Recensione del film di animazione Alla Ricerca di Dory.
Sono passati dodici anni da quando Disney e Pixar lanciarono nei cinema (e nella leggenda della storia animata) Alla Ricerca di Nemo: il film fu un successo planetario travolgente, una commovente e guizzante avventura oceanica sulle tracce del pesciolino pagliaccio con la pinna atrofizzata.
Tra i personaggi rimasti nel cuore e negli occhi dei bimbi e dei “diversamente bimbi” c’era anche Dory, pesce chirurgo blu smemorata e tontolona che accompagnava ed aiutava papà Marlin grazie alle sue tante abilità (tra cui il tanto insopportabile quanto celebre idioma “balenese”).
Proprio a lei è dedicato l’attesissimo ed anticipatissimo sequel del film del 2004: Alla Ricerca di Dory, diretto da Andrew Stanton – regista di Nemo con Lee Unkrich e successivamente del capolavoro Wall-E – è una nuova odissea acquatica, una lode alla famiglia attraverso l’amicizia e viceversa.
Dory, tormentata da sogni e flashback d’infanzia, ha deciso che è giunto il tempo di ritrovare le proprie radici: quei genitori persi da piccola per disattenzione, destino o quel tragico(mico) disturbo della memoria che la perseguita da sempre.
Gli eventi, cadenzati e sospinti dalle correnti dell’Oceano, trascinano la pesciolina al mastodontico “ospedale per pesci” Marine Life Institute, dove ogni forma di vita marina viene curata, conservata e messa in mostra.
Qui, supportata (e anche un po’ sopportata) dai debitori Marlin e Nemo, Dory troverà vecchie conoscenze, ne farà di nuove come il divertentissimo e burbero polpo Hank, nei dualismi tra prigionia e libertà, passato e presente, famiglia di sangue e acquisita.
Gli studi Pixar ci hanno recentemente abituati all’alternanza fra film più sperimentali (leggi Wall-E, Up, Inside Out) e titoli più attenti al classicismo e alla coltivazione della tradizione interna (i seguiti di Toy Story e Cars, Monsters University). Alla Ricerca di Dory è dichiaratamente iscritto al secondo partito.
Facile, direte voi, fare surf sulla potente onda del film predecessore, ma da grandi poteri derivano anche le solite, grandi responsabilità: così Alla Ricerca di Dory non aveva solo un facile e favorevole pronostico da godersi, ma anche l’obbligo morale e commerciale di reggere il confronto e rielaborare le tematiche in ballo, con creatività ed un racconto “simile ma non troppo” a Nemo.
La missione riesce grazie ad una narrazione che si rifà alle logiche disneyane, senza troppo coraggio o inventiva, ma con uno spartito solido e ricco, fondato sull’infallibile duetto valoriale amicizia-famiglia.
Il mix tra i personaggi storici (resto comunque dell’idea che una Dory umanizzata e reale sarebbe scaricata da chiunque) e le new entry fila benissimo, così come i ritmi e i saliscendi del film.
Tutto come da copione, uno script che conquista tutte le generazioni, anche se il conteggio finale rivela molti più ammiccamenti infantili che maturi: lontano dall’estro cristallino dei migliori Pixar, Alla Ricerca di Dory funziona perché in fondo tutti sognavamo un nuovo tuffo nel mondo marino nato con la prima avventura di Nemo & Co., un’avventura che concilia bellezza visiva e buonissimi sentimenti, qualità prevedibile e lineare.
Stanton, il miglior regista della prosperosa scuderia Pixar, si rivolge ai figli ma non annoia i genitori. I boati in sala parlano chiaro: la naiveté di Dory, con la confermata voce di Carla Signoris (nella versione originale, ci pensa Ellen DeGeneres), continua a risultare uno dei personaggi più accattivanti dell’animazione recente.
Luca Zingaretti, Stefano Masciarelli, il nuotatore Massimiliano Rosolino e l’icona ambientalista Licia Colò completano il quadro di doppiaggio.
Al cinema, arrivate qualche minuto prima: in antipasto c’è il cortometraggio Piper, che (surri)scalda il cuore con il primissimo incontro tra il piccolo pennuto protagonista e le travolgenti onde dell’oceano. Tecnica di animazione avveniristica e sconfinata tenerezza.
Luca Zanovello
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole
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