Ripercorriamo il 69° Festival del film Locarno con un ospite, un esperto di musica: Diego Ricco.
Cosa ricorderemo, opere da rivedere e qualche sogno.
L’evento del mese di agosto, come da tradizione, è stato il Festival del film Locarno. Quest’anno era un compleanno importante: l’ultimo prima della grande festa per il 70°. Come annunciato in conferenza stampa dal suo direttore artistico Carlo Chatrian, la 69° edizione della kermesse cinematografica è stata all’insegna delle novità e del ritorno alle origini. Molti i debutti, molti i giovani, molti gli incontri e molta la storia del cinema che si è potuta vedere, toccare, assaporare sulle sponde elvetiche del Lago Maggiore, durante le prime due settimane di agosto. Un agosto che è stato contrassegnato da un clima mite e sereno, più clemente del solito con il popolo festivaliero che si ritrovava ogni sera in Piazza Grande per godersi le opere in anteprima sotto le stelle.
Come d’abitudine, chiudiamo il nostro Speciale Locarno 2016 facendo due chiacchiere con un ospite. L’ospite di oggi è Diego Ricco, esperto di musica, speaker radiofonico, imprenditore luganese. Con lui avevamo calato il sipario del nostro Diario nel 2015 e, dato il riscontro, abbiamo pensato di ripetere la felice esperienza rendendola un appuntamento fisso.
Senza indugio diamo quindi il benvenuto su MaSeDomani a Diego e vi ricordiamo che, data la peculiarità dell’incontro, potete leggere questa intervista anche su ColonneSonore.net
Caro Diego bentrovato. Sono trascorsi dodici mesi e siamo a commentare nuovamente il Festival del film.
Grazie a voi di ospitarmi e un saluto a tutti i lettori di MaSeDomani e di ColonneSonore
Con tre aggettivi come descriveresti Locarno 2016?
Solare: il clima è stato perfetto, soprattutto se paragonato al 2015, non troppo caldo e con poca pioggia, l’ideale per godersi lo spettacolo di Piazza Grande.
Introspettivo: un festival contraddistinto da molte opere drammatiche, che trattavano temi importanti. Un programma molto curato che induceva all’introspezione. Io stesso, dopo tante proiezioni, ho sentito la necessità di fermarmi a riflettere.
Tranquillo: nessuna polemica e nessun film scandalo. Un’edizione incentrata sul cinema come espressione artistica e meno, rispetto al passato, su tematiche e polemiche non riguardanti la settima arte.
Rispetto allo scorso anno quale ti è parsa essere la maggiore differenza,
nel pubblico di Piazza Grande?
A pelle posso dire che mi è sembrato vi fosse molta gente arrivata da tutta la Svizzera, come da tradizione, e una minore affluenza dall’estero. Rispetto ad altri anni, probabilmente hanno influito fattori come l’instabilità internazionale e il cambio Euro/ Franco. La Piazza era comunque sempre affollata e devo dire che il pubblico ha risposto bene alle proposte in cartellone.
nella Selezione Ufficiale? Quale film ti ha colpito di più e quale colonna sonora ti ha sorpreso maggiormente?
Quello che mi ha colpito di più è stato sicuramente Mister Universo, apprezzato molto sia dalla critica sia dal pubblico. Una pellicola tra fiction e documentario, malinconica, profonda e piena di significati ma allo stesso tempo semplice e realizzata senza grandi mezzi. Consiglio vivamente la visione a tutti i lettori. Bella la colonna sonora di Mohenjo Daro, il lungometraggio della serata di chiusura. La musica è stata una presenza fissa, con interventi in stile musical, e il compositore è riuscito a unire in maniera egregia il linguaggio musicale di Bollywood con gli elementi tipici della musica indiana antica.
E nell’organizzazione della kermesse?
Nulla da eccepire su organizzazione e selezione operata dalla direzione artistica. Le proposte sono state in grado di stupirci ancora una volta. Con riguardo a ciò che normalmente fa da corollario alle proiezioni, ho notato invece una minore “vita mondana“ rispetto a quanto avveniva 4 – 5 anni fa. Sicuramente le nuove restrizioni ad orari e alla soglia del rumore hanno avuto un peso, speriamo quindi che in futuro vi sia un’inversione di rotta. Perché il nostro Festival è anche questo, un momento di incontro.
Approfondiamo il lato musicale. Un ospite era davvero nelle tue corde, il compositore e direttore d’orchestra canadese Howard Shore. Il padre di colonne sonore epiche come quella de La Trilogia dell’Anello di Peter Jackson (per cui ha vinto l’Oscar®), ha ripercorso la sua carriera in una masterclass, ha presentato alcune delle sue opere (penso a Videodrome, il cui sodalizio con Cronenberg dura da una vita) ed ha ricevuto il Vision Award Nascens sul palco di Piazza Grande, eventi a cui sappiamo hai partecipato.
Com’è stato?
Sicuramente, la masterclass è stata di alto livello. Shore ha ripercorso la sua carriera raccontando e spiegando degli estratti tratti dai film a cui ha lavorato (per esempio, Il silenzio degli Innocenti e Seven). Ed è stato molto bello ritrovarsi in mezzo ad un pubblico tanto eterogeneo, unione di due generazioni. C’era chi lo aveva conosciuto negli anni ’80 e c’erano molti giovanissimi diventati suoi fan grazie alla Trilogia dell’Anello. Emozionante.
L’aneddoto più curioso, che va oltre ciò che sappiamo grazie a Wikipedia, scoperto su Howard Shore alla masterclass?
Shore lavora ancora seguendo il metodo tradizionale: rigo musicale vuoto, carta e penna. Solo in una seconda fase introduce strumenti e tutti gli artifici resi disponibili dalla tecnologia.
E volendo essere più “tecnici”, un’altra curiosità?
La descrizione del lavoro retrostante la colonna sonora de Il silenzio degli Innocenti è stato un altro momento illuminante. Per creare la perenne sensazione di ansia che pervade il thriller, Shore ha lasciato scorrere le musiche quasi tutto il tempo. In molte scene erano a volumi al limite dell’impercettibile in modo che il pubblico non le notasse ma le percepisse a livello emozionale. Un procedimento che ha sottolineato, una volta in più, l’importanza di una collaborazione tra sound designer, compositore e regista. Le musiche non sono un elemento decorativo ma si fondono con i suoni di scena diventando, in certi momenti, quasi indistinguibili.
Com’è stato rivedere Videodrome (del 1983) nel 2016?
Rivedere Videodrome su grande schermo? Fantastico! D’altro canto, il Festival di Locarno è anche occasione per poter riscoprire la storia del cinema. Interessante e avvincente è stato apprendere come venivano girate certe scene senza l’ausilio degli effetti speciali di oggi.
Torniamo proprio alla voglia di guardare ai giovani dichiarata ad inizio mese. Come ti è parsa la selezione di registi al loro esordio?
Tra i debutti visti, mi ha impressionato Godless, il lungometraggio di Ralitza Petrova che si è aggiudicato il Pardo d’oro. Un film impegnativo, che fa riflettere e che mostra una maturità nella realizzazione inconsueta per un’opera prima.
Una domanda di rito: quale lungometraggio svizzero segnaliamo ai nostri lettori?
Senza ombra di dubbio Gotthard, bellissima produzione della svizzera SRG/SSR dedicata alla realizzazione della prima galleria del Gottardo. Una montagna ed una galleria molto care a noi svizzeri sono protagoniste di una pellicola che spero ottenga una diffusione in tutta Europa, sull’onda della visibilità che abbiamo avuto con l’inaugurazione di Alptransit.
E, più in generale, quale debutto locarnese, firmato di vari talenti internazionali, vorresti vedere arrivare nei nostri cinema durante l’inverno?
Mister Universo e Godless sono film con tutte le carte in regola per sedurre il grande pubblico e avvicinarlo ad un modo di fare cinema a cui non è abituato frequentando le sale il venerdì sera.
Chiudiamo con un desiderio. Cosa ti piacerebbe accadesse il prossimo anno? Parto io, vorrei uno spettacolo di fuochi sul lago con un enorme 70 che facesse fare “oooh” ai bimbi. Il tuo?
L’anniversario è sicuramente un momento di enorme visibilità. Mi piacerebbe che si organizzassero le cose in grande stile così da stupire, far dibattere, emozionare ancor di più. Per esempio, potrebbe essere un’ottima occasione per invitare un’icona come Clint Eastwood o un attore del calibro di Leonardo DiCaprio… ma forse sto sognando troppo.
Siamo arrivati ai saluti. Sperando di poter commentare in tua compagnia il prossimo compleanno del nostro Festival, ci ricordi dove possiamo seguirti?
In radio, mi trovate su RETE 2, dove curo delle trasmissioni di approfondimento sul jazz. L’ultima che ho fatto sul chitarrista Pat Martino è ascoltabile con un clic QUI. Poi, sui social network (Facebook, Twitter, ecc.) ho profili che aggiorno costantemente con le nuove attività.
Un grazie a voi per avermi ospitato e arrivederci all’anno prossimo.
Intervista a cura di Vissia Menza
Nota: le scritte in rosso contengono link ad approfondimenti. QUI la pagina con i nostri articoli dedicati a Locarno 2016.
La chiacchierata con Diego Ricco è disponibile anche su ColonneSonore.net
Ultimo aggiornamento il 31 agosto 2016, ore 9.45: inserimento link al sito ColonneSonore.net
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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