…oscurata dalle accuse di stupro
Il dubbio al TIFF era se la storia di The Birth of a Nation fosse in grado di superare le vicende personali della sua star e regista. Ma il film dedicato alla ribellione dello schiavo Nat Turner nel lontano 1831 continua ad essere messo in ombra dal caso di abuso sessuale presente nel passato di Nate Parker.
Parker era uno studente della U Penn quando, insieme ad un amico, venne accusato di stupro. Stando alla vittima, aveva perso i sensi quindi era impossibilitata ad essere consenziente. Parker venne assolto da tutte le imputazioni ma l’amico (nonché co-autore della sceneggiatura di The Birth of a Nation, Jean Celestin) venne condannato alla detenzione. In appello la sentenza fu ribaltata, in quanto la giovane non volle testimoniare in un secondo processo.
Pare che i festival siano indecisi su cosa fare. The Birth of a Nation è stato accolto come un grande lungometraggio, il primo in odore di Oscar®, subito dopo la sua premiere al Sundace ed è stato venduto alla Fox per una somma da record. Con il passato del regista che continua a tornare a galla, soprattutto dopo che la donna in questione si è suicidata nel 2012, l’opera ne ha decisamente sofferto. E la stampa pare non essere più interessata all’importanza di Nat Turner, e alla passione retrostante il progetto, è tutta concentrata su Parker.
Il TIFF ha deciso di mantenere in programma la proiezione del film ma non ha permesso che si svolgesse una conferenza stampa ufficiale. Quindi, con la dovuta cautela, ne è stata organizzata una al Fairmont York hotel. Parker ha fatto il suo ingresso con sobrietà, salutando i presenti e facendo finta di nulla. Ben presto però è stato il moderatore ad aprire la porta alla bufera chiedendogli di affrontare il fatto che la sua vita privata stesse prendendo il sopravvento sul suo lavoro. L’uomo ha risposto che l’avrebbe affrontato altrove (ha un asso nella manica per salvare la pellicola?) e ha poi proseguito sottolineando quanto l’opera fosse uno sforzo di gruppo e non si dovesse addossare ad un singolo tutta la responsabilità. E l’attrice Penelope Ann Miller ha aggiunto: “questa non è la storia di Nate Parker, è quella di Nat Turner.”
A questo punto il cast ha cercato di riportare la conversazione sulla passione insita nel messaggio. Aunjanue Ellis e Gabrielle Union hanno raccontato ampiamente qual è stato il percorso del proprio personaggio ed hanno spiegato quanto sia importante un film con un simile soggetto. Comprendere la storia dei neri è fondamentale per migliorare il presente, dato che ancora oggi, dice Ellis, si sparge “sangue sulle strade”, alludendo alle tensioni razziali degli ultimi tempi negli Stati Uniti. “Chiamano gli schiavi ‘lavoratori’, ha detto, riferendosi a come in cui alcuni testi scolastici venga descritta la schiavitù. “Lo fanno apposta, perché non vogliono che prendiamo coscienza di chi siamo”.
Quando è stata data la parola alla stampa, mezzora dopo l’inizio dell’incontro, molte domande sono però tornata ad occuparsi delle accuse di stupro. Un giornalista ha chiesto a Parker perché non si fosse mai scusato con la famiglia della giovane. “Questo è un forum dedicato alla pellicola e alle altre persone sedute su questo palco, non è il mio, non lo posseggo, quindi la mia vita privata non predominerà” ha replicato il regista, ancora una volta in modo diretto.
La conferenza stampa è stata estremamente lunga, è durata più di un’ora (cosa inusuale per un film, dove striminziti trenta minuti sono la norma). I presenti sul palco, hanno fatto del loro meglio perché l’incontro si svolgesse su Nat Turner e avevano davvero molto da dire sull’argomento. Ma in qualche modo la storia di Nate Parker è quella che, ancora una volta, è finita sotto i riflettori e continuerà ad esserlo.
Articolo di Michelle Iwema
Traduzione di Vissia Menza
Leave a Comment