioia per gli occhi e per il palato
Busto Arsizio, a pochi chilometri da Milano, esempio unico in Italia con quattro cineforum alla settimana, dal martedì al venerdì, si distingue per un terreno fertile nel campo del cinema, sede dell’ Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni e del prestigioso BAFF Film Festival
le luci si spengono
e immediatamente il genio di Jacques Tati illumina le menti di tutti noi spettatori, la sorpresa è grande, i nostri occhi estasiati si incollano alle vetrate, corrono lungo linee simmetriche di palazzi e arredi avveniristici in una Parigi tecnologica, le pupille si dilatano e seguono traiettorie surreali di personaggi che procedono determinati senza mai scontrarsi
dove mai ci condurrà questa volta il caro Jacques nelle vesti di un Monsieur Hulot dai calzini in vista e una vita in punta di piedi
la trama è complessa, o meglio, assente, i colori sono glaciali, i dialoghi rari e alternati da suoni e brontolii amplificati, ah, come è difficile comunicare nella frenesia moderna, le azioni si intrecciano e noi con loro, le nostre orecchie si allargano come ventose incollate a vibrazioni sonore incamerando ogni più piccola variazione, difficile stare al passo, vista e udito, orecchie e occhi, una sollecitazione totale
un film del 1967 ci sta catapultando nel futuro
è
pura
poesia
la genialità di Jacques Tati è prorompente e scardina i canoni cinematografici tradizionali
i molteplici piani di lettura e le improbabili vicende ci rendono partecipi degli eventi in un inaspettato crescendo d’intensità emotiva, un film contenitore che con grande maestria Tati riempie dapprima piano piano e poi con uno scatto accelerato, attori attrici sagome di cartone comparse che salgono e scendono da autobus ascensori scale mobili, si affrettano lungo corridoi, marciapiedi, sale d’aspetto, convergono all’inaugurazione del nuovo ristorante Royal Garden non ancora terminato e soggetto a una graduale autodistruzione, i personaggi sono tanti troppi giungono da ogni dove, intasano il locale, li troviamo a destra e a sinistra in alto in basso, tra suoni e rumori riconosciamo la comitiva di donne americane, il custode, le immagini appaiono irreali e le gag inverosimili
le risate del pubblico presente e perfino di quello assente
sono
fresche e fragorose
allegri e inconsapevoli saltiamo tutti sulla giostra contemporanea di automobili degli ultimi fotogrammi e ringraziamo con un lungo applauso Jacques Tati e la sua troupe
con questo capolavoro ancora nella mente pregustiamo una straordinaria programmazione cinematografica mentre i nostri palati assaporano deliziosi vini e formaggi francesi
complimenti agli organizzatori
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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