Recensione di One more Time with Feeling il film-performance dedicato al nuovo album di Nick Cave & The Bad Seeds

Il poster italiano di One more time with Feeling

Il poster italiano di One more time with Feeling

A due anni di distanza da 20.000 Days on Earth, il film che ci ha condotto nella quotidianità di Nick Cave cantautore, compositore, sceneggiatore e scrittore di successo planetario, torniamo nella sua vita, nel periodo in cui ha plasmato Skeleton Tree, il suo ultimo album. Otto tracce, solo o-t-t-o tracce, di un’intensità tale da farvi dimenticare dove siate e cosa dobbiate fare. Perché questo è un disco con sviluppi inattesi, trasformatosi – in corso d’opera – nell’esorcismo di un dolore, da quando, lo scorso anno, il poliedrico artista ha subito uno scossone, di quelli che ti cambiano nel profondo e per sempre.

One more Time with Feeling è un documentario ed è il delicato omaggio che regista Andrew Dominik fa all’amico Nick Cave. Dominik ci porta dietro le quinte, durante la registrazione di Skeleton Tree. E, complice un deciso bianco e nero, che solo in una breve parentesi prende colore, forse per concederci un po’ di ossigeno in uno dei momenti più grevi della storia, ci regala un racconto. Un racconto narrato con lucidità e dolcezza… la dolcezza di un padre che ha perso un figlio. Non è quindi un caso che lo spettatore provi il timore di essere visto e, istintivamente, speri di venir fagocitato dalla propria poltrona.

Photo: courtesy of Nexo Digital

Photo: courtesy of Nexo Digital

La pellicola è un viaggio intimo. Sono due ore. Ore in cui sentiamo aleggiare la tragedia tipica delle opere di Cave, a cui si aggiunge un’agonia che ci provoca inquietudine. Avvertiamo una presenza e, con lo scorrere dei minuti, ogni sospiro diventa difficile e pesante. Abbiamo paura che gli eventi recenti conquistino spazio e vengano scanditi ad alta voce. Inevitabilmente il momento arriva ed è quando ci rendiamo conto quanto l’assenza di colore sia stata una scelta necessaria, doverosa.

In One more Time with Feeling non si evitano i fatti, ma non si sviliscono né si trattano come l’oggetto di un servizio di vita in diretta. Qui tutto è puro, è poesia, è bellezza. Esatto, questo documentario è un’opera d’arte d’infinita, disarmante, sensazionale bellezza. Non dimentica ma non sbandiera, è equilibrato e riservato, rispettoso dell’unica ferita che neppure il tempo sarà in grado di curare. Ci mostra l’uomo fragile, il grande artista e, soprattutto, la potenza dirompente di sette note su un pentagramma messo nelle sue mani.

Photo: courtesy of Nexo Digital

Photo: courtesy of Nexo Digital

È così che ci concentriamo sulla musica, sui versi, sulle luci e sulle inquadrature, attente, avvolgenti, coinvolgenti. Passiamo da un brano all’altro, lasciamo che la melodia s’impossessi di noi, chiudiamo gli occhi e ci illudiamo di condividere una porzione di mondo con Cave, quella che lui ha deciso di farci vedere. Un luogo, una dimensione in cui si può cadere all’infinito, senza mai trovare la pace, in cui c’è ancora tanto da dire. Ma è anche una bolla in cui regna la quiete, in cui ci si appassiona e si prova gioia perché quello che è diventato un grido di sofferenza è un’armonia sontuosa che s’insinua sotto la nostra pelle sino a toglierci il respiro. Tutto è struggente, ipnotico, totale. Davanti a noi c’è un magnifico Nick Cave.

One more Time with Feeling è viscerale, immenso, straziante. È un insieme di parole, accordi e pensieri che arriva a noi con una forza devastante. È uno tsunami di emozioni difficile da dimenticare.

Vissia Menza

Dopo la sua presentazione a Venezia 73, One more Time with Feeling sarà solo oggi e domani (27 e 28 settembre) nei cinema italiani, l’elenco delle sale è disponibile sul sito www.nexodigital.it e il consiglio è di non perderlo.