BEN HUR 3D, recensione del film con Jack Huston e Morgan Freeman

Ben-Hur 2016: non solo testosterone ed effetti speciali ma forse un’occasione mancata per una storia che sarebbe potuta essere qualcosa di più.

Il poster italiano del film Ben-Hur 3D

Ben-Hur, solo a pronunciare queste parole non si può che ritornare con la mente al capolavoro con Charlton Heston del 1959 che non solo è una pietra miliare della storia del cinema ma ha cambiato il modo di pensare ai colossal storici per i decenni a seguire. Con queste premesse è ovvio quindi pensare a quanto possa essere quasi una sfida persa in partenza quella di riproporre al pubblico di oggi una versione rinnovata di questa storia senza tempo, ancora vivida, e per molti impareggiabile, nell’immaginario comune.

Per chi si accingerà a vedere questa nuova rivisitazione del classico di Lew Wallace del 1880 il consiglio è di dimenticarsi di tutto ciò che è stato prodotto prima e di guardarlo con occhi diversi, perchè questa è l’unica chiave di lettura possibile per questo remake.

Partendo dalle basi la storia rimane abbastanza fedele a quella raccontata nel libro e ripresa dagli adattamenti cinematografici successivi, i temi sono quelli universali degli impulsi opposti che muovono le azioni dei protagonisti dall’inizio alla fine e in questo caso portati all’estremo per aumentare il pathos ed il coinvolgimento dello spettatore. Stiamo parlando di e valori quali l’amicizia, la famiglia, il tradimento, la rabbia, la vendetta, l’amore, il perdono e la redenzione finale.

Jack Huston e Toby Kebbell in una scena del film – Photo: Philippe Antonello © 2016 Paramount Pictures and Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Il film prende il via con un quadro che più felice non potrebbe essere, Judah Ben-Hur (Jack Huston), pargolo di una delle più altolocate famiglie di Gerusalemme, vive in ricchezza ed armonia insieme a Messala (Toby Kebbell), romano adottato dai sui genitori quando rimase orfano da bambino, tra corse a cavallo, feste, amori e confidenze condivise con chi considera suo fratello a tutti gli effetti. Il tutto fino a quando, ovviamente, qualcosa si rompe: Messala si arruola nell’esercito romano alla ricerca delle sue origini mosso dalla voglia di dimostrare il suo valore, sia per guadagnarsi il rispetto che sente di non avere, che per conquistare il diritto di amare la sorella adottiva Tirzah (Sofia Black D’Elia), dato che la madre di lei non lo considera degno.

Dopo anni di lontananza il suo ritorno trionfale a Gerusalemme nasce sotto buoni auspici ma una serie di sfortunati eventi lo porta ad accusare la sua famiglia di tradimento e di dover prendere, carico del suo nuovo ruolo e delle sue responsabilità, le decisioni che Roma si aspetta da lui.

Da qui in poi la storia è nota, Ben-Hur è costretto in schiavitù su una nave romana ed al suo ritorno nella città natale dopo anni l’unico modo di attuare la vendetta covata per mesi è quella di sfidare il fratello in una corsa all’ultimo sangue sulle bighe nel circo massimo in occasione dei festeggiamenti alla presenza di Ponzio Pilato (Pilou Asbaek).

Jack Huston in una scena del film – Photo: Philippe Antonello
© 2016 Paramount Pictures and Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

L’impronta del regista, Timur Bekmambetov, è il vero punto caratterizzante di tutto il film. La sua esperienza in franchise di vampiri quali I guardiani della notte e I guardiani del giorno, rende Ben-Hur versione 2016 un susseguirsi adrenalinico di scene dal realismo più spinto misto alla computergrafica più avanzata, la cui ispirazione arriva non dai classici bensì da Youtube e dalle corse di Formula Uno e Nascar. La sola scena della corsa delle bighe ha richiesto 32 giorni di riprese a Cinecittà, con gli attori che si sono sottoposti ad addestramenti specifici cosi da maneggiare personalmente le redini di quattro cavalli in corsa. Oltre alla leggendaria scena finale, anche altri momenti della pellicola sono girati, dal punto di vista tecnico, in modo ineccepibile, soprattutto le scene d’azione, dagli scontri a piedi delle legioni dell’esercito romano alle battaglie navali. Anche se la produzione non ha voluto esagerare con gli effetti speciali ma ha cercato, al contrario, di mantenere un certo modo di girare fatto di attori e comparse, non si può negare che sia proprio l’effetto visivo a prendere il sopravvento, spesso a discapito di un’analisi più profonda ed incisiva dei vari personaggi.

Gli attori sono scelti con cura e sono forse la parte migliore del film, ognuno dà al proprio ruolo un tocco personale che canalizza l’empatia dello spettatore con convinzione. Jack Huston è, tra tutti, colui che cambia di più, da giovane principe pieno di vita e di speranze a schiavo cupo ed indurito che trova nella sola voglia di vendetta l’unica ragione di vita. La sua parabola discendente e la sua risalita ci accompagnano in ogni istante e ci fanno quasi provare quello che prova lui. Decisamente toccante, a mio avviso, la scena in cui entra per la prima volta da schiavo nella nave e si siede al suo posto da rematore, ecco, il momento in cui prende in mano il remo e guarda con incredulità e paura il soldato romano che lo costringe in schiavitù è un vero pugno allo stomaco.

Dall’altro lato Toby Kebbell riesce ad impersonare l’antagonista, con tutti i suoi lati oscuri, dandogli però una profondità tale da non renderlo mai completamente negativo, anzi, ci rende più naturale capire i suoi traumi e le sue motivazioni.

Nazanin Boniadi e Jack Huston in una scena del film – Photo: Philippe Antonello © 2016 Paramount Pictures and Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Un posto importante è, inoltre, ricoperto dalle varie donne, la madre, la sorella e la moglie di Ben-Hur. A differenza delle rivisitazioni precedenti, infatti, sono molto più forti, moderne e complesse e sono parte integrante della storia proprio in virtù di una visione più contemporanea, soprattutto Esther, interpretata da Nazanin Boniadi, è una figura femminile decisa a cui si aggrappa Ben-Hur sia nei momenti felici che in quelli più bui. È lei che in mezzo alle difficoltà diventa una seguace di Gesù e dona tutte le sue energie ed il suo amore a chi ha più bisogno. Da moglie innamorata, che non ha mai perso la speranza, rappresenta però anche la parte buona del marito nel momento in cui è accecato dalla sete di rivalsa.

Il personaggio che forse più di tutti porta speranza e positività è Ilderim, interpretato da Morgan Freeman, colui che raccoglie letteralmente dalle acque Ben-Hur e lo accompagna nella sua risalita dagli inferi fino al trionfo finale. È proprio lui che dà un tocco di leggerezza, per quanto possibile, e di speranza e, con i suoi modi pacati ed il suo umorismo sottile, appare subito come la figura più positiva ed empatica del film.

In ultimo, per quanto riguarda gli attori, Rodrigo Santoro regala un’interpretazione di Gesù come uomo vicino alla gente comune, agli inizi del suo predicare. Anche lui, per questo ruolo, si è sottoposto ad una preparazione particolare che ha previsto yoga, meditazione e dieta disintossicante, dedizione che gli ha permesso di dare al Messia un vestito nuovo e moderno.

Rodrigo Santoro in una scena del film – Photo: Philippe Antonello © 2016 Paramount Pictures and Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

In conclusione, Ben-Hur versione 2016 è certamente più vicino ad un film d’azione a cui lo spettatore di oggi è abituato, è figlio delle varie saghe alla Game of Thrones e simili, la vera innovazione sta nell’utilizzare tecniche di ripresa che ci portano direttamente dentro all’azione come di riprese dall’alto che ci fanno sorvolare sulla bellissima Matera, che negli ultimi anni si sta ritagliando un ruolo di primaria importanza per le produzioni cinematografiche di tutto il mondo, con una resa finale impensabile fino solo a qualche anno fa. Sicuramente quello che manca è un filo conduttore più profondo che dia maggior risalto ad una sceneggiatura che comunque è scritta bene ed interpretata ancora meglio dagli attori. Manca quel senso di epico a cui una pellicola del genere deve comunque ambire. La sensazione è che proprio la scelta del regista sia quella che ha penalizzato la resa finale, declassando il film da possibile nuovo colossal a poco più che blockbuster con qualche ripresa degna di nota. Immaginiamo infatti cosa sarebbe potuto diventare se la regia fosse stata affidata, ad esempio, al Ridley Scott de Il Gladiatore o Martin Scorsese di Gangs of New York, per citarne un paio.

Questo remake appare un’occasione mancata nonostante si avessero in mano una buona sceneggiatura, dei bravi attori ed una location mozzafiato. Ma si sa, con i se e con i ma non si arriva a nulla e quindi ci teniamo questa nuova versione, che rimane un buon film di intrattenimento, con qualche scena d’azione ben costruita per la gioia degli uomini ed attori di bella presenza e prestanza fisica che sfoggiano muscoli e machismo per la gioia di noi donne. Di epico e leggendario, purtroppo, non è pervenuto molto ma forse questo ce lo aspettavamo.

Anna Falciasecca

 

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