El Futuro Perfecto, l’incomunicabilità di Xiaobin

Il potere di un sorriso

Un’immagine di El Futuro Perfecto – Photo: courtesy of Festival del film Locarno

Ricordo una sera su un treno, una signora asiatica aveva diligentemente imparato le frasi necessarie a non perdere la sua fermata. Per tutto il resto sorrideva. Aveva un grosso problema di cui era totalmente ignara: la direzione era corretta, la linea no. E ora tra lei e la vera destinazione, tra i due capolinea, vi era di mezzo un lago! L’inglese era inutile, men che meno l’italiano, mostrare le mappa serviva solo a convincerla che non avesse commesso errori. Ho disegnato lago, barche a vela e paperelle. Era nel panico. Il sorriso è stato il suo SOS.

Quando incontriamo Xiaobin (Xiaobin Zhang), giovane ragazza appena arrivata in Argentina, capiamo subito il suo problema. Non ha il controllo del mondo che la circonda. A differenza dei genitori, troppo presi a lavorare nella lavanderia a gettoni di famiglia per avere il tempo di integrarsi, lei si iscrive di nascosto ad un corso di spagnolo. Gli effetti saranno immediati: un nuovo nome (pronunciabile), un nuovo lavoro (non alle dipendenze di mamma) e il primo fidanzato (non cinese – e neppure argentino!). Con quest’ultimo avrà una relazione costellata di dialoghi surreali e situazioni buffe, e i risvolti saranno beffardi. Il sorriso troneggia sui nostri volti.

El Futuro Perfecto è il primo lungometraggio di Nele Wohlatz, tedesca immigrata in Sud America. Il suo è un piccolo film che con semplicità, con grazia e battute acute e dolci, fotografa una realtà e le sue pittoresche conseguenze. Nessun ritratto triste e senza speranza, al contrario, quella mostrata dalla regista è  proprio la speranza. La sua eroina non si perde d’animo, incontra nuove persone, e dopo la prima cocente delusione amorosa, è ancor più forte e in controllo della situazione, si cala nella parte, è libera. Torna a sorridere.

El Futuro Perfecto, coi suoi 60 spumeggianti minuti di vita nella pelle di Xiaobin, si fa apprezzare per la leggerezza e l’intelligenza della sua storia, per la freschezza dei suoi personaggi e per non voler a tutti costi creare un dramma sull’immigrazione e l’emarginazione dal triste epilogo. Presentato nella sezione Cineasti del Presente, è rincasato da Locarno 2016 con lo Swatch First Feature Award (Premio per la migliore opera prima). La domanda sorge spontanea: che sia stato proprio il sorriso a farlo vincere?

Vissia Menza 

Un’immagine di El Futuro Perfecto – Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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